prima (pria)
Avverbio (e, in unione con ‛ che ' o ‛ di ', introducendo una proposizione dipendente, congiunzione) temporale, di media frequenza nell'opera dantesca. Anche se a rigore le due forme ‛ prima ' e ‛ pria ' andrebbero tenute distinte in quanto di diversa origine e formazione (cfr. R.C. Mäder, p. 120), qui vengono trattate insieme perché ridotte ormai, con ogni probabilità, nel fiorentino dantesco, a semplici allotropi; esse si presentano rispettivamente 15 e 2 volte nella Vita Nuova, 15 e 3 nelle Rime, 107 e 3 nel Convivio, 120 e 86 nella Commedia e 14 volte (‛ pria ' è assente) nel Fiore; si può solo notare che, come sembrerebbe indicare l'assenza di ‛ pria ' nel Fiore, quest'ultima forma poteva forse essere sentita come più ‛ aulica ', in quanto in via di estinzione nel volgare parlato e, soprattutto, in quanto più vicina al prius latino che ‛ prima ' (si confronti R.C. Mäder, pp. 120-121, e anche, per i problemi ecdotici insorgenti da lezioni contrastanti, n. 149, p. 138 e n. 186).
1. L'impiego più diffuso dell'avverbio è quello in cui esso istituisce un rapporto temporale di anteriorità con un tempo considerato ‛ normale ' (anche non indicato esplicitamente), che non è necessariamente il momento presente (fisico-psicologico oppure narrativo): si può pensare che in questo impiego sia spesso ‛ recuperabile ' una frase temporale ‛ di riferimento ' sottintesa (cioè, in parole povere, ‛ prima ' in questo impiego si potrebbe far equivalere a un ‛ prima che / di '), inespressa perché superflua o comunque non strettamente necessaria (appunto perché il tempo di ‛ riferimento ' risulta ‛ normale '); con un uso siffatto il valore dell'avverbio è genericamente quello di " in precedenza ", " nel tempo anteriore (ad alcunché) ", e così via.
All'interno della proposizione, nella lingua della poesia, uno dei loci privilegiati per la collocazione dell'avverbio è quello di finale.
Eccone gli esempi: Vn XII 11 9 Tu vai, ballata... / ma se tu vuoli andar sicuramente, / retrova l'Amor pria; If XIII 46 S'elli avesse potuto creder prima / ... non averebbe in te la man distesa; XXIII 120 Quel confitto... / Attraversato è, nudo, ne la via / ... ed è mestier ch'el senta / qualunque passa, come pesa, pria, " come pesano quanti passano, prima di essere passati (e passano molto lentamente) ", Mattalia (qui la collocazione in fine di clausola coincide con la rima e assume un valore estremamente pregnante, anche per la particolare spezzatura del periodo; dei casi analoghi si possono vedere in If XXVI 14, in Pg XXXII 84, e anche in V 135 colui che 'nnanellata pria / disposando m'avea con la sua gemma, " che mi fe' morire, et che prima m'avea dato l'anello ", Anonimo); XXV 150; Pg XII 18, con un ambito referenziale più ristretto (" Io sepolto... secondo ch'è stato ne la vita ", Buti), XIV 24, XV 93 come qui si tacque, / ciò che pareva prima, dispario (a prima fa da riscontro nel verso immediatamente successivo indi; si veda anche Pd XVII 122, e, con da indi - che il Sapegno rimanda al deinde latino -, III 67), XXI 12. In particolare, p. si presenta talora contrapposto immediatamente a un avverbio temporale di posteriorità, come poi, in Pg XVI 65 Alto sospir... / mise fuor prima; e poi cominciò; XXIV 16, XXV 50, e Pd VI 83 ciò che 'l segno che parlar mi face / fatto avea prima e poi era fatturo (per alcuni casi interessanti anche stilisticamente dell'opposizione ‛ p.-poi ' si può vedere inoltre If XXXI 1 Una medesma lingua pria mi morse / ... e poi la medicina mi riporse, e 6, Pd XVIII 79, XX 74); come poscia, in Pg XXII 26 Queste parole Stazio mover fenno / un poco a riso pria; poscia rispuose (per l'opposizione ‛ p.-poscia ' analoga a quella con ‛ poi ' già esaminata, si possono osservare diversi casi interessanti in Pg IX 119, Pd XIII 41, e 133 i' ho veduto tutto 'l verno prima / lo prun mostrarsi rigido e feroce, / poscia portar la rosa in su la cima; XXV 97, XXIX 19 e 20 Né prima [Dio] quasi torpente si giacque; / ché né prima né poscia procedette / lo discorrer di Dio sovra quest'acque).
