Vedi PRINIAS dell'anno: 1965 - 1996
PRINIAS
Villaggio, quasi al centro dell'isola di Creta sulle estreme propaggini orientali della catena dell'Ida, presso il quale sono stati rinvenuti gli avanzi di un antico stanziamento che occupava un ampio pianoro a triangolo (560 m E-O × 235 N-S), localmente detta Patèla, formante il cocuzzolo di una collina.
La città - i cui resti più cospicui sono databili fra l'alto arcaismo e l'ellenismo tardo - va probabilmente identificata con la Ρυζηνία (Rhyzenìa) ricordata da Stefano di Bisanzio, come sembra suggerire una iscrizione purtroppo frammentaria rinvenuta sulla Patèla stessa (Inscr. Cret., i, p. 296, n. 2). Su un'altra iscrizione (Inscr. Cret., i, p. 294) apprendiamo che nei primi decennî del II sec. a. C. Rhizenia ed il suo territorio passarono in mano della vicina Gortina, con la quale sembra, ancora in età imperiale, accomunata (Inscr. Cret., i, p. 302, n. 29).
Situata in posizione dominante, sulla importantissima strada Cnosso-Gortina, la città non sembra abbia avuto una cinta muraria: piuttosto qua e là poderosi muri a blocchi irregolari difendevano i punti meno sicuri, mentre l'unico possibile accesso sul lato O era sbarrato da una poderosa fortezza quadrata lunga 41 m, con torri quadrate sporgenti agli angoli, databile al V sec. a. C., ma in uso fino a tarda età ellenistica. Le tracce più antiche dell'occupazione della Patèla ci riportano all'età protogeometrica (idoli in terracotta, vasi dipinti, pietre funerarie con figure graffite); rarissimi sono i frammenti ceramici del Tardo-Minoico III.
I resti più importanti rimessi in luce dagli scavi - condotti negli anni 1907 e seguenti dalla Missione Archeologica Italiana sotto la direzione di L. Pernier - sulla Patèla di P., sono quelli di due templi arcaicissimi. Si tratta di due edifici la cui forma è fondamentalmente quella del mègaron miceneo; l'uno (tempio B) con vestibolo, cella e opistodomo, l'altro (tempio A) costituito da un pronao e una cella, molto allungata. In entrambe le celle vi è, al centro, al posto del focolare miceneo, una fossa rettangolare sacrificale nella quale venivano bruciate le vittime e in quella del tempio A, addossate ai due lati brevi della fossa si sono trovate due basi di colonna poste su un'unica linea che servivano a sostenere il tetto e dividevano il vano in due navate. Pare che i templi fossero ipetrali data la presenza delle fosse sacrificali, con resti di animali combusti.
Dal tempio A provengono alcune lastre in pòros facenti parte di un fregio continuo che ornava la sommità della fronte del pronao, divisa in due da un pilastro rettangolare mediano. Queste lastre sono decorate a rilievo con una teoria di cavalieri nudi, con scudo e lancia, su cavalli dalle lunghissime gambe. Del più grande interesse è pure la decorazione dell'ingresso alla cella: due dee in trono (Rhea?) scolpite a tutto tondo e contrapposte, poggiano sull'architrave della porta decorato, a rilievo piatto, con leoni, pantere e cervi; nello specchio inferiore dell'architrave erano ancora due figure femminili ritte, in posizione frontale, in tutto simili a quelle sedute rivestite da chitone pesante, mantelline e con alto pòlos sul capo.
Mentre l'antica tradizione geometrica è evidente nel fregio dei cavalieri, nella decorazione dell'ingresso alla cella abbiamo uno degli esempî più cospicui della primitiva arte "dedalica" (la datazione più probabile per la decorazione del tempio A è la metà del VII secolo).
Altre sculture arcaiche provengono dalla Patèla di P., spesso rinvenute riadoperate, sia nelle case che occupavano la spianata sia nella fortezza. Di notevole interesse due stele arcaiche con figure di guerriero, incise, ed una con figura femminile. Interessanti pure i ricchi pìthoi arcaici, decorati a impressione o a rilievo recuperati un po' dovunque e le numerose iscrizioni che ci attestano, fra l'altro, apertamente un culto di Atena.
Bibl.: N. Taramelli, in Mon. Ant. Lincei, IX, 1899, p. 328 ss.; F. Halbherr, in Amer. Journ. Arch., V, 1901, p. 399 ss.; Rend. Linc., XIV, 1905, p. 402 ss.; L. Pernier, in Boll. d'Arte, II, 1908, p. 440 ss.; id., in Mem. Ist. Lomb., XXII, 1910-1912, p. 53 ss. e 213 ss.; id., in Annuario Atene, I, 1914, p. 19 ss.; L. Pernier-L. Banti, Guida degli scavi italiani a Creta, Roma 1947, p. 75 ss.; P. Demargne, La Crète dédalique, Parigi 1947, passim. Per le iscrizioni v. M. Guarducci, Inscriptiones Creticae, I, 1935, p. 294 ss.