presidenzializzato
p. pass. e agg. Reso presidenziale mediante la visibilità concessa a chi occupa posizioni di vertice.
• Inoltre, puntualizza [Ilvo] Diamanti, «i partiti piuttosto che personali e personalizzati appaiono “presidenzializzati”. Tendono, cioè, a organizzarsi intorno a leader da proporre e imporre come candidati alla guida del governo del paese o degli enti locali. I quali assumono importanza preminente nella comunicazione politica e nei rapporti con i dirigenti del partito». (Roberto Bertinetti, Piccolo, 19 giugno 2009, p. 24) • Ora però, se il successo politico si misura dalla capacità di rappresentare e risolvere problemi specifici, quasi sempre locali, di avvicinare l’elettore entro il perimetro della sua comunità di riferimento, cos’è questo prevalere di partiti «presidenzializzati», aggrappati all’indiscutibile leader, per definizione meno propensi ad articolare una proposta che aderisca alle multiformi esigenze del territorio? (Filippo Lovato, Gazzettino, 18 luglio 2009, Vicenza, p. X) • Sono crollati i sistemi comunisti, ma in Italia il comunismo, meglio ancora: l’anticomunismo non è mai morto. Evocato e tenuto vivo, per primo, da [Silvio] Berlusconi. Che in questo modo ha cristallizzato il passato a proprio favore. Così gli elettori hanno ripreso a schierarsi. A dividersi come prima. Fra anticomunisti e antiberlusconiani. La novità, semmai, è la personalizzazione. I partiti riassunti nei loro leader e viceversa. Le elezioni trasformate in referendum. Pro o contro Berlusconi. Così il Paese si è presidenzializzato in fretta. Senza riforme istituzionali e costituzionali. Di fatto. Gli italiani: si sono abituati ad affidarsi a un premier espresso dai partiti. O meglio: a leader, di cui i partiti apparivano e appaiono una protesi. (Ilvo Diamanti, Repubblica, 1° ottobre 2012, p. 1, Prima pagina).
- Derivato dall’agg. presidenziale con l’aggiunta del suffisso -izzato.
- Già attestato nella Repubblica del 16 dicembre 2005, p. 20, Commenti (Marc Lazar, trad. di Elisabetta Horvat).