principe (prencipe; prenze; prinze)
Per " colui che ha dominio e sovranità su un principato ": Cv IV IV 4 a queste guerre e le loro cagioni torre via, conviene di necessitade tutta la terra, e quanto a l'umana generazione a possedere è dato, essere Monarchia, cioè uno solo principato, e uno prencipe avere; V 4 e 12. Con riferimento specifico all'imperatore romano: IV IV 8 lo romano principe; V 8 la voce d'un solo, principe del roman popolo e comandatore (Augusto); VIII 4 con tutta reverenza e a lo Principe e al Filosofo portando.
Genericamente per i " governanti " di uno stato o di una città: Cv IV VI 19 Guai a te, terra, lo cui re è fanciullo, e li cui principi la domane mangiano (Eccl. 10, 16-17 " vae tibi, terra, cuius rex puer est, et cuius principes mane comedunt "; un altro caso nello stesso paragrafo), e 20 dico a voi, Carlo e Federigo regi, e a voi altri principi e tiranni; XXIV 9, nel titolo dell'opera di Egidio eremita, lo Reggimento de' Principi, la cui versione antica pare che D. conoscesse; Pd VI 45 Sai quel ch'el [il sacrosanto segno] fé portato da li egregi / Romani incontro a Brenno, incontro a Pirro, / incontro a li altri principi e collegi, " duces et communitates " (Benvenuto). In Vn XXX 1 scrissi a li principi de la terra, la maggior parte dei commentatori intende " ai principi, ai governanti del mondo ": in D. non mancano infatti esempi di ‛ terra ' per " mondò " (cfr. Pg XIV 150); inoltre era nelle tradizioni delle scuole medievali di grammatica l'uso di tale vocativo nelle lettere indirizzate ai potenti del mondo. Altri commentatori chiosano " ai principali, ai più importanti cittadini " per l'uso frequente di ‛ terra ' per " città " (cfr. If V 97, XVI 58, XXIII 105, ecc.; per la questione si vedano i commenti ad l. del Casini e del Mattalia).
Come generico titolo nobiliare che nella gerarchia araldica è il più eminente, in Cv IX 5 questi nobili sono principi, baroni, cavalieri, e molt'altra nobile gente, e Fiore CI 4 un'or divento prete, un'altra frate, / or prinze, or cavaliere, or fante, or paggio. Per le anime beate, considerate come dignitari della corte celeste: Pd XXV 23 così vid'ïo l'un da l'altro grande / principe glorioso essere accolto, dove il termine è riferito a s. Giacomo e a s. Pietro, altrove indicati con l'appellativo ‛ barone ' (XXIV 115 e XXV 17). Non espressamente p. sono chiamate da D. le anime della valletta dell'Antipurgatorio, di solito designate come ‛ p. negligente ': v. ANTIPURGATORIO; NEGLIGENTI; VALLETTA DEI PRINCIPI.
Detto degli ordini angelici, i Principati, in Pd VIII 34 Noi ci volgiam coi principi celesti / d'un giro e d'un girare e d'una sete.
Si dice di chi è primo per merito in un'arte, tanto da esserne considerato " capo ", " maestro ": Cv IV ne 10 in ciascuna arte e in ciascuno mestiere li artefici e li discenti sono, ed esser deono, subietti al prencipe e al maestro di quelle, in quelli mestieri e in quella arte, 11 e 12; oppure, con riferimento a priorità nel tempo e nell'autorità, è riferito al filosofo che fu iniziatore e capo di una scuola o corrente: IV VI 9 Furono dunque filosofi molto antichi, de li quali primo e prencipe fu Zenone, e 11 fu primo e prencipe uno filosofo chiamato Epicuro. Ancora con l'accezione di " capo ", " guida " il termine indica s. Francesco e s. Domenico, in Pd XI 35 [Dio] due principi ordinò in... favore della Chiesa. E Bonifacio VIII, in If XXVII 85, è detto principe d'i novi Farisei.
Il francesismo prenze è presente in Rime LXXXIII 114 Oh falsi cavalier, malvagi e rei, / nemici di costei [la leggiadria], / ch'al prenze de le stelle s'assimiglia!, al " sole ". Per l'occorrenza di Pg X 74, v. Petrocchi, ad locum.