RANDI, Potito
RANDI, Potito. – Nacque a Faenza (Ravenna) il 26 luglio 1909, figlio unico di Sebastiano e di Maria Frontini.
Faenza, città già famosa per la secolare tradizione della produzione di ceramiche di qualità – conosciute e apprezzate in tutto il mondo – nei primi decenni del Novecento fu ulteriormente valorizzata dalle iniziative di un personaggio d’eccezione: Gaetano Ballardini. Questi, dopo aver fondato il Museo internazionale della ceramica, creò una scuola allo scopo di fornire una preparazione specifica alle giovani maestranze di aziende e botteghe e così migliorare la qualità della produzione faentina. Randi fu proprio uno dei giovani che partecipò a quella straordinaria esperienza formativa, privilegiando l’aspetto tecnologico rispetto a quello artistico. Frequentò infatti la sezione chimica e tecnologia ceramica, diretta da un’altra personalità dell’epoca: l’ingegnere ungherese Maurizio Korach.
Conseguito il diploma a pieni voti, nonostante le numerose offerte di lavoro, per completare in modo adeguato la sua formazione si iscrisse alla facoltà di ingegneria presso l’Università di Marsiglia, laureandosi in ingegneria chimica nel 1936. Dopo le prime esperienze in importanti realtà industriali, tra cui la Barbieri e Burzi, assunse a Bologna la direzione dell’azienda Brevetti Baroncini, che fin dal 1920 produceva candele per motori di aerei e autoveicoli. Partecipò quindi alla costituzione di una nuova società, la Società prodotti italiani ceramici e affini (SPICA), per la produzione di materiale ceramico e di candele per motori adottando anche dei brevetti da lui prodotti. Questa aveva acquisito la Società industriale maioliche abruzzesi castelli (SIMAC), di Castelli (Teramo), che in passato aveva prodotto prevalentemente stoviglieria pregiata in porcellana, ma che ormai da qualche tempo versava in una situazione di crisi irreversibile. Quando, nel 1943, lo stabilimento bolognese della SPICA fu distrutto dai bombardamenti, Randi colse l’occasione per trasferirsi a Castelli e rilevare la vecchia SIMAC – avendo ricevuto, come compenso per il lavoro di direzione svolto sino ad allora, quote di partecipazione degli altri soci –, divenendo così imprenditore in proprio. Nella cittadina, famosa per le ceramiche la cui produzione risaliva al XV secolo, Randi, insieme a un ristretto nucleo di collaboratori che lo avevano seguito – anzitutto ‘l’ingegnere’ Vincenzo Carlini per la parte tecnica e il professor Giulio Ricci come direttore artistico – utilizzando gli impianti esistenti iniziò la produzione di candele per motori, destinate soprattutto all’industria bellica e riprese la produzione di stoviglieria, non più in porcellana ma in terraglia forte, meno costosa e più facilmente reperibile.
Nel 1944 Randi riuscì a trattenere in fabbrica numerosi giovani precettati dalla Repubblica sociale italiana e destinati in Germania per essere addestrati in vista dell’arruolamento nell’esercito repubblichino.
Argomentando che, senza un numero adeguato di maestranze, non avrebbe potuto garantire la fornitura dei quantitativi di candele di accensione necessari ai veicoli militari, condusse una difficilissima trattativa con le autorità tedesche e italiane, riuscendo infine a far prevalere le sue ragioni.
Nel dopoguerra la fabbrica di Castelli si concentrò sulla produzione di stoviglieria, ma al contempo funzionò anche come un vero e proprio laboratorio sperimentale. Randi intuì infatti che bisognava attrezzarsi per corrispondere alle nuove esigenze del mercato dei materiali per l’edilizia che con la ricostruzione sarebbe cresciuto enormemente, e quindi puntare sulle nuove produzioni di piastrelle per pavimenti e rivestimenti.
Randi si stabilì definitivamente a Castelli, dove lo raggiunse la moglie, Nerina Magaroli, e dove nacquero i quattro figli: Anna (19 settembre 1950), Giorgio (23 maggio 1953), Bruno (12 dicembre 1954) ed Eva (23 agosto 1956).
A Castelli la SPICA aveva portato occupazione e benessere, e i cittadini vollero che un imprenditore tanto capace e determinato si impegnasse nell’amministrazione comunale. Randi fu sindaco per due legislature, dal 1951 al 1960: furono anni di importanti conquiste civili per il piccolo Comune alle falde del monte Camicia, con la luce elettrica che arrivò a raggiungere anche le case più lontane dal centro urbano e le scuole elementari aperte anche nelle frazioni più sperdute.
Nel 1952 il ministro della Pubblica istruzione lo nominò presidente del Consiglio di amministrazione della locale Scuola d’arte, antico istituto sorto per perpetuare la tradizione della lavorazione della ceramica.
Randi assolse il compito per oltre un ventennio, fino al 1973: non solo realizzò la nuova moderna sede, ma rilanciò la scuola mettendo a disposizione degli allievi i laboratori della SPICA e dando vita così a una sorta di alternanza scuola-lavoro ante litteram. Sotto la sua guida la Scuola divenne Istituto d’arte per la ceramica e furono realizzati originali interventi artistici come il Terzo cielo di Castelli, edizione moderna del famoso soffitto di San Donato, esposto nel 1954 a Milano nella X Triennale, mostra internazionale dell’arte decorativa, e il grande presepe iniziato nel 1965 e successivamente esposto anche all’estero.