Più comunemente l'avverbio si colloca in altri punti della proposizione: Rime LXIII 8 a l'ambasciata tua procedi, / ma fa che 'l tragghe prima da un lato, e CIV 57; Cv III X 9 l'uomo non dee essere presuntuoso a lodare altrui, non ponendo bene prima mente s'elli è piacere de la persona laudata; IV X 8 tutte le cose che fanno alcuna cosa, conviene essere prima quelle perfettamente in quello essere; XII 3 quelle cose che prima [cioè nella prima faccia] non mostrano li loro difetti sono più pericolose, e XXII 2; If XXIV 23 Le braccia aperse, dopo alcun consiglio / eletto seco riguardando prima / ben la ruina (un caso analogo al v. 30); XXXIV 120 questi, che ne fé scala col pelo, / fitto è ancora sì come prim'era (cfr. come pria, ellittico, di Pd IX 17); Pg IV 130, XVI 55 io scoppio / dentro ad un dubbio, s'io non me ne spiego. / Prima era scempio, e ora è fatto doppio (in questi due ultimi esempi l'avverbio si pone a principio di proposizione, cioè in collocazione ‛ forte ', che per di più coincide con il principio di verso, uno dei loci praecipui, con la rima, di esso); Pd IX 87 'l sole / tanto sen va, che fa meridïano / là dove l'orizzonte pria far suole; XXV 39 io leväi li occhi a' monti / che li 'ncurvaron pria col troppo pondo; Fiore CLXXIX 11 femina non dee servire / insin ch'ella non è prima pagata.
E si vedano ancora: Vn XVIII 6, Cv II I 9, due volte (la prima in un'ipotetica, se prima, come ai §§ 12 e 14, e, in poesia, Pg XXVII 10; e anche XXVIII 132 e Fiore XXXIII 7 e CLXXI 8; la seconda in unione con sanza, anche al successivo § 10, e si confronti If VIII 79), e 15 (correlato con e appresso); II 6, VI 4, IX 8 (riferito a un passo precedente, e quindi con un valore traslato, che si situa tra il temporale e lo spaziale), III XII 3 e 10, IV III 10 (che non andrà inteso come " in primo luogo ", come specificazione di quanto affermato sopra, ma " antecedentemente ", in un'ulteriore determinazione di concause), X 11, XII 5, XIV 12 e 13, XVI 4 (è prima da vedere; stesso sintagma, ma con un'avversativa, in XII 13; per quest'ultimo tipo vanno confrontati i casi, in poesia, di If XXI 137, Pg IX 61 e 111, XIX 98, in rima; Fiore VII 5 e CXLIX 3, al principio di verso, e anche If XVI 63 e Fiore LVIII 10), XVIII 2 (una cosa avuta prima e per sé, due volte); If XXV 134; Pg IV 55 (in correlazione con poscia), e 102, IX 74 (là dove pareami prima rotto), X 117, XV 59 (in un'ipotetica), XXI 64 (in principio di verso), XXIV 78, XXIX 30 (prima e più lunga fïata), XXX 8, Pd III 67, IV 93, XVII 122, XVIII 113, XX 4.
Di notevole interesse, in quest'area semantica, Vn XXIV 4 una gentile donna... nominata Primavera... cioè prima verrà lo die che Beatrice si mosterrà dopo la imaginatione del suo fedele. E se anche vogli considerare lo primo nome suo [Giovanna], tanto è quanto dire ‛ prima verrà ' (v. PRIMAVERA).
