prestiti
In linguistica il prestito indica un qualsiasi fenomeno di ➔ interferenza, dovuto al contatto e all’influsso reciproco di comunità che parlano lingue diverse, e non solo lingue letterarie o generalmente diffuse, ma anche quelle di cerchie più ristrette, fino agli idioletti propri dei singoli parlanti: la lingua di ciascun individuo, infatti, viene appresa per imitazione di quella dell’ambiente in cui vive e ogni innovazione è un prestito da un idioletto all’altro. Tuttavia il concetto di prestito è di solito riservato a quei fenomeni più rilevanti che riguardano l’interferenza fra sistemi linguistici di carattere interindividuale, ovvero fra lingue nazionali, fra una lingua e i suoi dialetti, fra vari registri o fasi diverse di una stessa lingua (prestito interno), fra lingue del passato e quelle viventi (prestito colto).
In italiano il termine prestito designa sia il fenomeno generale dell’interferenza come processo di riproduzione di elementi alloglotti (fr. emprunt, ted. Entlehnung, ingl. borrowing e loan), sia ogni singola parola o espressione polirematica (➔ polirematiche, parole) che riproduca nella forma e in un suo specifico significato un dato modello straniero (ted. Lehnwort, ingl. loanword): sono prestiti francesi croccante e crème caramel (➔ francesismi), spagnoli flamenco e paso doble (➔ ispanismi), norvegesi fiordo e slalom.
Il termine circola in italiano dall’Ottocento ed è comunemente accolto dai linguisti, anche se è nato dalla falsa idea che nel processo d’interferenza una lingua ceda qualcosa di suo che l’altra prende in prestito, magari solo per espellerla prima possibile, secondo i desideri dei puristi (cfr. Gusmani 19862: 12-20; Orioles 2002: 163-174). In realtà il fenomeno non scaturisce da scambio o trasferimento, ma è un aspetto della creatività di una lingua che, per adeguare in modo vitale i suoi mezzi espressivi, specie nella sfera lessicale, necessita di innovarsi continuamente: ora coniando nuove parole secondo i propri schemi formativi e semantici; ora, quando chi compie l’innovazione abbia competenze bilingui, ispirandosi ai modelli offerti da una diversa tradizione linguistica. Con il prestito si ricrea o appunto si imita uno di tali modelli inserendolo nella lingua, dove potrà o meno ambientarsi (➔ lessico; ➔ adattamento).
Gli aspetti del fenomeno dipendono fondamentalmente dalle condizioni in cui esso avviene e dal tipo di rapporto che sussiste fra le due lingue. Oggi, in una realtà globalizzata e fittamente interconnessa dai mezzi di comunicazione, fra le varie lingue si stabiliscono contatti di tipo culturale; un tempo, invece, essi erano prevalentemente di carattere intimo, come avveniva in particolare quando gruppi parlanti lingue diverse, in seguito a migrazioni o conquiste, si trovavano a convivere nel medesimo territorio: anche se uno dei due gruppi aveva il sopravvento, la fase di simbiosi dava luogo a sciami di prestiti. La direzione del loro flusso era determinata dal prestigio culturale di cui godeva una data lingua (si pensi ai ➔ grecismi presenti nel latino) o dalla sua superiorità in determinati ambiti (si pensi ai termini militari conosciuti in seguito alle invasioni germaniche: guerra, guardia, sgherro, albergo, elmo, strale; ➔ germanismi; ➔ militare, linguaggio). Ma l’origine di un prestito può scaturire dalle più fortuite circostanze: il maremoto dell’Oceano Indiano nel dicembre 2004 ha reso noto ovunque il termine giapponese tsunami, peraltro già registrato nel GRADIT (Grande dizionario dell’italiano dell’uso) con la data 1966.
