price cap
Metodo di regolazione dei prezzi dei servizi pubblici (➔ servizio pubblico) volto a vincolare il tasso di crescita di un aggregato di prezzi o tariffe. Il regolatore stabilisce il massimo saggio a cui un insieme di prezzi è autorizzato a crescere per un certo numero di anni e nel rispetto di questo vincolo aggregato l’impresa è libera di fissare i prezzi e le tariffe che desidera.
La regolazione con il metodo del p. c. è stata introdotta in Gran Bretagna negli anni 1980 per evitare le distorsioni della regolazione dei prezzi che tradizionalmente venivano effettuate e che erano basate sull’individuazione di un tasso di rendimento normale cui l’impresa aveva diritto. In particolare, con tale regolazione si riducevano gli incentivi dell’impresa all’innovazione di processo (perché l’impresa avrebbe comunque conseguito il rendimento stabilito dal regolatore) e alla minimizzazione dei costi di produzione (perché la regolazione basata sul tasso di rendimento comunque prevedeva la copertura dei costi di produzione indipendentemente dal loro livello). La regolazione sulla base del p. c. è volta a favorire l’innovazione di processo, consentendo che l’impresa benefici di una parte dei conseguenti aumenti di produttività: se si indica con CPI (Consumer Price Index) l’indice dei prezzi al consumo e con X la crescita prevista della produttività totale dell’impresa soggetta alla regolazione, la formula del p. c. è esprimibile con CPI−X, dove si crea l’evidente incentivo sull’azienda fornitrice di public utility ad aumentare la produttività più di X, in modo da guadagnarvi un profitto. Il p. c. è utilizzato anche in Italia nell’industria e nei servizi delle telecomunicazioni e nell’energia; stabilito per un periodo di 5 anni (in cui X è previsto per tutto il periodo), viene rivisto periodicamente.