In particolare, p. si presenta con una certa frequenza in proposizioni relative, collocandosi spesso al principio della subordinata, quasi a formare un sintagma unitario col ‛ che ' precedente: tale uso si spiega probabilmente con la considerazione che l'avverbio di tempo, rinviando alla reggente con un rapporto di correlazione tra l'anaforico e il comparativo, istituisce un legame tra principale e dipendente più ‛ stretto ' della semplice relativa (e va notato che tale legame spesso è ancora meglio marcato, nella sovraordinata, dalla presenza dell'alto termine di correlazione, come ‛ poi ', ‛ dopo ', e così via); inoltre, la posizione a principio di subordinata (che, se ha qualche validità l'ipotesi di risolvere ogni ‛ prima ' avverbiale in una temporale sottintesa, viene a costituire in un certo senso quasi una prolessi) concorre a sottolineare, privilegiandolo, il riferimento temporale, e quindi, di nuovo, a rafforzare il legame di dipendenza proposizionale, che è alquanto ‛ laterale ' e ‛ aggiuntivo ' nelle semplici relative.
Un esempio di notevole interesse è fornito da Cv I IV 4 (La maggiore parte de li uomini vivono secondo senso e non secondo ragione... E però che alcuna oppinione fanno ne l'altrui fama per udita... quasi menzogna reputano ciò che prima udito hanno, e dispregiano la persona prima pregiata), in quanto insieme con la relativa esplicita presenta anche un tipo che si potrebbe definire ‛ implicito ', cioè un aggettivo equivalente a una relativa, e come tale modificato, in senso limitativo, dall'avverbio (per altri casi del genere si può rinviare a Cv IV XIV 3 oppinione... è che uomo prima villano mai gentile uomo dicer non si possa, e, in poesia, If XII 60 de la schiera tre si dipartiro / con archi e asticciuole prima elette; Pd VIII 27 il giro / pria cominciato in li alti Serafini, e XXV 134 li remi, pria ne l'acqua ripercossi). Si vedano ancora i passi di Rime XL 8, Cv III XIV 4, If XXVII 82 (ciò che pria mi piacëa, allor m'increbbe), XXXII 46, XXXIV 122, Pg III 12, VIII 51, XIX 64 (già citato), XXVII 48, XXX 64 (la donna che pria m'appario, da intendersi come " in precedenza ", e non " per prima ": si confronti il commento del Sapegno a XXVI 74, e si vedano inoltre XIX 90 e Pd V 131, XI 17, XVII 6 e 29), XXXII 60, Pd XXVIII 83, Fiore LVII 14; anche in relative introdotte da ‛ ove ', in Pg VI 73, e da ‛ onde ', in Pg XXXII 124 e in Pd IX 23 (non chiaro il caso di Rime LXV 11 gli occhi paurusi, / che sentier prima questo gran valore: " già, o prima d'ogni altra parte del corpo ", Barbi-Maggini).
Qui ulteriormente si possono considerare i cosiddetti casi di p. ‛ ellittico ', come nel sintagma ‛ quello di prima ' (che equivale a un " quello che c'era prima ", e simili): Cv II VIII 4 (contrapposto a questo di poi), If XXIV 63 (lo scoglio... era ronchioso, stretto e malagevole, / ed erto più assai che quel di pria); ancora, Vn XIV 6 e Pd XXX 92 (altro che prima), e IX 17 (come pria).
Proprio per questo suo carattere di termine di una correlazione l'avverbio si presta facilmente a venire impiegato (ellitticamente) come secondo membro di una comparazione: Cv IV XXVII 17 lo suo popolo ristorato li fu maggiore che prima; If I 99 questa bestia... mai non empie la bramosa voglia, / e dopo 'l pasto ha più fame che pria; Pg XIII 46 Allora più che prima li occhi apersi; XXV 84 in atto molto più che prima agute; talora, in luogo del semplice p. può comparire il nesso ‛ di p. ': Cv III II 10 per dire che sia la mente, non si prende di ciò più intendimento che di prima; Pg XV 11 io senti ' a me gravar la fronte / a lo splendore assai più che di prima (il sintagma avverbiale impiegato in luogo del semplice avverbio compare anche in Pg XIV 76 lo spirto che di pria parlòmi, e, col valore di " per la prima volta ", in If I 40 'l sol montava 'n sù con quelle stelle / ch'eran con lui quando l'amor divino / mosse di prima quelle cose belle, e in Pd XXII 117 quand'io senti' di prima [" per la prima volta "] l'aere tosco).
