pregare (precare; da rilevare le forme rizotoniche priego, prieghi, priega; prieghe, in rima, II singol. indic. pres.)
Uniforme nel significato, che è sempre quello di " chiedere con calore ", alla divinità o ad altri, questo verbo presenta una certa varietà di costrutti. Il più frequente è ‛ p. che ' seguito dal congiuntivo; ma in alcuni casi si ha, alle dipendenze del verbo, una forma nominale introdotta da ‛ di '; e anche il costrutto assoluto è ben rappresentato. Il verbo regge come complemento diretto la persona a cui si chiede, a eccezione di un solo caso in cui si ha un costrutto intransitivo. Qualche volta il verbo è accompagnato da espressioni del tipo ‛ per lei ' (" in nome di lei "), ‛ per merzede ', e simili.
Nel senso specifico di preghiera rivolta a Dio le occorrenze non sono molto frequenti: cfr. Rime Cv 3 per lei ti priego che da te non fugge [" in nome di lei ", la Giustizia], / Signor, che...; Pd XVIII 118 io prego la mente in che s'inizia / tuo moto... che...; Fiore CC 5; e col ‛ di ': If V 92 se fosse amico il re de l'universo, / noi pregheremmo lui de la tua pace, " cioè che pace ti concedesse " (Boccaccio); Pg XIII 117 io pregava Iddio di quel ch'e' volle. Per altri casi (Pg VI 26, XVI 51; Pd XXXIII 30 e 34 [alla Vergine]), v. oltre. Non seguito da preposizione, p. può forse valere piuttosto " invocare ", in Pg XVI 17 Io sentiti voci, e ciascuna pareva / pregar per pace... / l'Agnel di Dio... / Pur ‛ Agnus Dei ' eran le loro essordia: " voci che invocavano tutte l'Agnello di Dio ", Scartazzini-Vandelli. Cfr. anche Fiore LXXX 4.
In Pg VI 41 là dov'io fermai cotesto punto [cfr. Virg. Aen. VI 373 ss.], / non s'ammendava, per pregar, difetto, / perché 'l priego da Dio era disgiunto, l'infinito sostantivato allude alle preghiere rivolte alle divinità pagane; in Pd I 36 forse di retro a me... / si pregherà perché Cirra risponda, la preghiera s'intende diretta ad Apollo, dio della poesia (da notare il costrutto impersonale). Ricorre anche in Pd XXIV 28, nella risposta di s. Pietro a Beatrice, O santa suora mia che sì ne prieghe / divota.
In più numerose occorrenze non si tratta di preghiere vere e proprie, rivolte alla divinità, ma di ‛ richieste ' più o meno pressanti, quasi sempre a persone.
Si vedano questi luoghi: Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine, Vn XVIII 6; priego il gentil cor ... / che la rivesta, Rime XLVIII 17; pregatel che mi laghi venir, LIX 6; Li quali [convitati] priego tutti che se lo convivio non fosse... splendido... che non al mio volere ma a la mia facultade imputino ogni difetto, Cv I I 19 (si noti la duplicazione di ‛ che '); priegoti ch'a la mente altrui mi rechi, If VI 89; pregai lo spirto... / che mi dicesse chi con lu' istava, X 116; Marzia... 'n vista [" col sembiante e negli atti ", Scartazzini-Vandelli]... ti priega / ... che per tua la legni, Pg I 79; pregando Stazio che venisse retro, XXVII 47; pregavi, per Dio, / che 'l soccorriate, Fiore CCXVI 2; Per merzede / vi priego, Malabocca, ch'ascoltiate, CXXXV 2; 'l bascierai... / pregandol che la cosa sia sagreta, CLXXIII 10; e così ancora Vn III 9, VII 7, XII 7, XXII 11; Rime XCI 84, CXIV 13, Rime dubbie XIII 3, XX 13; Cv II Voi che 'ntendendo 59; If XIV 92, XXVII 55; Pg III 114, V 68, XVIII 13, XXV 29; Fiore LXX 5, LXXVI 9, LXXXVI 12, CXLI 11, CLV 7, sempre con il ‛ che '. Anche al passivo, in Rime LVI 22 siate pregata / ... che li facciate onore.