Il 2 giugno 1953, alla presenza del ministro Giuseppe Spataro, fu posta la prima pietra della fabbrica teramana di ceramiche SPICA su un’area, a ridosso della stazione ferroviaria, dell’estensione di 15.000 m2, messa a disposizione dal Comune. Randi aveva progettato di iniziare la produzione industriale di piastrelle in maiolica smaltata per il rivestimento di interni, dal momento che il progresso economico e l’evoluzione dei gusti portavano a rivestire la cucina e il bagno delle nuove abitazioni con piastrelle sempre più pregiate. Il procedimento, con le due fasi di cottura e vetratura, era già stato sperimentato a Castelli. Lo stabilimento cominciò a produrre nel 1956 con due forni, e da quel momento la crescita dell’azienda fu impetuosa: dopo un anno contava 120 dipendenti con una produzione mensile di 50.000 m2, tanto da essere invitata alla Fiera campionaria di Milano con un proprio stand. Nel 1959 gli addetti erano raddoppiati e la produzione quasi triplicata con l’adozione di un sistema di smaltatura innovativo che anticipava di qualche anno la smaltatura meccanica. Nel 1960, con l’utilizzo del metano – proveniente dal giacimento di Cellino Attanasio (Teramo) di recente scoperto, in luogo dell’olio combustibile – si realizzò un’ottimizzazione della combustione dei forni che portò a una migliore resa e a costi minori. Per soddisfare la crescente richiesta del mercato europeo furono necessari nuovi massici investimenti per potenziare e ampliare gli impianti. Alla fine del 1963 la superficie coperta era di 45.000 m2; l’anno successivo la produzione era salita di 300.000 m2 mensili e gli addetti erano diventati 480. Randi, con spirito autenticamente imprenditoriale, non si accontentò di gestire l’esistente, ma cercò sempre di cogliere le opportunità offerte dal mercato. Nel 1962 rilevò l’azienda svizzera Grono policeramica e, per completare la gamma dei prodotti per l’edilizia, costruì nel 1966, nel Nucleo industriale di Sant’Atto di Teramo, la Società porcellane Europa e affini (SPEA), per la produzione di gres porcellanato per pavimenti e articoli igienico-sanitari.
Nel 1967 la SPICA era un’azienda in piena salute che realizzava prodotti estremamente concorrenziali sia nel prezzo sia nella qualità, tanto da indurre un colosso del settore come la tedesca Villeroy & Boch a formulare, nel 1968, un’offerta d’acquisto estremamente vantaggiosa; ceduto lo stabilimento, la produzione poté continuare fino alla metà degli anni Ottanta con questo marchio. Anche la SPEA, i cui prodotti avevano incontrato un successo diffuso, tanto da inserirsi subito nel mercato dei sanitari, nel 1971 fu assorbita dall’azienda tedesca.
Nel 1968, Randi, sempre all’interno del Nucleo industriale di Sant’Atto, fondò la Edizioni grafiche italiane (Edigrafital s.p.a.), industria editoriale che non solo divenne un punto di riferimento per enti e aziende abruzzesi, ma che presto si affermò tra le più importanti del settore nell’Italia centrale, specializzandosi nella produzione di cataloghi e libri d’arte. Nel 1970 entrò nella Portoverde S.p.a. di Luciano Tentoni e Claudio Spadini assumendone subito la presidenza. L’apporto di Randi fu determinante per concretizzare l’idea dei due imprenditori romagnoli: la realizzazione di un approdo con villaggio turistico a Misano Adriatico (Rimini) trasformando una zona semidesertica e paludosa in una raffinata ed esclusiva località balneare.
In una provincia dove nel 1951 la popolazione attiva in agricoltura era ancora il 63,7%, Randi con le sue iniziative introdusse l’industrializzazione moderna. La SPICA fu in assoluto la prima media impresa nella provincia di Teramo e, anche come presidente dell’Unione industriali dal 1956 al 1972, Randi incarnò questo slancio innovativo. Fu esempio di spirito di iniziativa, di coraggio imprenditoriale, di lungimiranza, un imprenditore moderno nel periodo d’oro per la provincia di Teramo, gli anni Sessanta, in cui il settore della piccola e media impresa ebbe una forte espansione, tanto da consentire di ridurre sensibilmente il divario con le aree più avanzate del Paese.
Randi si occupò delle sue imprese fino ai primi anni Ottanta e successivamente lasciò completamente la direzione delle stesse al figlio Bruno.
Si ritirò a Bologna, dove morì il 2 novembre 1989.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Teramo, Archivio storico del Comune di Teramo, Cat. I, Cl. 12, b. 152, f. 79, 1953, Cerimonia della posa della prima pietra stabilimento SPICA. Manifesto e carteggio. Testimonianze orali sono state rilasciate dal figlio Bruno e da Emilio Trasarti, già collaboratore di Randi quale direttore dell’Edigra-fital s.p.a., e anima del Comitato promotore per la celebrazione del centenario della nascita tenutosi a Teramo nel 2009-10; per le manifestazioni svoltesi si veda il sito www.centenariopotitorandi. it. e, in particolare, l’intervento di Alberto Aiardi al Convegno Crisi economica e crisi dei valori: Andiamo dove? (20 gennaio 2016).
A. Aiardi, L’industria della ceramica, in Notiziario economico CCIA Teramo, 1961, n. 3, pp. 8-13; Le ceramiche di Castelli nella collezione Spica (catal.), a cura di M.S. Sconci, Teramo 2010; Il terzo cielo di Castelli (catal.), a cura di M.S. Sconci, Colonnella 2010; G. Mantellato, Portoverde 50 (1963-2013), Riccione 2013.