2. Negli esempi sopra esaminati la relazione temporale s'istituisce costantemente in rapporto a un tempo considerato appunto di ‛ riferimento ', ‛ normale ', cioè costantemente riconducibile, com'è stato proposto, alla formula ‛ p. che (accada) Y, (accade) X ' (equivalente quindi, mutatis mutandis, all'uso di prius[quam] nel latino classico); tuttavia il riferimento, da un singolo evento preso in considerazione, può venire esteso a tutta la classe di eventi simili o analoghi, così da diventare priorità ‛ assoluta ' da rapporto di priorità relativa, mentre l'avverbio conseguentemente assume il valore di " primamente ", " (per) la prima volta ", ecc. (corrispondente al latino primum).
Eccone gli esempi: Vn II 1 Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto... quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente (cfr. i due casi di XXXIX 1, e anche Cv IV XXIV 6); XXV 4 non è molto numero d'anni passati, che apparivo prima questi poete volgari; Rime CIV 27 Come Amor prima per la rotta gonna / la vide in parte che il tacere è bello, / egli... / di lei... fece dimanda; Cv I III 7 La fama buona principalmente è generata da la buona operazione ne la mente de l'amico, e da quella è prima partorita (e ancora al § 8); XII 5 lo volgare... uno e solo è prima ne la mente che alcuno altro (e ancora al § 7 quello ch'è solo prima in tutta la mente; cfr. VE I I 2 vulgarem locutionem appellamus eam quam infantes assuefiunt ab assistentibus, cum primitus distinguere voces incipiunt, e si noti, con Busnelli-Vandelli, che " il relativo che va riferito a lo volgare, di cui tutta questa proposizione relativa e la sua coordinata... formano la determinazione attributiva "); II XI 2, III XI 2 prima dirò chi questo nome prima diede; IV XII 16 l'anima nostra... perché la sua conoscenza prima è imperfetta... piccioli beni le paiono grandi, e da quelli comincia prima a desiderare (cfr. Pg XVI 91 L'anima semplicetta... / Di picciol bene in pria sente sapore); If I 111 Questi [il veltro] la [bestia] caccerà per ogne villa, / fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno, / là onde 'nvidia prima dipartilla (" Invidia prima può essere perifrasi per indicare il diavolo [come ‛ primo amore ' per " Dio "]; oppure prima si può intendere in funzione avverbiale ", Sapegno; ma pare forse più probabile la seconda interpretazione); XX 92, XXIV 21, XXV 85 quella parte onde prima è preso / nostro alimento; XXVII 7, XXIX 128, Pg XX 140 No' istavamo immobili e sospesi / come i pastor che prima udir quel canto (del Gloria in excelsis); XXV 87 Sanza restarsi, [l'anima] per sé stessa cade / mirabilmente a l'una de le rive; / quivi conosce prima le sue strade; XXVII 95 Ne l'ora... che de l'orïente / prima raggiò nel monte Citerea...; Pd VI 6 cento e cent'anni e più l'uccel di Dio / ne lo stremo d'Europa si ritenne, / vicino a' monti de' guai prima uscìo; XVI 10, XXVII 79; qui vanno anche i casi di ‛ di p.' citati più sopra, in If I 40 e Pg XXII 117.
In quest'ambito si possono considerare ancora dei casi con un valore semantico alquanto diverso, ma sostanzialmente riconducibile a quanto considerato, con p. quasi aggettivo neutro, e quindi tanto come " all'inizio ", quanto come " per primo ": Vn XXI 3 10 Ogne dolcezza... / nasce nel core a chi parlar la sente, / ond'è laudato chi prima la vide; Rime CVI 155 e 156 Canzone... / a costei te ne va chiusa ed onesta; / prima con lei t'arresta, / prima a lei manifesta / quel che tu se'; Cv III III 3 Le corpora composte prima... sono le minere, e 4 Le piante... sono prima animate; IV V 11 li sette regi che prima la [Roma] governaro; XII 14 lo sommo desiderio... e prima da la natura dato, è lo ritornare a lo suo principio, 16 e 17; If XVI 95 quel fiume c'ha proprio cammino / prima dal Monte Viso 'nver' levante (cfr. Pg XIV 45); XXII 120, Pg XXII 64, e 66 Tu prima m'invïasti / verso Parnaso a ber ne le sue grotte, / e prima appresso Dio m'alluminasti (notevole la reduplicazione); Pd III 1 Quel sol che pria [" fin dalla fanciullezza ", Sapegno] d'amor mi scaldò 'l petto; IX 128 colui... / che pria volse le spalle al suo fattore; XI 80, XV 123 l'idïoma / che prima i padri e le madri trastulla; XVI 41, XVII 57 quello strale / che l'arco de lo essilio pria saetta; XXII 40, XXV 71, XXVII 11 (ambedue in rima), XXVIII 122 In essa gerarchia son l'altre dee: / prima Dominazioni, e poi Virtudi; Fiore LXXXIII 3 La Baronia sì fece parlamento / per devisar in che maniera andranno, / o la qual porta prima assaliranno; CLXXXIII 4 [le donne] son franche nate; / la legge sì le tra' di lor franchezza, / dove natura per sua nobilezza / le mise, quando prima fur criate.
