PRAMPERO, Artico, di
PRAMPERO, Artico, di. – Nacque a Milano il 1° marzo 1907, figlio primogenito del conte Giacomo Carlo di Prampero e di Bianca del Torso.
La famiglia apparteneva all'antica nobiltà feudale friulana, attestata fin dal XII secolo, e tradizionalmente legata alla carriera delle armi. Il nonno Antonino era stato ufficiale di carriera e poi senatore del Regno.
Laureato in economia all’Università di Venezia, nel gennaio 1930 Prampero venne ammesso alla Scuola militare Teulié di Milano, che fra 1921 e 1942 fu uno degli istituti deputati alla formazione degli ufficiali di complemento dell’esercito. Nel luglio dello stesso 1930 fu promosso sottotenente e iniziò il servizio di prima nomina presso l’8° Reggimento alpini di stanza a Udine; venne congedato nel febbraio 1931. Nel 1935 fu promosso al grado di tenente e nel 1937, inquadrato nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN) con il grado di capomanipolo, partecipò come volontario al corpo di spedizione – Corpo truppe volontarie (CTV) – voluto dal governo fascista per partecipare a fianco dei franchisti alla guerra civile spagnola.
L’evoluzione della Missione militare italiana in Spagna – decisa da Benito Mussolini all’indomani del golpe contro il legittimo governo della Repubblica – nel più consistente CTV fu rapida: entro il febbraio 1937 vennero inviati nella penisola iberica quasi 50.000 uomini (30.000 della MVSN e 20.000 inquadrati nella divisione Littorio dell’esercito). Il ricorso su larga scala alla Milizia fu imposto dalla necessità di organizzare un corpo di spedizione in poche settimane potendo ricorrere a un arruolamento – almeno formalmente – solo volontario. Non è chiaro perché un ufficiale di complemento già con una certa anzianità come Prampero decidesse di abbandonare l’esercito per transitare nella Milizia, considerata l’alta richiesta di volontari a domanda anche nei reparti regolari, soprattutto tenendo conto che tempi di invio e di impiego dei reparti al fronte, regole d’ingaggio, status (anche i reparti regolari erano considerati ‘volontari’, con il divieto di portare le stellette e i simboli del regio esercito), armamento e paga erano pressoché identici.
Prampero partecipò inizialmente alla campagna di Spagna come ufficiale della 851ª bandera (reparto equivalente a una compagnia) inquadrata nell’XI gruppo (battaglione) della 3ª divisione camicie nere, schierata sul fronte di Guadalajara nel marzo 1937, durante i combattimenti che videro il fallimento dell’offensiva franchista su Madrid. In questo settore, ottenne la sua prima medaglia di bronzo al valor militare (battaglia di Trijueque, 10-12 marzo 1937) per il coraggio dimostrato nel guidare gli uomini del proprio reparto all’assalto; a questa decorazione, in maggio ne sarebbe seguita una seconda e poi una medaglia d’argento l’anno successivo (fronte di Alcaniz, marzo 1938), quando Prampero aveva già assunto il comando della compagnia arditi dell’XI gruppo nell’ambito della ristrutturazione che il corpo di spedizione fascista aveva subito nel tentativo di far fronte alle evidenti inefficienze della sua organizzazione. Nel novembre 1938 venne rimpatriato e si congedò dalla MVSN. Nella primavera successiva, nuovamente inquadrato tra gli ufficiali della riserva dell’esercito, rientrò in servizio nell’8° Reggimento alpini con cui prese parte all’occupazione dell’Albania nell’aprile 1939. Nuovamente congedato, tornò in Albania per riprendere servizio nello stesso reggimento nel giugno 1940, al comando della 212ª Compagnia del battaglione Val Tagliamento.
Insieme al resto della divisione alpina Julia, l’8° Reggimento alpini fu la punta di diamante dell’attacco italiano alla Grecia lanciato il 28 ottobre 1940. A differenza delle altre grandi unità, respinte dalla difesa greca molto più solida ed efficiente del previsto, la Julia penetrò in profondità in territorio nemico, attraverso il massiccio montuoso del Pindo fino a raggiungere Vovousa sul fiume Vojussa, oltre cinquanta chilometri oltre le basi di partenza in Albania. Gli alpini si trovarono così isolati in territorio nemico e furono costretti a una precipitosa ritirata (7-10 novembre 1940), durante la quale persero un quinto degli effettivi. Sorpreso dalla controffensiva greca, l’esercito italiano, mal preparato, male equipaggiato e guidato da un comandante incompetente (il generale Sebastiano Visconti Prasca, che sarebbe stato licenziato di lì a poco) si ritrovò a condurre una dura battaglia difensiva.
Durante la campagna invernale sui monti albanesi, Prampero si fece notare ancora una volta come comandante spericolato: fra 9 e 10 dicembre 1940, nel corso del disordinato ripiegamento generale delle truppe italiane che cercavano di guadagnare le proprie linee, guidò la sua compagnia all’assalto salvando l’intero battaglione dal pericolo di essere circondato dal nemico, fatto che gli procurò un’altra medaglia di bronzo al valor militare.
All’inizio del 1941, il battaglione Val Tagliamento venne dislocato sul fronte di Tepeleni, nell’Albania meridionale, con il compito di arginare le ripetute offensive greche. Tra l'8 e il 10 marzo, la compagnia guidata da Prampero venne coinvolta in una serie di aspri combattimenti: ferito una prima volta, egli volle rimanere in linea con i propri uomini, e venne infine ucciso da una granata nei pressi del monte Beshishtit, secondo la maggior parte delle fonti, nelle prime ore del 10 marzo 1941.
Alla memoria gli venne concessa la medaglia d’oro al valor militare. La caserma sede del comando dell’8° Reggimento a Udine è intitolata al suo nome.
Fonti e Bibl.: M. Montanari, L’esercito italiano nella campagna di Grecia, Roma 1991, ad ind.; A. Rovighi - F. Stefani, La partecipazione italiana alla guerra civile spagnola, I-IV, Roma 1992, ad indices; A. Bianchi - M. Cattaneo, I quaderni dell’Associazione nazionale Alpini, I, Il labaro dell’ANA e le sue medaglie d’oro, Milano 2011, pp. 300 s.