presbiterianesimo
Sistema di organizzazione ecclesiastica, proprio, in origine, del calvinismo. In opposizione a ogni forma di episcopalismo monarchico o di congregazionalismo democratico, è caratterizzato dalla presenza di laici anziani, in perfetta parità con i ministri del culto, nel consiglio o presbiterio, che costituisce l’autorità locale della Chiesa, con esclusione di ogni gerarchia ecclesiastica. Al di sopra del consiglio locale esiste poi un sinodo (o colloquio o concistoro), cui è superiore soltanto l’assemblea generale delle Chiese. Questo sistema, che giustificava la sua origine con la concezione del sacerdozio universale dei fedeli, si formò, sotto la direzione di Calvino, a Ginevra come concistoro presieduto da uno dei sindaci della città e composto di sei pastori e di dodici anziani scelti nei consigli cittadini. Analogamente organizzarono la loro Chiesa i calvinisti francesi (ugonotti) e quelli olandesi (gueux): essi, per la maggior complessità della loro comunità nazionale, organizzarono un sistema di consigli presbiteriali, che dal concistoro locale salivano al colloquio cittadino, al sinodo provinciale e a quello nazionale che si riuniva una volta all’anno. Tale organizzazione, conchiusa e perfetta al tempo del sinodo generale di Poitiers (1560), servì da modello a tutti i presbiteriani.
Tra le chiese presbiteriane è importante specialmente la Chiesa di Scozia, fondata da John Knox nel 1560 e organizzata compiutamente da Andrew Melville (1578) in una lega di chiese strette da un patto o covenant, giurato la prima volta nel 1581 e rinnovato nel 1638 e nel 1643. Con l’appoggio dei presbiteriani inglesi, quelli di Scozia riuscirono a difendere l’integrità della loro fede (confermata nella conferenza di Westminster, 1643) e la libertà del loro sistema ecclesiastico sia da Cromwell sia dagli Stuart, ottenendo infine ogni garanzia di libertà da Guglielmo III d’Orange (1690). Dopo l’unione dei regni di Scozia e d’Inghilterra (1707), l’introduzione del patronato, con cui si sottraeva la nomina dei ministri della congregazione all’elezione del popolo, per attribuirla a proprietari terrieri, condusse a divisioni e scismi, specialmente tra i secc. 18° e 19°, solo in parte ricomposti agli inizi del secolo successivo. I presbiteriani d’Inghilterra ebbero la loro guida e il loro organizzatore nel battagliero Thomas Cartwright (1535-1603), formatosi a Ginevra e professore a Cambridge, che nel 1572 fondò a Wandsworth (nei pressi di Londra), la prima chiesa presbiteriana del regno d’Inghilterra. Dopo molte traversie, specialmente durante la dittatura di Cromwell e il regno di Giacomo II e Carlo II Stuart, i presbiteriani inglesi videro riconosciuta la libertà di culto privato al tempo di Guglielmo III, nel 1689. In Irlanda i presbiteriani hanno avuto qualche rilievo, dalla fine del sec. 16°, solo nel Nord dell’isola, e dopo che vi si stabilirono colonie presbiteriane scozzesi e inglesi. Grande importanza hanno avuto e hanno tuttora le chiese presbiteriane negli USA, che traggono origine dai discendenti di emigrati che dal sec. 17° in poi vi si stabilirono, trovandovi rifugio dalle persecuzioni in Europa (ugonotti francesi, arminiani olandesi, presbiteriani di Scozia, Inghilterra, Irlanda ecc.). I presbiteriani, pur mantenendo le loro differenze dottrinali e rituali, dalla seconda metà del sec. 19°, specialmente per l’impulso dei presbiteriani d’America, costituirono, con la conferenza di Edimburgo (1877), un’alleanza presbiteriana (Panpresbyterian alliance) che ha riunito vari sinodi generali, promuovendo inoltre attività missionarie ed esercitando notevole importanza nei movimenti ecumenici protestanti; nel 1950 i presbiteriani degli USA costituirono, con altre denominazioni cristiane riformate, il Consiglio nazionale della Chiesa di Cristo negli Stati Uniti, federazione che aderisce al Movimento ecumenico della Chiesa. I presbiteriani, che dal punto di vista dottrinale vanno, a seconda dei gruppi, da un calvinismo di stretta osservanza a un protestantesimo liberale, nel rito sono caratterizzati da una severa nudità dei luoghi di culto, da un’austera pratica devozionale, dal rigoroso rispetto del riposo domenicale (specialmente in Scozia e in Inghilterra).