PRIAPO (Πρίαπος, Priapus)
Divinità delle forze generatrici della natura e della vita vegetativa e fruttificante. Secondo una tradizione sarebbe figlio di Afrodite e di Dioniso, e in effetti gran parte della sua personalità rientra in ambiente dionisiaco. Quegli aspetti più periferici di P. come divinità dei porti o persino della guerra, non hanno lasciato alcuna traccia nell'arte figurata. Presumibilmente P. è una divinità minore di origini relativamente tarde e popolaresche - non appare ad esempio in Esiodo - originario di Lampsaco e di altri centri della Propontide. Di qui si diffuse per tutta la Grecia e poi per il mondo romano, sostituendosi indubbiamente a oscure divinità falliche regionali.
Malsicure sono le prime apparizioni di P. nel mondo figurato. Il volto grottesco dal gran naso ricurvo che appare sulle monete di Lampsaco verso la metà del V sec. a. C. è identificato in generale con un sileno. E ugualmente l'erma vagamente dionisiaca accoppiata con quella di Afrodite che D. Robinson in Olinto identificava con P. deve esser con ogni probabilità riferita a Dioniso stesso. Così Hauser dava il nome di P. alla piccola erma itifallica che sembra imitare e commentare umoristicamente la violenza erotica di Pan che insegue un giovanetto pastore nel famoso cratere del Pittore di Pan in Boston, databile circa al 480-470. In ogni modo una iconografia costante e ben fondata non ha inizio per questa divinità prima dell'ellenismo. È in questo momento artistico infatti che, con la passione per il verismo più grottesco e più violentemente espressivo, unito al gusto per certi aspetti di sensualità violenta e tortuosa, trovano forma le immagini più riuscite di questa divinità.
Nel definire la personalità di P. occorre rilevare come di frequente questa sconfini nelle personalità per certi aspetti parallele di Dioniso - per Lampsaco stessa P. era non un nome, ma un attributo di Dioniso - di Ermafrodito, e più tardi di Pan e di Silvano. Così la testa barbata dalle gravi bende della casa de Pilato (E. A. 1837) potrebbe essere un Dioniso afline al Sardanapalo se non fosse per lo sguardo sfuggente e segreto che viene a sostituirsi alla serena maestà dell'Olimpio (cfr. monete di Lampsaco, Brit. Mus., Mysia, tav. x n, 6).
Nella tradizione letteraria l'unica immagine di P. riferibile a un autore noto è una statua inginocchiata di Phyromachos (Anth. Planud., 239, v. anche Hirschfeld, Inscriptions in the British Museum, iv, n. 910). In ambiente alessandrino P. è ricordato in un passo di Ateneo relativo a una pompè di Tolomeo Filadelfo, dove appariva accanto a Dioniso e in gruppo con il faraone. Si tratta quindi di una figurazione ufficiale e tale quindi da giustificare l'attribuzione ad Alessandria di alcuni dei tipi più artisticamente consistenti che ci siano giunti della divinità. È indubbio infatti che gli aspetti popolareschi e immediati del culto di P. hanno sempre predominato su quelli colti: e le mille e mille immagini che decoravano orti e giardini sepolcri e porti di mare dovevano rappresentare per l'approssimazione e la rozzezza del rendimento piuttosto dei dati di costume religioso che dei documenti artistici. Il famoso passo di Orazio sul povero tronco di fico è infatti confrontato da altre notizie equivalenti, come una osservazione in Petronio (137, 6) sul poco costo delle immagini di Priapo. È quindi da ammettere che per migliaia di queste immagini era unicamente il dato rappresentativo che contava, l'augurio di fertilità nei campi, anziché il modo con cui l'immagine augurale era condotta. Allo stesso modo nella maggior parte dei rilievi paesistici o dionisiaci un'immagine di P. ritorna come un elemento costante nello sfondo, una piccola erma dal volto grottesco e dal sesso violentemente accentuato. In confronto a queste immagini di valore puramente simbolico e rappresentivo, relativamente rare sono quelle che possono far supporre opere di qualche rilievo.