3. A mezza strada tra i due tipi considerati, quello della priorità ‛ relativa ' e quello della priorità ‛ assoluta ', se ne pone un terzo, che può indicarsi, in un certo senso, come quello, della priorità relativa ‛ seriale ': l'opposizione s'istituisce sempre tra un ‛ prima ' e un ‛ dopo ', ma il riferimento ‛ normale ' non è visto come un evento in sé concluso (puntuale o durativo che sia), bensì come una successione (anche non chiusa, e, comunque, sempre prolungabile ad libitum) di eventi posteriori al ‛ prima ' iniziale (e si può arrivare a dire che il ‛ tempo di riferimento ', estendendosi a tutta l'ampiezza della serie, viene a mancare; in questo senso questo tipo si avvicina più al tipo della priorità ‛ assoluta ' che a quello della ‛ relativa '); casi del genere, nei quali all'avverbio può attribuirsi un valore generico di " in primo luogo " (mai strettamente temporale), si riscontrano in particolar modo in enumerazioni e suddivisioni, tipiche della Vita Nuova e del Convivio.
Si veda infatti: Vn XIX 15 Questa canzone... la dividerò più artificiosamente che l'altre... E però prima ne fo tre parti (cfr. ancora XXXI 5, Cv II III 1, VII 2, VIII 2 e 3, III II 1, VII 14, VIII 13, IX 3, XI 2, IV II 1, VI 2, X 2), XX 8, XXVIII 3; I III 6, X 7 queste tre cose mi fecero prendere... lo nostro volgare... Mossimi prima per magnificare lui (contrapposto a secondamente [§ 10], e ad ancora [§ 11], come in III II 1, già ricordato, III 13, VII 14, IV XI 4); XIII 2, II IX 1 E prima brievemente manifesto la cagione del suo lamentevole parlare, quando dico... (che va appunto inteso come " in primo luogo ", " dapprima ", e non come " in precedenza ", " anteriormente ", anche se quest'ultimo valore semantico appare come secondario in qualche caso; si veda anche XII 9, XIII 1, III VI 1, XIV 1, IV II 15 [due volte], e 16 [tre volte], VIII 11, XXI 1, XXVI 4), XI 7, III II 17 lo 'ntendimento... solamente de l'uomo e de le divine sustanze... si predica, sì come per Boezio si puote apertamente vedere, che prima la [la ‛ mente ', cioè lo 'ntendimento] predica de li uomini... poi la predica di Dio; V 3, VII 1 e 2, XII 7 (due volte), IV VIII 5, XXII 18, XXV 10, XXIX 10 si dice una bianca massa, perché li grani onde è la massa sono bianchi. Veramente questa bianchezza è pur ne li grani prima, e secondariamente resulta in tutta la massa; qui inoltre, in poesia, IV Le dolci rime 42 Chi diffinisce: ‛ Omo è legno animato ', / prima dice non vero, / e, dopo 'l falso, parla non intero (ripreso in X 4), e 47, e anche Pd IV 26 Queste son le question che nel tuo velle / pontano egualmente; e però pria / tratterò quella che più ha di felle (in Pd VI 28 prima è senz'altro aggettivo).
4. Come si è detto, l'avverbio si unisce a ‛ che ' a formare una congiunzione composta che introduce una dipendente temporale (in questo caso esplicita, cioè con modo verbale finito: non si presentano, in D., casi di temporali implicite, con il verbo all'infinito, introdotte da ‛ p. + di '), in cui il congiuntivo è obbligatorio (cfr. R.C. Mäder, p. 117; J. Schmitt Jensen, pp. 501-502 e anche 414).