Un fattore importante è anche il modo attraverso cui avviene l’interferenza, che può realizzarsi per via orale o scritta, da parlante a parlante o trasmessa dai mezzi di comunicazione, all’interno di ambiti settoriali, o a vasto raggio: di solito i forestierismi diffusisi per via orale e di larga circolazione sono caratterizzati da un più profondo adattamento alla pronuncia e alla morfologia della lingua mutuante. Un certo peso è esercitato anche dalle censure dei puristi o dalla predisposizione di una società ad aprirsi alle influenze straniere.
Va inoltre considerato il grado di somiglianza fra la lingua modello e la lingua replica: se esse presentano affinità nelle strutture fonomorfologiche e lessicali, di solito riescono a influenzarsi maggiormente, perché è più facile identificare gli elementi dell’una che possono essere mutuati dall’altra. Non tutti i settori di una lingua sono poi interessati in ugual misura dai fenomeni di prestito: il lessico, che è un sistema aperto e con una più debole coesione interna, ne è maggiormente coinvolto; ed è attraverso la presenza di serie di prestiti lessicali che nella lingua replica trovano spunto anche innovazioni che interessano la pronuncia e la morfologia (come l’induzione di suffissi). Fra gli elementi lessicali, sono i sostantivi – e specie quelli legati a nuovi oggetti o nuove nozioni – i più soggetti all’interferenza, mentre risultano rari i verbi e ancor di più gli aggettivi, a meno che fra le due lingue non si sia instaurato un rapporto più intimo.
Così, più che mostrare un atteggiamento di passività o di sudditanza linguistica (anche se è indubbio che le lingue dominanti o di maggior prestigio esercitino un’influenza maggiore), il prestito costituisce una straordinaria risorsa che la lingua possiede per arricchirsi e rinnovarsi. Le sue motivazioni dipendono quasi sempre da necessità onomasiologiche interne, come avviene per la creazione di ogni altro neologismo (➔ neologismi). Cade di conseguenza anche la tradizionale distinzione fra prestiti di necessità e prestiti di lusso (quelli superflui, per i quali già esisterebbero nella lingua termini corrispondenti), perché inizialmente ogni processo d’interferenza risponde a un preciso bisogno, almeno per colui che ne è l’artefice. All’origine, infatti, i prestiti non son altro che un atto di parole di individui bilingui mossi da esigenze terminologiche, espressive, evocative: solo quando le innovazioni si diffondono nella langue, le motivazioni originarie possono talora indebolirsi, tanto che alcuni forestierismi marginalizzati nel sistema lessicale sembrano superflui.
Fra i vari tipi d’interferenza, occorre distinguere fra i casi in cui l’imitazione riguarda solo la struttura interna del modello (ingl. unreliable → inaffidabile, flying saucer → disco volante) o la sua articolazione semantica (ingl. amendment → emendamento «modifica di legge»); e i casi invece in cui se ne riproduce anche la forma esteriore: in modo integrale (fin de siècle, cañón, Föhn) o adattata alle strutture fonomorfologiche e alla grafia della lingua (brindisi, canotto, sciovinismo, stoccafisso) (➔ adattamento). Nel primo caso si parla di calchi strutturali e di calchi semantici (➔ calchi), nel secondo di forestierismi o prestiti integrali o adattati (➔ forestierismi). Il prestito, dunque, non necessita che di una minima conoscenza preliminare della struttura e della semantica del termine alloglotto, nascendo da una attività imitativa o riproduttiva semplice e immediata, tanto che risulta meno raffinato e più facilmente riconoscibile degli altri tipi d’interferenza.
Non sempre è dato scoprire le ragioni che, caso per caso, orientano la scelta fra un calco o un prestito: molto dipende dall’atteggiamento individuale e dal grado di affinità fra le due lingue. Se non si ha piena conoscenza della lingua straniera, per lo più si tende a ricorrere ai prestiti; se le due lingue presentano omonimie e moduli formativi simili, sono favoriti i calchi, i quali inoltre, essendo meno appariscenti, sfuggono più facilmente alle censure dei puristi. Tuttavia i prestiti integrali, proprio per la loro esibita visibilità, sono meno ambigui dei calchi e posseggono tratti connotativi che in certi contesti sono particolarmente richiesti. Non è raro comunque che si mantenga a lungo una certa indecisione fra le due possibilità di scelta e che calchi vengano poi affiancati e sostituiti dai prestiti corrispondenti (come pallacanestro da basket) o viceversa (come public relations da pubbliche relazioni).