In base ai tipi più frequenti di terrecotte egiziane sarà possibile assegnare ad Alessandria il tipo più comune con la veste sollevata ad arco sul sesso e con il grembo ricolmo di frutta. Nelle terrecotte questo tipo ha un volto grasso e sorridente dall'ampia chioma cinta di edera, che potrebbe senza difficoltà esser assegnato a Dioniso. Altre volte nel volto segnato e logorato s'intendono invece aspetti più complessi e riposti della personalità di Priapo. Il motivo della veste sollevata ad arco sul sesso s'incontra anche nei tipi di Ermafrodito, personalità con cui P. ha tanti elementi in comune. E in generale gli aspetti di bisessualità, quali la veste lieve colorata, la barba rada e a volte accenni di seno, servono a sottolineare l'esasperata crudezza della suggestione sessuale.
A volte sul grembo ricolmo di frutta s'introducono puttini sia a figurare le stagioni che a confermare l'idea di varia e inesausta fecondità: in alcuni casi anzi i puttini si sostituiscono interamente ai frutti della terra disponendosi in ghirlande intorno alla figura della divinità o sollevandone un lembo della veste come a rivelare il mistero della vitalità nascosta.
Assai più rari i tipi di P. interamente nudi come una statuetta di Napoli dal corpo greve e membruto con inarmoniche notazioni naturalistiche, il capo coperto dal consueto panno quadrato e il malinconico e sensuale volto caprino dalla barba rada e sfioccata.
A volte alla bonaria e matura sensualità del volto si sostituiscono aspetti più ambigui e conturbanti. Così la testa Ciownowski (E. A. 2040) nel volto logorato e torbido ricorda le vecchie corrotte guardiane di postriboli della commedia nuova. E dello stesso ordine è il P. che accompagna Eracle e la regina di Lidia nel notissimo affresco pompeiano: sinistra figura ghignante in cui la tenue veste azzurrina sembra sottolineare anziché nascondere la tremula decadenza fisica. A volte invece il volto di P., sempre riconoscibile alla tipica pezzuola quadrata che ricopre il capo, assume forme aguzze e appuntite di sapore quasi demoniaco (si veda il rilievo perduto E. Gerhard, Antike Bildwerke, tav. 301, 1). Né mancano dei tipi di P. imberbi e molli che solo la lunga veste e la tumefazione del sesso differenziano da comuni tipi di Ermafrodito. E secondo una sorprendente ricostruzione di L. Curtius anche il bellissimo, misterioso volto del Dionysoplaton della Villa dei Pisoni dovrebbe appartenere a un tipo di P. di insolita dignità e limpidezza formale. Tra le più nobili statue di questa divinità è anche quella acefala del Museo dei Conservatori condotta con raffinato gusto arcaizzante nelle vesti raffinate e rivelatrici su cui si dispone un coro di puttini in libera ghirlanda. A questo tipo possono avvicinarsi teste arcaizzanti isolate, quali quella della Sala Arcaica dello stesso museo. Nei suoi varî aspetti di statuetta o di erma P. ricorre anche assai frequente come supporto a statuette di Afrodite (v. Berlino, n. 23).
Non del tutto convincente è invece l'identificazione di questa divinità in un singolare gruppo erotico incompleto di Berlino in cui P. apparirebbe in aspetti insoliti, come un giovanetto coperto da un corto mantello sotto cui emerge il sesso.
Un'immagine di P. sarebbe anche da vedere in un grande phallos con volto umano di Siviglia.
Monumenti considerati. - Cratere del Pittore di Pan: J. D. Beazley, Der Pan Maler, Berlino 1931, tav. 2. Terrecotte alessandrine: H. Herter, op. cit. in bibl., p. 38. Statua di Vienna: S. Reinach, Rep. St., ii, p. 74, 10. Dipinto pompeiano: v. onfale. Priapo Dionysoplaton: Ephemerìs Arch., 1944-45, p. 230 ss. Statua del Museo Conservatori: D. Mustilli, Il Museo Mussolini, p. 59, n. 24, fig. 154. Testa Conservatori: H. S. Jones, Mon. Arcaici, n. 13. Gruppo di Berlino: Beschreibung, n. 511. Phallos con volto umano: A. García y Bellido, Esculturas romanas, Madrid 1949, tav. 82.
Bibl.: Roscher, III, 1902-907, c. 2967, s. v.; H. Herter, De Priapo, Giessen 1932; Herter, in Pauly-Wissowa, XXII, 1952, c. 1914 ss., s. v.; P. Grimal, Les jardins romains, Parigi 1943, p. 50; L. Curtius, in Ephemeris Arch., 1944-45, p. 230 ss.; M. P. Nilsson, The Dionysiac Mysteries, Lund 1957, p. 337; P. Turcan, in Mélanges, LXXII, 1960, p. 167 ss.