Ecco alcuni tra gli esempi più significativi: Rime CI 32 ben ritorneranno i fiumi a' colli / prima che questo legno molle e verde / s'infiammi, come suol far bella donna, / di me; Rime dubbie III 5 9 Ver è ch'ad ora ad ora indi discende / una saetta, che m'asciuga il lago / del cor pria che sia spenta; XVII 3 Lo sottil ladro... prima invola il cor ch'altri lo caccia; Cv II I 1 però che più profittabile sia questo mio cibo, prima che vegna la prima vivanda voglio mostrare come mangiare si dee; III XI 1 conviensi qui, prima che più oltre si proceda per le sue laude mostrare, dire che è... Filosofia; IV XVI 10 queste sono quelle due cose che vedere si convenia prima che ad altre si procedesse (lo stesso in XVII 1); If II 12 Poeta che mi guidi, / guarda la mia virtù s'ell'è possente, / prima ch'a l'alto passo tu mi fidi; XXVI 93 Circe, che sottrasse / me più d'un anno là presso a Gaeta, / prima che sì Enëa la nomasse; XXXI 29 Pria che noi siam più avanti, / acciò che 'l fatto men ti paia strano, / sappi che non son torri, ma giganti (prolettico, come in XXXIV 100, Pg VI 55, VII 85, XIII 31, XXII 88 E pria che - anche in XXVII 70 e in Pd VI 13, IX 39 -, Pd XV 63, XVIII 31 - quasi a spiegazione di giù, con l'enjambement ‛ prima / che ' -, e XVII 82 ma pria che 'l Guasco l'alto Arrigo inganni - ancora in XXVII 142 -, XXII 127, XXVI 133); XXXIII 6 Tu vuo' ch'io rinovelli / disperato dolor che 'l cor mi preme / già pur pensando, pria ch'io ne favelli; Pg XVI 86 Esce di mano a lui che la vagheggia / prima che sia... / l'anima semplicetta; XX 131 non si scoteo sì forte Delo, / pria che Latona in lei facesse 'l nido / a parturir li due occhi del cielo; Pd V 92 sì come saetta che nel segno / percuote pria che sia la corda queta, / così corremmo nel secondo regno; XI 30 quel consiglio nel quale ogne aspetto / creato è vinto pria che vada al fondo; XVII 32 ambage, in che la gente folle / già s'inviscava pria che fosse anciso / l'Agnel di Dio che le peccata folle; XXXII 128 quei che vide tutti i tempi gravi, / pria che morisse, de la bella sposa / che s'acquistò con la lancia e coi clavi; Fiore CLXV 6 prima che si mostri a la brigata, / convien ch'ella si sia ben ispecchiata.
E si vedano ancora: Rime I 35, XCI 98 e 102, XCIX 8, CIII 52; Cv I III 1, II II 3, III IX 1, IV VIII 4, XI 4; If VIII 1 (assai prima / che, cfr. Pd X 24), e 54, XII 37 (poco pria... / che, tmetico e prolettico, come in If XX 43 particolarmente interessante per l'immediata successione di e prima, poi -, Pg X 14, XVIII 133, XXVII 79 e 110, XXXI 8, Pd IV 2 Intra due cibi, distanti e morenti / d'un modo, prima si morria di fame, / che liber'omo l'un recasse a' denti, XXVII 129; cfr. R.C. Mäder, pp. 123-124); XIII 16, XVI 24, XX 95, XXII 63, XXVIII 42, XXX 36, XXXIII 114; Pg XI 106 (Che voce avrai tu più, se vecchia scindi / da te la carne, che se fossi morto / anzi che tu lasciassi il ‛ pappo ' e 'l ‛ dindi ', / pria che passin mill'anni?), 128 e 131, XIII 42, XIV 2, XVI 117 (prima che Federigo avesse briga) e 144, XVII 42 e 62, XX 42, XXVI 38 (prima che 'l primo passo lì trascorra), e 123, XXX 42, XXXI 107, XXXII 21, 24 e 56; Pd I 87, V 117, XIII 132, XV 71, XXIV 6, XXVIII 6, XXX 74 (di quest'acqua convien che tu bei / prima che tanta sete in te si sazi), e 135 (prima che tu a queste nozze ceni) , XXXII 45; Fiore CCXVIII 10.
Qui anche, assai interessante, Pd XIX 105 A questo regno / non salì mai chi non credette 'n Cristo, / né pria né poi ch'el si chiavasse al legno.
