ARDINGHELLI, Primerano
Nato a San Gimignano forse ai primi del sec. XIV da Gualtieri, seguì le tempestose vicende della sua famiglia, ostinatamente ribelle al regime guelfa e perciò a lungo bandita in esilio.
Entrato nel 1342 nelle grazie di Gualtieri di Brienne duca d'Atene e signore di Firenze., l'A. riuscì a ottenere da lui concreti aiuti per occupare prima Citerna, antica rocca della sua famiglia, e per assalire infine la stessa San Gimignano; ma il tentativo (8 maggio 1342) fallì per la resistenza delle milizie comunali. Nel corso dello stesso anno, però, gli Ardinghelli, con l'aiuto del duca, riuscirono a farsi riammettere in patria. Nel 1343, dopo la cacciata da Firenze di Gualtieri di Brienne, furono tuttavia di nuovo mandati in esilio. L'A., allora, con l'aiuto di alcuni Fiorentini, organizzò un nuovo colpo di mano per impadronirsi della città. Mentre suo fratello Rossellino, non colpito dal bando, e rimasto perciò in San Gimignano, provvedeva a raccogliere armati all'interno, l'A. s'accostava alle mura; ma, per la defezione di uno dei capi, la congiura fallì e a stento Rossellino riuscì a salvarsi con la fuga e a raggiungere il fratello, ritiratosi senza aver neppur tentato l'assalto. Le autorità comunali, con sentenza del 10 marzo 1344, condannarono a morte in contumacia i due fratelli e i loro seguaci, ma non per questo diminuì la loro attività, esplicantesi in una continua e feroce guerriglia. Invano anche il Comune di Firenze pronunciò contro gli irriducibili ribelli due successive condanne, nel 1346 e nel 1347; per far ritornare la pace nel territorio sangimignanese fu necessario il 7 agosto 1349 revocare il bando e riaccogliere nella città gli Ardinghelli e i loro seguaci.
Ma la pace durò ben poco: nel 1351 gli Ardinghelli ottennero che dai patti che avevano regolato la pacificazione due anni prima fosse tolto un articolo a loro sfavorevole. Ciò inasprì i loro avversari, capitanati dai Salvucci. Costoro nel 1352 accusarono formalmente gli Ardinghelli di volersi rendere signori del Comune e ne resero persuaso il podestà Benedetto Strozzi, il quale, arrestati, senza alcuna prova, Primerano e Rossellino, li fece decapitare sulla scala del Palazzo comunale il 19 agosto.
Tale inconsulta esecuzione fu causa di più gravi turbamenti interni e provocò reiterati interventi fiorentini, finché nel 1353 gli Ardinghellí, non ritenendo di poter oltre resistere alla invadente pressione dei rivali Salvucci, convinsero il Consiglio comunale a sottomettere la città a Firenze.
Bibl.: G. V. Coppi, Annali, memorie ed huomini illustri di Sangimignano,Firenze 1695, pp. 262 ss., 268-76; L. Pecori, Storia della terra di San Gimignano,Firenze 1853, pp. 158-164, 167-170; A. Miglianti, P. A., in Miscell. stor. della Valdelsa,XXXI(1923), pp. 44-51; C. Talei-Franzesi, Il libro d'oro di un libero Comune italiano del secolo XIV,Firenze 1941, pp. 13, 26.