PRELIBAZIONE
. Presso varie genti del mondo primitivo è costume di consegnare la sposa al marito dopo di averle fatto incidere l'imene da un esperto (Arunta, Ilpirra, Warramungen, Iliaura, Waagai, ecc. dell'Australia), o dopo di averla fatta deflorare da qualche personaggio, che può essere un sacerdote (Costa del Malabar, Eschimesi) o il capo della tribù. In taluni luoghi tale ufficio è devoluto a uno schiavo (Loango), o ad uno straniero (un brahmano nel Malabar), ovvero al padre della fanciulla (Batta di Sumatra, Alfuri di Celebes, Malacca). Molti etnologi (Bachofen, Giraud-Teulon, Kulischer, Lubbock, Post, ecc.) spiegano questi varî usi col trapasso del matrimonio dalla fase comunale alla fase individuale, allorquando il diritto dei compagni o soci si assomma e viene riconosçiuto in una sola persona. Da qui il diritto della prelibazione, altrimenti ius primae noctis, come ricognizione dei diritti comuni preesistenti, per il possesso esclusivo della moglie. Recenti indagini tendono a far vedere che l'uso è connesso con i riti iniziatici della pubertà e con l'idea dell'impurità naturale della donna, allo scopo di preservare l'uomo dai malefici del primo amplesso.
Al diritto della prelibazione alludono non pochi racconti del popolo, che narra di soprusi e di espiazioni di feudatarî, di ribellioni da parte dei soggetti e di espedienti per eludere la legge del tributo infame. La tradizione ricorda i differenti nomi, talvolta ridicoli od osceni, con cui venivano indicate in varî luoghi le prestazioni e le tasse dovute ai baroni a titolo di riscatto e di licenza matrimoniale. Singolari usi sono ricordati fra gli Albanesi della Calabria, ove la prelibazione si dice fosse esercitata dal padre della sposa, e fra i Dalmati, ove era attribuita al fratello della donna (interpretazione popolare e leggendaria del prezzo versato dallo sposo a chi aveva in potestà la donna).
Bibl.: K. Schmidt, Ius primae noctis, Friburgo in B. 1881; E. Westermack, history of human marriage, 5ª ed., Londra 1926; E. Crawley, The mystic rose, ivi 1902; J. Lubbock, I tempi preistorici e l'origine dell'incivilimento, trad. Lessona, Torino 1875; A. H. Post, Grundriss der ethnologischen Jurisprudenz, Oldemburgo 1894-95; A. De Gubernatis, Storia comparata degli usi nuziali in Italia, Torino 1878; R. Corso, Das Geschlechtsleben in Sitte, Brauch, Glauben u. Gewohnheitsrecht des italien. Volkes, in Beiwerke zur Anthropophyteia, VII (1913); id., Reminiscenze medievali, in Folklore calabrese, I (1915); G. Pansa, Miti, leggende e superstizioni dell'Abruzzo, I, Sulmona 1924; I. Scovazzi, Origini, miti e leggende ligure e piemontesi, Savona 1932.