potenziale evocato
Variazione di potenziale di membrana dei neuroni o delle fibre nervose, indotta in una precisa sede encefalica dalla stimolazione di un recettore periferico o di un qualsiasi punto della sua via afferente. In significato più specifico, il p. e. designa una tecnica diagnostica resa possibile dalla disponibilità, realizzatasi negli anni Sessanta del secolo scorso, di dispositivi elettronici ad alta velocità di calcolo, che con l’ausilio di un elettrodo applicato, a cranio integro, in sede opportuna, permette la registrazione e la successiva analisi del cambiamento transitorio del campo elettromagnetico di un gruppo di neuroni depolarizzati da uno stimolo esterno (p. e. stimolo-correlato) o da un particolare evento (p. e. evento-correlato). L’analisi del p. e. stimolo-correlato permette di valutare in modo oggettivo le caratteristiche temporali e di sincronizzazione della propagazione di impulsi lungo una rete neuronale (per es., via visiva o acustica). Il p. e. evento-correlato riflette invece processi endogeni connessi all’identificazione e decodificazione di un messaggio cognitivo insito nel protocollo di stimolazione (per es., identificare un suono acuto raro all’interno di una sequenza di suoni gravi frequenti). Se l’onda di risposte si forma nei tempi e con ampiezza appropriati, il soggetto ha eseguito in modo adeguato il compito. Questo p. e. non analizza una via neurale specifica, ma serve per valutare problematiche neuropsicologiche quali attenzione, destrezza, dominanza visiva e acustica, affaticamento cerebrale. L’attività bioelettrica cerebrale evocata da stimoli esterni ha valori d’ampiezza che variano da circa 50 μV a frazioni di 1 μV. Essa è spesso oscurata dal ‛rumore’ ambientale e da quello biologico (EEG, ECG, movimenti oculari) in cui è immersa, e sono pertanto necessarie metodiche computerizzate per rendere ottimale il rapporto segnale (cioè il p. e.)/rumore (➔ diagnostica strumentale neurofisiologica).