Anche se i prestiti si presentano in forme più o meno adattate (roast-beef, rostbif, rosbif, rosbiffe) e progressivamente vengono integrati nel sistema lessicale, tanto da non essere più riconosciuti come tali, la loro origine è assicurata dalla possibilità di dimostrare che sono scaturiti da un effettivo episodio d’interferenza. In mancanza di un preciso modello alloglotto antecedente, per quanto la parola sembri forestiera, si potranno avere semmai dei falsi forestierismi: derivati da prestiti, neoconiazioni con elementi stranieri, evoluzioni semantiche autonome. Così è importante stabilire con una certa sicurezza la cronologia delle varie attestazioni, ma ancor di più la storia dei rapporti culturali, in modo da essere in grado di valutare la consistenza e la direzione di certi influssi linguistici. Decisivi gli indizi forniti dalla fonetica: molti prestiti colti greco-latini in italiano sono riconoscibili dalla presenza di nessi consonantici inusuali e da altre particolarità fonetiche (claustrale, pensione, genio, cibo; ➔ cultismi). Anche la struttura formativa – la presenza di un certo affisso o l’ordine non romanzo degli elementi di un composto – possono essere spia di un modello straniero (è il caso di omaggio e di ferrovia). I cosiddetti prestiti di ritorno, invece, pur non distinguendosi apparentemente dalle parole autoctone, sono forestierismi a tutti gli effetti, risultando da un doppio processo d’interferenza: camera è un italianismo che nell’angloamericano è stato usato col nuovo significato di «macchina da presa», con il quale si è ripresentato come prestito nell’italiano del XX secolo (Gusmani 19862: 117-119).
Un’interferenza può avvenire in presenza di contatti diretti fra le due lingue, ma anche a distanza, attraverso la trasmissione scritta o i mezzi di comunicazione. Non è infrequente il caso di una lingua terza che svolga un ruolo di intermediazione nella conoscenza di prestiti alloglotti, talvolta condizionandoli sia sul piano formale sia su quello semantico, tanto che nella lingua replica essi mostrano traccia di tale passaggio: il suffisso dell’anglicismo boicottaggio rivela subito il tramite del francese. Molte parole esotiche e amerindiane sono giunte in Europa nei secoli XVI e XVII attraverso lo spagnolo e il portoghese; nel Settecento è stato il francese ad avere la funzione di lingua veicolare, come oggi è l’inglese. Tuttavia, se l’intermediazione avviene rapidamente e la lingua mediatrice non ha completamente assorbito il termine alloglotto nelle sue strutture tanto da opacizzare il riferimento alla fonte primitiva, occorre riferirsi a quest’ultima come modello del prestito (cfr. Bombi 2005: 27-31).
I prestiti sono preziose testimonianze della storia e delle relazioni reciproche fra i popoli, il cui studio consente di ricostruire e ripercorrere i tanti sentieri degli scambi culturali, rinvenendo informazioni sulle lingue interessate, sulla storia del loro lessico, su aspetti di fonetica storica e su vicende morfologiche che sarebbe difficile o impossibile recuperare altrove.
Bombi, Raffaella (2005), La linguistica del contatto. Tipologie di anglicismi nell’italiano contemporaneo e riflessi metalinguistici, Roma, Il Calamo.
Gusmani, Roberto (1986²), Saggi sull’interferenza linguistica, Firenze, Le Lettere (1ª ed. 1981-1983, 2 voll.).
Orioles, Vincenzo (2002), Percorsi di parole, Roma, Il Calamo.