PRASSITHEA (Πραξιϑέα)
Eroina attica, che secondo una tradizione sarebbe stata figlia del Cefiso e moglie di Eretteo. Poiché, secondo un oracolo, per assicurare ad Eretteo la vittoria su Eumolpo si sarebbe dovuto sacrificare una figlia, P. facendo prevalere il fervido amor di patria su quello materno avrebbe acconsentito al sacrificio.
Euripide aveva esaltato la figura di P.; nella tragedia Erechtheus, di cui si hanno frammenti, fra i quali il lungo discorso pronunciato da P. nell'accettare la volontà di Apollo e di Eretteo, prima di consegnare la figlia (Nauck, Tr. Gr. Fr., Lipsia 1926, fr. 360). Le versioni che abbiamo nelle fonti riguardo a questo sacrificio sono varie: Eretteo avrebbe sacrificato o la più grande delle figlie, o la più giovane mentre le altre si sarebbero suicidate, oppure ne sarebbero state sacrificate tre e la quarta minore Creusa sarebbe stata risparmiata perché troppo piccola. Secondo Apollodoro le figlie di P. sarebbero state Prokris, Creusa, Chthonia, Orizia. Le fonti parlano anche di un'altra P., ninfa di sorgente, sposa di Erittonio e madre di Pandion, ma poiché Erittonio non è che uno sdoppiamento di Eretteo, anche le due Prassitee finiscono per identificarsi.
Lo stesso spirito di esaltazione del patriottismo ateniese che ispira Euripide intorno al 423 nello scrivere la tragedia, anima la concezione fidiaca nella raffigurazione del mito di Eretteo sull'ala destra del frontone occidentale del Partenone e nelle metope centrali del lato meridionale. Nella metopa XIX, nota dai disegni del Carrey, ha infatti rappresentato il drammatico colloquio estremo tra P. e la figlia da immolare per Atene, riassunto nelle due figure delle protagoniste, leggermente convergenti una verso l'altra, dando a P. il solenne peplo e il capo velato, alla figlia il chitone e lo himàtion e raffigurando la madre nell'atteggiamento caratteristico di concentrazione colma di interno pathos, che si tradisce nel braccio destro attraverso alla vita e nel sinistro piegato con la mano portata al mento, che vien dato anche al tipo della Peliade e alla Ippodamia. Nella astratta calma fuori del tempo e della narrazione mitologica appare poi P. seduta fra i membri della sua famiglia dal lato di Posidone Erechtheus nell'ala destra del frontone occidentale, quale solenne figura seduta con la figlia minore in grembo all'estremità accanto all'Ilisso e alla Kalliroe. All'infuori di queste figurazioni fidiache non sono state riconosciute finora altre rappresentazioni di Prassitea.
Bibl.: Jessen, in Roscher, III, 2, 1902-1909, cc. 2930-2931, s. v., nn. 1-2; G. Becatti, Problemi Fidiaci, Milano-Firenze 1951, pp. 30-35; 45-46.