PRITANIA (πρυτανεία, prytanêa)
1. Con questo nome s'indicava in Atene il periodo di tempo durante il quale una medesima tribù deteneva il potere. Vigeva cioè il principio che la bulè non governasse tutto l'anno al completo, bensì fosse divisa in dieci sezioni, corrispondenti alle dieci tribù, e tutte le sezioni fossero chiamate al governo successivamente secondo un ordine determinato da sorteggio. Pritania era pertanto il lasso di tempo fra l'entrata in carica d'una sezione e quella della successiva: lasso corrispondente alla decima parte dell'anno. E dunque, secondo il calendario civile di Clistene, che, giusta un'ipotesi alquanto controversa, fissava l'anno normale a 360 giorni e il bisestile a 390, la pritania avrebbe corrisposto in un primo tempo a un periodo rispettivamente di 36 o di 39 giorni. Più tardi, dopo la caduta dei 400, l'anno civile fu fatto corrispondere a quello lunare, e venne così a contare 354 giorni e, nell'anno intercalare, 384; allora la pritania abbracciò normalmente 35 o 36 giorni e nell'anno intercalare 38 o 39. Secondo Aristotele il giorno in più era assegnato alle prime quattro pritanie, che dunque avrebbero contato rispettivamente 36 o 39 giorni. La questa regola non fu sempre osservata, e vi sono anzi grandi irregolarità. Il controllo è possibile per gli anni dopo il 338-7, poiché solo a partire da questo anno nelle datazioni ufficiali appare la duplice indicazione del giorno del mese e del giorno della pritania e dei rapporti fra pritania e mese. Quando le tribù salirono a dodici, per l'aggiungersi dell'Antigonide e della Demetriade alle dieci clisteniche (307-6), il numero delle pritanie corrispose a quello dei mesi; e la durata fu la medesima, 29 o 30 giorni. Ma non sempre vi fu corrispondenza esatta fra pritania e mese, perché si dava il caso che a mese di 30 giorni corrispondesse pritania di 29 o viceversa. Nell'anno intercalare a 13 mesi di 29 o 30 giorni corrispondono 12 pritanie di 32 giorni.
2. Pritanie si dicevano inoltre le sportule giudiziarie che, come sembra, si pagavano in tutte le cause civili; ed è congettura probabile che il loro nome risalga a un tempo in cui i processi civili fossero regolarmente istruiti dall'arconte, che aveva sede nel pritaneo.
Bibl.: i. G. Busolt e H. Swoboda, Griechische Staatskunde, Monaco 1926, p. 1028 segg., e passim; G. Glotz, La cité grecque, Parigi 1927, p. 219 segg.; W. Kubitschek, Grundriss der antiken Zeitrechnung, Monaco 1928, p. 162 segg.; B. D. Meritt, The Athenian Calendar in the fifth Century, Cambridge 1928. - 2. G. De Sanctis, Atthis, 2ª ed., Torino 1912, pp. 155 427; G. BUsolt e H. Swoboda, op. cit., p. 788, n. 1, e bibliografia ivi citata.