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primavera

di Andrea Mariani - Enciclopedia Dantesca (1970)
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primavera

Andrea Mariani

Nel Convivio il sostantivo indica la prima delle quattro stagioni in cui si suddivide l'anno: queste parti si fanno simigliantemente ne l'anno, in primavera, in estate, in autunno e in inverno (IV XXIII 14); corrisponde dunque all'aurora e all'età giovanile dell'uomo.

In p. la terra è disposta a ricevere in sé la informazione de l'erbe e de li fiori (II 7) più che in ogni altra parte dell'anno; perciò la p. è la stagione; del perenne rinnovarsi della natura. Essa è anche il tempo in cui arrivano le rondini; ma una rondine non fa primavera (I IX 9), come afferma Aristotele: " una enim hirundo non facit ver " (Eth. Nic. I 6, 1098a 18-19); frase divenuta proverbiale.

Nel Paradiso terrestre la p. può estendersi a tutto l'anno: qui primavera sempre e ogne frutto (Pg XXVIII 143); il passo è ispirato a Ovidio Met. I 107-109, dove si favoleggia dell'età dell'oro. Questa eterna p. dell'Eden va interpretata come simbolo della condizione d'innocenza precedente al peccato originale: " lo stato della innocenzia... è in perpetua primavera; non è molestato né dal caldo dell'eccessiva cupidità, né dal freddo dello excessivo... timore " (Landino).

Con un ovvio traslato (Pd XXVIII 116 L'altro ternaro, che così germoglia / in questa primavera sempiterna / che notturno Arïete non dispoglia) p. viene a significare la " beatitudine " (Buti) delle anime e la " perpetua gloria " (Vellutello) del Paradiso: " in caelo... est sempiterna viriditas " (Benvenuto). E se l'Empireo è una p., gli angeli sono gli alberi che in essa germogliano, i fiori che vi sbocciano: " l'immagine riesce alquanto inattesa e non sgorga necessariamente dal contesto... e tuttavia non è ridondante, poiché ad un tratto codesti particolari si confondono coll'insieme, facendo lampeggiare d'un riso primaverile tutta la scena " (Parodi, Lingua 213).

Un'altra evidente ispirazione ovidiana si ha in Pg XXVIII 51 mi fai rimembrar... qual era / Proserpina nel tempo che perdette / la madre lei, ed ella primavera; i commenti ricordano Met. V 385-408, ma divergono nell'interpretazione di ciò che Proserpina, rapita da Plutone presso Enna, perdette. Per suggestione del passo ovidiano (cfr. in particolare il v. 399 " collecti flores tunicis cecidere remissis ") p. viene spiegata come equivalente a " li fiuri ch'ella cogliva " (Lana), " flores quos legerat et in gremio habebat " (Serravalle). Ma già il Buti interpreta p. in .senso più vasto: " lo prato e la verdura, nella quale ella era a cogliere fiori ", cioè " la perduta amena regione onde fu rapita " (Lombardi). Più debole una terza interpretazione: " il fiore della verginità " (" flos temporis " di Sap. 2, 7). La prima interpretazione è confermata da Pd XXX 63 vidi lume informa di rivera / fulvido di fulgore, intra due rive / dipinte di mirabil primavera. D. vuol dare l'immagine di " fiori mirabili a vedersi per il numero grande e per la vivezza dei colori ", così belli che in confronto " scolorisce la primavera ammirata a destra e a sinistra della sponda del Lete, pallida immagine di questa divina fiumana " (Pietrobono). L'immagine della p. porta come conseguenza che i beati sono visti come fiori(v. 65) e gli angeli come faville (v. 64) che vi s'immergono, inebriate da li odori (v. 67) a somiglianza di api.

V. la voce seguente.

Vocabolario
primavera dei popoli
primavera dei popoli loc. s.le f. 1. Denominazione, nata in ambienti mazziniani, dell’insieme dei moti rivoluzionari scoppiati in Europa tra il gennaio del 1848 e la primavera del 1849. 2. Per estensione, ogni moto di ribellione popolare...
primavèra
primavera primavèra s. f. [lat. pop. *primavera, rifacimento del lat. class. primo vere «all’inizio della primavera (ver veris)»]. – 1. La prima delle quattro stagioni dell’anno, fra l’inverno e l’estate, che va dal 21 marzo al 21 giugno...
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