pressura
La voce dotta, presente come parola latina in Mn III IX 7 Et hoc etiam [Cristo] dicebat praemonens eos [i discepoli] pressuram futuram et despectum futuram erga eos, non ha il significato primitivo di " pressione ", " compressione " in senso fisico, ma quello estensivo di " oppressione ", " condizione umiliata e tribolata " (Sapegno), nell'apostrofe ad Alberto d'Asburgo: Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura / d'i tuoi gentili, e cura lor magagne (Pg VI 109; cfr. Barbi, Problemi I 280); in alcuni codici ricorre la forma presura, che può essere semplice scempiamento, o valere " cattura ", " depredazione ": cfr. Petrocchi, ad locum.
Insostenibile appare il senso attivo che alcuni commentatori danno di p.: il regime di tirannia e di sopraffazione instaurato dai diretti feudatari dell'imperatore, dove invece si accenna al loro progressivo assoggettamento per opera dei comuni e delle nuove signorie. Tale accezione deriva dalla tradizione biblica e patristica, come dimostra il passo della Monarchia sopra citato; cfr. Tertulliano Ad Uxorem I 5 " Pressuram persecutionemque perferre ". Così anche intesero gli antichi commentatori, tra i quali il Lana: " Parla affettuosamente per alcuni populi che malmenano li gentili "; l'Ottimo: " Parla affettuosamente per alcuni popoli che malmenano li gentili, e spegialmente li Sanesi, li quali sempre hanno oppremuti li conti di Santa Fiore ".