Nella dipendente temporale può talora aversi ellissi del verbo: Rime CII 49 e 50 Vertù che se' prima che tempo, / prima che moto o che sensibil luce; Cv II I 12 con ciò sia cosa che 'l dimostrare sia edificazione di scienza, e la litterale dimostrazione sia fondamento de l'altre, impossibile è a l'altre venire prima che a quella; IV XVIII 5 la vertude sia da ridurre ad essa prima che ad altro terzo che in noi sia; If VI 42 tu fosti, prima ch'io disfatto, fatto; Pg XXVI 93 son Guido Guinizzelli; e già mi purgo / per ben dolermi prima ch'a lo stremo; Pd IX 119 Da questo cielo... [Raàb] pria ch'altr'alma / del trïunfo di' Cristo fu assunta.
Vi sono dei casi in cui la componente di comparazione (sempre presente, nell'avverbio/congiunzione accanto a quella temporale, come implicazione di un ‛ riferimento ', e quindi di un ‛ secondo termine ' necessario) viene posta in primo piano, con un'accentuazione tutta particolare, in un impiego della congiunzione che da subordinante temporale si sposta tendenzialmente a comparativa (anche se il primo aspetto resta sempre chiaramente presente, tanto che in qualche caso non è ben distinguibile dal secondo), con ‛ p. che ' che viene quasi a equivalere a " piuttosto ": Cv IV XI 14 quelli prima morire vorrebbero che ciò fare; Pg XVII 39 Io [Lavinia] son essa che lutto, / madre, a la tua pria ch'a l'altrui ruina; Fiore XCI 13 pender prima i' sì mi lascerei, / ched i' uscisse fuor di mi' proposo (mentre il valore temporale è senz'altro prevalente in Pd X 24 Or ti riman, lettor, sovta 'l tuo banco, / dietro pensando a ciò che si preliba, s'esser vuoi lieto assai prima che stanco).
Quando ‛ p. che ', con valore temporale, è preceduto da negazione, tutto il nesso viene ad 'assumere il valore di " appena (che) " (cfr. R.C. Mäder, pp. 113-114): Pd XII 5 a rotar cominciò la santa mola; / e nel suo giro tutta non si volse / prima ch'un'altra di cerchio la chiuse; XXI 79 Né venni prima a l'ultima parola, / che del suo mezzo fece il lume centro, e anche XVIII 39 Io vidi per la croce un lume tratto / dal nomar Iosuè, com'el si feo; / né mi fu noto il dir prima ch'el fatto (" i due fenomeni si svolsero con tale simultaneità, che il dir non precorse il fatto: nello stesso istante udii il nome e vidi la luce muoversi ", Sapegno).
5. L'avverbio, e in alcuni casi la congiunzione, si uniscono a diverse preposizioni a formare dei sintagmi avverbiali abbastanza particolari e che, con l'andar del tempo, hanno assunto valore autonomo e si sono cristallizzati a formare un tutto non più analizzabile: per ‛ da p. ', che ricorre solo in Cv IV XXIII 15, Pd III 129 e Fiore CXVI 12, si può vedere sub v., mentre andranno esaminate qui le occorrenze di ‛ in p. ', dato sempre dagli editori in grafia divisa, fatta eccezione di Rime XCI 88 e di Fiore LXXXI 14 (per ‛ di p. ', che fra quelli riportati sembra essere stato il sintagma meno lessicalizzato, si veda sotto 1.).