Talvolta il verbo dipendente da ‛ che ' è introdotto da un ‛ dovere ', che accentua il valore di semplice formula di cortesia riscontrabile anche in alcuni dei passi citati: Rime XLVIII 7 Per tuo onor audir prego mi deggi; Vn XX 1 volontade lo mosse a pregare me che io li dovesse dire che è Amore, e XXXII 2; Cv IV XXVIII 13 Marzia... pregollo [Catone] che la dovesse riprendere; Fiore CXLII 5 priegati... / che per l'amor di lui questa ghirlanda / deggie portare.
Il verso di Cv II Voi che 'ntendendo 9 ('l parlar... / par che si drizzi degnamente a vui: / però vi priego che lo mi 'ntendiate) è spiegato e ripreso più oltre: E dopo queste ragioni... priego loro de lo 'ntendere quando dico: Però vi priego che lo mi 'ntendiate (VI 5; altri esempi con ‛ di ' in Rime dubbie III 3 1 Donne, i' non so di ch'i' mi prieghi Amore, e XXII 3; al passivo, in Pd IV 103 Almeone... di ciò pregato...).
Abbastanza spesso, come si è detto, alla dipendenza del verbo si ha soltanto la persona pregata, come oggetto (il contenuto della preghiera si desume facilmente dal contesto): s'elli avviene che tu [canzone] alcun mai truovi / amico di virtù, ed e' ti priega..., Rime CIV 97 (cfr. anche CIII 38, con riferimento ad Amore; Rime dubbie IV 7); tu allor li priega / per quello amor che i mena, ed ei verranno, If V 77; Quanto posso, ven preco, XV 34 (cfr. i vv. 31-33); Questa gente... vegnonti a pregar, Pg V 44 (così anche XXVI 50 e XXVIII 82); ti priego, e tu, padre, m'accerta / s'io posso prender tanta grazia, ch'io / ti veggia con imagine scoverta, Pd XXII 58. Anche nella forma parentetica: " Deh, se riposi mai vostra semenza ", / prega' io lui, " solvetemi quel nodo... ", If X 95; oppure: " Deh, consoliam costui " / pregava l'una l'altra, Vn XXIII 20 24. Il verbo è seguito da proposizione in Vn VII 3 4 prego sol ch'audir mi sofferiate, e XLI 1; allor conobbi chi era, e pregai / che... s'arrestasse (Pg II 86; cfr. anche VI 67 e XVI 61). È assoluto in Pg VI 16 Quivi pregava con le mani sporte / Federigo Novello (notevole la presenza del verbo in questo canto: cfr. i vv. 26, 31, 41 e 67); XIX 82; XXIII 50 " Deh, non contendere a l'asciutta scabbia / che mi scolora ", pregava, " la pelle... "; e infine Vn XIX 13 61 Or t'ammonisco... / che là 've giugni tu diche pregando: / " Insegnatemi gir... ".
Con una certa frequenza p. si registra in sintagmi caratterizzati dalla replicazione (v.) o dalla figura etimologica: If XXVI 65 assai ten priego / e ripriego, che 'l priego vaglia mille, / che non mi facci de l'attender niego, ove " il modulo retorico.., sottolinea l'intensità della preghiera e traduce in termini stilistici l'ansioso desiderio e la commozione profonda " (Sapegno); Pg VI 26 libero fui da tutte quante / quell'ombre che pregar pur ch'altri prieghi, / sì che s'avacci lor divenir sante (nel primo caso la preghiera è rivolta a D., nel secondo a Dio; analogamente in XVI 50-51 I' ti prego / che per me prieghi quando sù sarai); XXIV 109 quasi bramosi fantolini e vani / che pregano, e 'l pregato non risponde, dov'è da notare l'uso del participio sostantivato; XXXIII 118 Per cotal priego detto mi fu: " Priega / Matelda che 'l ti dica "; Pd XV 9 Come saranno a' giusti preghi sorde / quelle sustanze che, per darmi voglia / ch'io le pregassi, a tacer fur concorde?; XXXIII 30 tutti miei prieghi / ti [alla Vergine] porgo, e priego che non sieno scarsi, e 34 Ancor ti priego (prieghi [sost.] ai vv. 32, 39 e 42).
In If XIII 86 Se l'om ti faccia / liberamente ciò che 'l tuo dir priega, l'oggetto è la cosa richiesta; così pure, in costrutto passivo, con la cosa richiesta in funzione di soggetto: Cv I VIII 18 Perché sì caro costa quello che si priega, non intendo qui ragionare.
L'unico caso di costrutto intransitivo si ha in Fiore LXXVIII 4 ad alcun priega e ad alcun comanda.