prestare
La comune accezione di " concedere denaro o altro bene in prestito ", che appare già chiaramente nei Capitoli della compagnia di S. Gilio (cfr. Schiaffini, Testi 54: " Anche ordiniamo che i chamarlinghi non possono né debbiano prestare, né mandare fuori della chiesa di San Gilio, alchuno libro né alchuna altra massarizia sanza parola di chapitani "), appare in Fiore CLXXVIII 13 dicendo [la donna] che già mai a la sua costa / non dormirà, se que' no gliele presta. Si trova usato assolutamente in XC 6 se tu lor [ai prelati cupidi] presti, me' val a chitarli (liberarli dal debito, dar loro quietanza, come se. avessero pagato).
Sempre in senso materiale, ma con il valore di " concedere temporaneamente in uso ", la parola si legge in Cv I IX 3 non si dee chiamare citarista chi tiene la cetra in casa per prestarla per prezzo, e non per usarla per sonare.
Con un oggetto di valore spirituale (un bene, una virtù) il verbo significa " concedere ", " elargire ", " assicurare ", come in Cv IV XXVII 1 Veduto e ragionato è assai sofficientemente sopra quella particola che 'l testo pone, mostrando quelle probitadi che a la gioventute presta la nobile anima.
Un preciso valore fraseologico, " dare mano ", " applicare ", è in Rime CXIV 7 piacemi di prestare un pocolino / a questa penna lo stancato dito: il poeta, preso ormai dai pressanti impegni della stesura del Convivio e del De vulg. Eloq., ritiene opportuno ritornare temporaneamente ad applicarsi alla poesia amorosa di tipo stilnovistico, per dissuadere Cino dal lasciarsi troppo facilmente sedurre, in maniera volubile ed episodica, dalle varie apparenze della bellezza femminile. È il motivo della " volubilità di Cino opposta alla soavità della sua poesia " (Contini).
Il verbo figura nella Commedia nella forma riflessiva, con il valore di " concedersi ": Pg XIII 108 " Io [Sapia] fui Sanese ", rispuose, " e con questi / altri rimendo qui la vita ria, / lagrimando a colui che sé ne presti ... ": implorando con lacrime Dio, affinché ci si conceda (o conceda la visione di sé) nella vita eterna; cfr. Benvenuto: " che se ne presti, idest, concedat se videndum nobis ", e il Venturi: " Che sé ne presti, acciocché conceda me sé stesso a godere "; in Pd I 22 O divina virtù, se mi ti presti / tanto che l'ombra del beato regno / segnata nel mio capo io manifesti, / vedrà, ecc.: se " ti concedi " a me, " se mi presti il tuo aiuto; Ottimo: " In questa parte prega l'autore la virtù di Dio, che si conceda in lui tanto che la sua fantasia per iscrittura elli manifesti, sì come elli immaginò ".V. anche RIPRESTARE.