PREVESA (Préveza; A. T., 82-83)
Città e porto della Grecia nord-occidentale, capoluogo di una provincia (nomós). È situata all'estremità meridionale della penisola che chiude il Golfo di Arta: questa penisola si divide, appunto all'estremo sud, in due parti: Prevesa è su quella occidentale e domina l'angusto stretto che mette il Golfo di Arta in comunicazione con l'aperto Mar Ionio. Lo stretto è formato dalla penisoletta in cui sorge l'abitato di Arta e da un'altra che la fronteggia protendendosi a nord dalla riva opposta: su questa seconda penisoletta sorgeva l'antica Azio. Prevesa era circondata da forti, caduti tutti in rovina, eccetto quello veneziano che sorge a sud-ovest dell'abitato. Il porto, che è situato al riparo dai venti settentrionali e orientali, è frequantato da velieri di cabotaggio ed è in comunicazione, per mezzo di servizî di vapori, con Corfù, Patrasso, il Pireo; serve di scalo a Giannina ed Arta. Circa 7 chilometri a NNO. di Prevesa si trovano le rovine di Nicopoli (v. nicopoli d'epiro).
Prevesa contava 10.112 ab. nel 1928; il nomós di Prevesa è vasto 1607 kmq. e conta (1928) 79.552 ab., 49 per kmq.
Storia. - Poco nota è la storia di Prevesa nell'età bizantina. Dal 1499 al 1530 fu sotto il dominio veneto. Nel corso della guerra condotta dalla Lega Cristiana contro i Turchi, il 25 settembre 1538 la flotta collegata veneto-spagnola-papale, comandata rispettivamente da Francesco Pasqualigo e Alessandro Contarini, da Andrea Doria e da Marco Grimani, e forte di ben 195 unità (con circa 59.000 uomini a bordo e oltre 2500 cannoni), gettò l'ancora davanti al golfo di Arta, dove si trovava la flotta turca, non molto inferiore di forze, comandata da Khair ad-Dīn Barbarossa. La mattina seguente si ebbe un primo scontro di scarsa importanza, tra alcune galee del Doria e altrettante del Barbarossa. Nella notte il Doria levò il blocco, e la mattina del 27 tutta la flotta dei coalizzati diede fondo presso Capo Ducato (isola della Sessola). Il Barbarossa la raggiunse, e diede battaglia, assalendo le navi minori avversarie. Il Doria in un primo tempo volse in loro soccorso, ma poi diede ordine di far vela per Corfù (non mancarono di elevarsi sospetti per tale sua poco chiara condotta). Khair ad-Dīn inseguì l'armata e ne investì la coda, riuscendo a catturare alcune navi e ad affondare qualche unità minore. Questa vittoria segnò la prevalenza navale, sino a Lepanto, dei Turchi nel Mediterraneo.
Una brillante azione contro Prevesa fu condotta nel maggio del 1605 dall'ammiraglio Iacopo Inghirami, che comandava una flotta toscana di cinque galee con a bordo 400 fanti guidati da Federico Ghisleri. La sorpresa, effettuata di notte, ebbe buon esito, nonostante l'accanita resistenza dei Turchi, i quali dovettero cedere una per una tutte le loro posizioni, e infine arrendersi. Il Ghisleri fece distruggere le fortificazioni e condusse via gran numero di schiavi e considerevole bottino.
Il 29 settembre 1684 Francesco Morosini, nella sua prima campagna della Morea, attirò verso la riva la guarnigione di Prevesa, corsa per impedire uno sbarco di truppe dalle galee e galeazze presentatesi davanti alla piazza; e intanto fece effettivamente sbarcare il grosso delle forze in prossimità della cittadella, che dopo pochi giorni fu costretta ad arrendersi.
Con la pace di Carlowitz (15 aprile 1701) Prevesa ritornò alla Turchia. Nella guerra turco-veneta del 1716 i Veneziani ne tentarono invano la riconquista; ma l'anno seguente poté essere occupata dalle truppe del generale Schulemburg, al servizio della Repubblica. Prevesa fu nuovamente sotto il dominio veneto dal 1718 al 1797, quando, per il trattato di Campoformio, fu assegnata alla Francia insieme con le Isole Ioniche. Riconquistata ben presto dai Turchi (1798), ad essi rimase fino al 1912, in cui fu annessa alla Grecia.
Nei primi giorni della guerra italo-turca il duca degli Abruzzi, contrammiraglio ispettore delle siluranti, volse anzitutto contro Prevesa (29 settembre 1911), quindi contro Somenizza e contro S. Giovanni di Medua, paralizzando ogni velleità del nemico sulle coste albanesi.