L'uso del sintagma avverbiale non sembra differire da quello del semplice avverbio: Vn XXVII 3 3 Sì lungiamente m'ha tenuto Amore / e costumato a la sua segnoria, / che sì com'elli m'era forte in pria, / così mi sta soave ora nel core; Rime XCI 100 Canzone, a' tre men rei di nostra terra / te n'anderai prima che vadi altrove: / li due saluta, e 'l terzo vo' che prove / di trarlo fuor di mala setta in pria (da rilevare la posizione in rima, come in Cv III Amor che ne la mente 9); If XI 11 Lo nostro scender convien esser tardo, / sì che s'ansi un poco in prima il senso / al tristo fiato; Pg IV 99 Forse / che di sedere in pria avrai distretta!, e 133; Fiore LXXXI 14, tutti casi di priorità ‛ relativa '; in Pg XVI 91 (l'anima semplicetta... / Di picciol bene in pria sente sapore) vale " inizialmente ", e in If XXIV 143 (Pistoia in pria d'i Neri si dimagra; / poi Fiorenza rinova gente e modi) " in un primo tempo ", quindi tutti e due con un riferimento temporale di priorità ‛ assoluta ' (qui anche Pg XVII 9); infine, anche il tipo di riferimento ‛ seriale ' è presente, nel Convivio, per lo più in prosa (II VII 2 questa parte ha due divisioni: che in prima, cioè nel prima verso, narro... poi...; III IX 4, IV XIV 2 E in prima ... poi... Ultimamente, e XXI 2), ma anche in poesia: III Amor che ne la mente 9 certo e' mi conven lasciare in pria, / s'io vo' trattar di quel ch'odo di lei, / ciò che lo mio intelletto non comprende (ripreso in II 1 e in IV 2).
Come si è detto, si presentano anche diversi casi di ‛ in p. che ' (cfr. R.C. Mäder, pp. 121 e 113; G. Herczeg, pp. 38 e 61): Rime XCI 88 Canzon mia bella... / Se, cavalier t'invita o ti ritene, / imprima che nel suo piacer ti metta, / espia, se far lo puoi, de la sua setta; Pd XXX 138 l'alma... / de l'alto Arrigo, ch'a drizzare Italia / verrà in prima ch'ella sia disposta, e, di un certo interesse per la tmesi, If XIX 91 quanto tesoro volle / Nostro Segnore in prima da San Pietro / ch'ei ponesse le chiavi in sua balia?
Il sintagma ‛ ne la p. ', si presenta solo in Cv II XII 4 avvegna che duro mi fosse ne la prima entrare ne la loro sentenza, finalmente v'entrai.
6. In un caso p. viene ad assumere un valore sostantivale, in Cv IV II 6 Lo tempo, secondo che dice Aristotile nel quarto de la Fisica, è " numero di movimento, secondo prima e poi " (Si confronti Phys. IV 11, 219a 33-219b 2 " Cum autem prius et posterius est, tunc dicimus tempus: hoc enim est tempus, numerus motus secundum prius et posterius ".
Bibl. - J. Vising, Observations sur les rapports de temps dans certaines phrases temporelles françaises comparées aux phrases analogues italiennes, espagnoles, portugaises, latines, in " Studia Neophilologica " XI (1938-39) 237-250; P. Imbs, Les propositions temporelles en ancien français, Parigi 1956; J. Herman, La formation du système roman des conjonctions de subordination, Berlino 1963; R.C. Mäder, Le proposizioni temporali in antico toscano (sec. XIII-XIV), Berna 1968 (in partic. pp. 120-121, e, per il fenomeno della tmesi, 123-124); Rohlfs, Grammatica, §§ 936 (prima), e 769 (prima che). Per l'uso dei modi e dei tempi nelle subordinate temporali introdotte da ‛ p. che ' si vedano anche i §§ 694 e 716; C. Castelfranchi-D. Parisi, Analisi semantica dei locativi temporali, in La Sintassi, a c. di W. D'Addio e R. Simone, Roma 1969, 193-217 (in partic. pp. 204-207); A. Puglielli, Strutture sintattiche del predicato in italiano, Bari 1970, 116-129; J. Schmitt Jensen, Subjonctif et hypotaxe en Italien, Odense 1970, 481-502; M. Alinei, Primi appunti per una descrizione generativo-trasformazionale del nesso temporale, in Grammatica trasformazionale italiana, a c. di M. Medici e R. Simone, Roma 1971,13-22; M. Crisari-D. Parisi-A. Puglielli, Le congiunzioni temporali, spaziali e causali in italiano, ibid. pp. 117-134; F. Brambilla Ageno, Osservazioni sull'aspetto e il tempo del verbo nella " Commedia ", in " Studi di Grammatica Italiana " I (1971) 61-100 (in partic. pp. 65-67, 71); G. Herczeg, Sintassi delle proposizioni subordinate temporali nel Due e nel Trecento, in Saggi linguistici e stilistici, Firenze 1972, 27-105 (in partic. pp. 32, 38, 61), da confrontare con Appunti per una sintassi delle proposizioni temporali nel Trecento, in " Lingua Nostra " XXIII (1962) 104-109.