PRASINITI (dal gr. πράσινος "verde")
Rocce che equivalgono almeno in parte ai Grünschiefer degli autori tedeschi e appartengono alla grande serie degli scisti cristallini. Sono di natura piuttosto basica e caratterizzate, mineralogicamente, da un plagioclasio acido (albite o un termine molto vicino) e da uno o più elementi verdi. A seconda della prevalenza fra questi, dell'epidoto, dell'anfibolo o della clorite si hanno prasiniti epidotiche, prasiniti anfiboliche o prasiniti cloritiche (ovarditi). L'albite si presenta come un mosaico di granuli non geminati o al più costituiti da due soli individui. Gli elementi colorati formano una tessitura lamellare scistosa che s'insinua fra i granuli di plagioclasio. L'epidoto è spesso sostituito da lawsonite o da zoisite, l'anfibolo, che è normalmente un attinoto verde, è accompagnato da anfiboli sodici (glaucofane o riebekite). Quando prevalgono questi, l'elemento feldspatico è subordinato e le rocce prendono il nome di anfiboliti sodiche.
Le prasiniti, le anfiboliti sodiche e i loro svariati tipi di passaggio costituiscono insieme con serpentine, con calcescisti, con filladi, micascisti, ecc., quella formazione tanto sviluppata delle Alpi occidentali, ritenuta una volta di età arcaica e oggi invece dimostrata mesozoica, che fu empiricamente definita col nome di zona delle "pietre verdi". Prasiniti e anfiboliti sodiche derivano da metamorfismo di gabbri e diabasi, mentre gli scisti cristallini, che le accompagnano, sono dovuti a metamorfismo di rocce sedimentarie. Il processo di metamorfismo di gabbri o diabasi a prasiniti o anfiboliti non è soltanto di natura dinamica, ma in parte anche chimica, come è stato dimostrato dal confronto fra le analisi dei gabbri o diabasi e delle prasiniti o anfiboliti, che ne derivano. Oltre che nelle Alpi occidentali si trovano abbondanti in Corsica, nelle isole di Gorgona e del Giglio, al Monte Argentario e tra le formazioni scistoso-cristalline della Calabria.