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primitivo

Dizionario di filosofia (2009)
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primitivo


Dal lat. primitivus «primo in ordine di tempo». In questa accezione il termine è usato in varie lingue europee per indicare la forma originaria o più antica di un’istituzione (per es., la Chiesa p., nel senso di Chiesa paleocristiana), oppure per descrivere una condizione attuale che ricorda la forma antica. In un’accezione analoga, il termine può essere applicato agli abitanti indigeni di un dato luogo, o ai progenitori di una popolazione. Con l’affermarsi della teoria evoluzionistica, l’aggettivo p. cominciò a essere impiegato, assieme al già consolidato selvaggio, per descrivere le prime popolazioni umane e le loro usanze, o per designare le società e le istituzioni contemporanee che si pensava fossero ferme a uno stadio primordiale di sviluppo. Il mutamento semantico che si verificò fu sottile ma significativo. Esso implicava l’idea che tutte le popolazioni e le società umane fossero partite da una condizione originaria comune, e che alcune di esse fossero rimaste p., ossia che non fossero progredite in misura significativa rispetto a tale punto di partenza comune. Già nel 17° sec. alcuni autori avevano sostenuto che i popoli «selvaggi» contemporanei rappresentavano lo stadio p. della società moderna, ma fu con l’Illuminismo che si affermò un’interpretazione della storia universale basata sull’idea di un inevitabile progresso dallo stato originario selvaggio alla barbarie alla più alta condizione umana, la civiltà. Da questi presupposti teorici si sviluppò l’antropologia evoluzionistica ottocentesca. Successivamente, spogliato da ogni connotazione valutativa in senso negativo, il termine p. è stato usato da vari antropologi per designare alcune caratteristiche delle società semplici, o preletterate. Lévy Bruhl, per es., negli anni Venti del Novecento avanzò l’idea di una «mentalità p.» qualitativamente differente da quella dei propoli cosiddetti progrediti o civili, caratterizzata da un pensiero prelogico e dominata dalla credenza in forze sovrannaturali. Questa tesi fu fortemente criticata da Malinowski e soprattutto da F. Boas, secondo il quale tutte le popolazioni esistenti hanno una struttura psichica simile: «Non esiste alcuna differenza sostanziale tra il modo di pensare dell’uomo p. e quello dell’uomo civilizzato», si legge nella prefazione all’ed. del 1938 di The mind of primitive man (trad. it. L’uomo primitivo). Le differenze nei sistemi di credenze e nelle usanze sarebbero frutto dell’invenzione individuale, sotto la pressione di fattori locali, o, più frequentemente, a seguito di contatti con altre popolazioni sfociati in una guerra o in un’assimilazione pacifica. Il termine p. continua a essere impiegato nello studio delle società umane in riferimento a gruppi o popolazioni ‘semplici’ dal punto di vista dell’organizzazione politica, economica e sociale e delle acquisizioni tecnologiche, ma le sue inevitabili associazioni con schemi evolutivi basati sull’idea di progresso e il riferimento sempre implicito a un giudizio di valore, a una gerarchia di ‘superiore’ e ‘inferiore’, hanno indotto a metterne in discussione in misura crescente la legittimità e l’utilità.

Vedi anche
antropologia Scienza dell’uomo, considerato sia come soggetto o individuo, sia in aggregati, comunità, situazioni. 1. antropologia fisica Ramo delle scienze biologiche che studia l’umanità dal punto di vista naturalistico, cioè in quanto costituente un particolare gruppo zoologico, sulla scorta di caratteri morfologici ... persona Individuo della specie umana, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale ecc., considerato sia come elemento a sé stante sia come facente parte di un gruppo o di una collettività. antropologia A partire dagli studi di L. Lévy-Bruhl, M. Leenhardt e, soprattutto, M. Mauss, la ricerca antropologica ... civiltà civiltà Nel suo significato più ampio per civilta si intende la forma in cui si manifesta la vita materiale, sociale e spirituale di un popolo di un’età, di un’epoca. Per i latini civilitas (da civis «cittadino») era la società degli abitanti della città che, in quanto condizione privilegiata rispetto ... tabu Proibizione di carattere magico-religioso nei confronti di oggetti, persone, luoghi considerati di volta in volta sacri, oppure contaminanti, impuri e dunque potenzialmente pericolosi. ● Un genere particolare del tabu è quello che riguarda le parole o i nomi; esso si fonda sulla concezione secondo cui ...
Altri risultati per primitivo
  • primitivo
    Enciclopedia on line
    Antropologia Società primitive Termine introdotto nella seconda metà dell’Ottocento dagli antropologi evoluzionisti in riferimento alle prime società umane e alle loro usanze; per estensione, alle società e alle istituzioni contemporanee ferme a uno stadio primordiale di sviluppo. Il termine implicava ...
Vocabolario
primitivo¹
primitivo1 primitivo1 agg. [dal lat. primitivus «primo», der. dell’avv. primĭtus «in primo luogo», der. di primus «primo»]. – 1. Che è relativo a, o proprio di, un periodo di tempo anteriore a quello attuale: egli in se stesso faccendo...
primitivo²
primitivo2 primitivo2 s. m. [dall’aggettivo prec., con riferimento alla maturazione precoce]. – Vitigno pugliese da vino rosso, detto anche primativo, coltivato spec. nelle province di Brindisi e Taranto: ha grappoli cilindrici, di colore...
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