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PRIAPEA

di Augusto Rostagni - Enciclopedia Italiana (1935)
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PRIAPEA (Πριάπεια, Priapēa)

Augusto Rostagni

Il culto di cui Priapo (v.) era oggetto presso i Greci e i Romani, e specialmente l'usanza di fornire i giardini d'una rozza statua del dio (che con la falce e col fallo proteso doveva difendere dalle incursioni dei ladri) diede origine a un apposito genere di componimenti poetici; i quali dapprincipio erano come inni in lode di Priapo, ma poi, perdendosi il significato religioso, caddero sempre più verso l'artificioso e l'osceno.

Essi furono introdotti nella letteratura degli Alessandrini, allorquando ci si compiaceva di cercare le novità e di sfruttare a scopi artistici culti o usanze provinciali, curiose, strane. Specialista di πριάπεια fu Eufronio di Cherronesos (presso Alessandria d'Egitto), filologo e poeta drammatico, vissuto alla corte di Tolomeo IV Filopatore, dove, fra le altre smanie mistico-letterarie, era in voga anche questa; e il culto di Priapo si mescolava alle orge notturne e ai misteri di Bacco. Di Eufronio non abbiamo se non pochi frammenti. Ma il "genere" passò presso i Romani; fu adottato nella scuola dei poetae novi, come si vede da Catullo, di cui c'è giunto qualche frammento priapeo, e specialmente da Virgilio. Infatti, nella cosiddetta Appendix Vergiliana si trovano tre priapei, i quali, pur essendo giudicati spurî da molti critici, appartengono con ogni probabilità alla giovinezza del poeta mantovano e costituiscono un'opportuna fase di preparazione alle Bucoliche. Due di essi sembrano ispirati dal paesaggio della Gallia Traspadana; un altro, invece, il più vivace, si riferisce al soggiorno napoletano (verisimilmente alla villula di Sirone). Non hanno intenzioni oscene: il concetto della difesa degli orti per mezzo di Priapo non è adoperato se non per svolgere delicate immagini di vita campagnola, con tenerezza tale che sembra veramente di riconoscervi l'anima virgiliana. Invece i successivi poeti dell'età augustea si valsero di questo tema per ogni sorta di lubriche variazioni. Un esempio ci è offerto già da Orazio, nella satira 8ª del libro I. Alcuni Priapei abbiamo poi di Tibullo, in cui la delicatezza del sentimento si mescola con le impertinenze della fantasia. Oltre a questi componimenti, che sono tramandati a parte, col nome del loro autore, i manoscritti ci conservano una raccolta di 80 Priapei anonimi - diversorum auctorum Priapeia -, in cui il "genere" trova pieno svolgimento. Uno almeno di essi è citato da altra fonte come di Ovidio: e può darsi che non questo soltanto, ma parecchi appartengano al poeta di Sulmona, del quale sono degni per l'esuberanza e la procacità delle immagini. In generale furono composti nell'età augustea, o poco dopo; la raccolta stessa doveva già essere costituita al tempo di Seneca il Retore. Sono assai interessanti per la storia del costume. La materia trattata è uniforme; ma notevole lo sforzo dei poeti di variarla, in qualche modo, con atteggiamenti e combinazioni impensate. Vi si mescolano non di rado elementi mitologici, reminiscenze letterarie, espressioni solenni adoperate in senso parodico.

La raccolta degli 80 Priapea, cui si aggiungono i tre di Virgilio e due di Tibullo, è pubblicata nei Poetae Latini minores del Baehrens, vol. I, pp. 54 segg.; così anche in appendice all'edizione dei Catulli Tibulli Propertii carmina di L. Müller, Lipsia 1880; e insieme con Petronio (Petroriii Saturae et liber Priapeorum) a cura di Bücheler-Heraeus, Berlino 1922. Edizione italiana commentata, a cura di A. Maggi, Napoli 1923.

Bibl.: M. Schanz, Geschichte der römischen Litteratur, II, parte 1ª, 3ª ed., Monaco 1911, pp. 367-68; C. Calì, Studi sui Priapea, Catania 1894 (rifatti in Studi letterari, Torino 1898); V. Ussani, Storia della letteratura latina nelle età repubblic. e augustea, Milano 1929, pp. 411-13; R. F. Thomason, The Priapea and Ovid: A Study of the language of the Poems, Nashville Tennessee 1931; A. Rostagni, Virgilio Minore, Torino 1933, pp. 345-49.

Vedi anche
Priapo (gr. Πρίαπος) Antica divinità dei Greci, simbolo dell’istinto sessuale e della forza generativa maschile, e quindi anche della fecondità della natura. Centro principale del culto di Priapo fu Lampsaco nell’Ellesponto, dove si diffuse, fiorendo specialmente in età ellenistica e romana. Priapo fu considerato ... Publio Virgìlio Maróne Virgìlio (o Vergìlio) Maróne, Publio (lat. Publius Vergilius Maro). - Poeta latino (n. presso Mantova, ad Andes, forse l'od. Pietole, 70 a. C. - m. Brindisi 19 a. C.). Per la vastità della fama e l'influsso esercitato sulla cultura latina e occidentale, è il principe dei poeti di Roma. Era di una famiglia ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... Latino Pacato Drepànio Pacato Drepànio, Latino (lat. Latinius Pacatus Drepanius). - Retore gallo (sec. 4º d. C.), amico di Ausonio e di Simmaco; capo di una legazione a Roma (389), pronunciò un panegirico di Teodosio, a noi giunto, interessante come documento storico.
Vocabolario
priapèo
priapeo priapèo agg. e s. m. [dal lat. tardo Priapēus o Priapēius, gr. πριάπειος, e Priape(i)um (metrum), πριάπειον (μέτρον), come nome del verso, pl. Priape(i)a -orum, gr. (τὰ) πριάπεια, il componimento poetico o il genere di poesia; dal...
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