prevenzione
Accertamenti e interventi sanitari intesi a scongiurare l’insorgenza di malattie, delle quali è possibile stabilire i fattori di rischio per determinati individui o fasce di popolazione. La p. è uno dei principali obiettivi dell’assistenza sanitaria.
La p. si propone l’individuazione di fattori di rischio o di malattie in uno stadio tale da consentire la terapia o la guarigione. Gli accertamenti anamnestici, biochimici e strumentali sono mezzi della p., ma essi non possono e non devono essere generalizzati (tutti per tutti), bensì mirati a determinati tipi di popolazione, sia per la spesa che per le oggettive difficoltà di estendere ogni indagine preventiva a ogni individuo: la p. deve tener conto del rapporto costo/beneficio, della sensibilità e della specificità dei test di screening. La p. è maggiormente efficace quando applicata a malattie frequenti e che comportino gravi conseguenze sulla salute dell’individuo, ma per determinate patologie è accertato che la diagnosi precoce non aumenta la sopravvivenza (per es. nel carcinoma polmonare). Le malattie con maggior periodo di latenza clinica sono quelle correlate ai migliori effetti della p. (il carcinoma della cervice uterina, i polipi del colon con trasformazione maligna), e i test di screening devono essere rivolti maggiormente a tali patologie.
Per valutare la reale efficacia della p., si possono utilizzare diversi parametri; la USA Preventive task force raccomanda, per adulti in condizioni di rischio normale: peso, pressione arteriosa, colesterolo, glicemia, pap-test, mammografia, colonscopia, controllo sull’uso e abuso di alcol e tabacco, vaccinazioni varie. La valutazione in termini di efficacia si basa su: numero di individui con differente decorso clinico dopo lo screening; costo per ogni anno di vita salvata; aumento di aspettativa di vita media di una popolazione (questo difficilmente valutabile se non nei grandi numeri, come per es. per il pap-test, per il carcinoma della cervice uterina, che riguarda solo il 2% della popolazione femminile, ma che in questo 2% aumenta di 25 anni l’aspettativa di vita).
Si dice p. primaria quella che si propone di evitare il manifestarsi per la prima e unica volta di un evento patologico o di una determinata malattia cronica (per es., l’insorgenza di diabete in caso di familiarità o di insulinoresistenza). Si dice p. secondaria la messa in atto di procedure diagnostiche e terapeutiche che, dopo un importante evento morboso, sono volte a scongiurarne una recidiva o il manifestarsi delle complicanze. Tipiche p. secondarie sono quelle dopo un ictus o un infarto del miocardio, che consistono in un intensivo monitoraggio dei fattori di rischio cardio-vascolare, nella correzione di fattori di rischio concomitanti come il diabete e l’ipertensione, e la p. di recidive e complicanze con farmaci anticolesterolemizzanti, inibitori dell’enzima di conversione, antiaggreganti, ecc., indipendentemente dai valori attuali del paziente; la EBM dimostra infatti che questo tipo di p. riduce in modo significativo il ripetersi dell’evento acuto e l’evoluzione delle sue complicanze.