PRIULI
. Famiglia patrizia veneziana, d'incerta origine, forse discendente dai Caloprini, e quindi dal nucleo originario dei fondatori di Venezia. Storicamente, appare sulla fine del sec. XI, durante le Crociate e nelle prime imprese veneziane d'Oriente. Facevano parte del Maggior Consiglio, prima della "serrata"; all'atto di questa ne vennero esclusi, ma furono poi riammessi nel 1310. I P. si affermarono presto per ricchezza e intraprendenza commerciale; furono particolarmente dediti al commercio di banco. Si suddivisero in varî rami: di Cannaregio, di San Polo (detti "i grassi"), di San Felice (detti "scarponi"), di San Stae (Eustachio) (detti "Bruolonghi"), di San Polo (detti "Gran Can"), di San Samuele, di San Giovanni Nuovo, di San Pantaleone, ecc.
Questa famiglia diede a Venezia tre dogi: Lorenzo, di Alvise, succeduto a Francesco Venier (14 giugno 1556-4 novembre 1559); Girolamo, fratello del precedente, unico esempio nella serie dogale veneziana, di due fratelli succedutisi nella ducea (1 settembre 1559-1 novembre 1567); Antonio, di Girolamo (5 aprile 1618-12 agosto 1623). Cardinali furono Lorenzo, di Giovanni (1537-1600), ambasciatore in Francia, Spagna, Firenze, Patriarca di Venezia, creato da Clemente VIII (1596); Matteo, di Antonio (1583-1624), fatto cardinale da Paolo V (1616); Pietro (1669-1728), fatto cardinale da Clemente XI (1707); poi vescovo di Bergamo e gran penitenziere della repubblica di Venezia; Alvise, di Marcantonio (1651-1720), fatto card. da Clemente XI (1712); Antonio Mario (1707-1772), fatto card. da Clemente XIII (1758). Fra i membri della famiglia furono anche numerosi vescovi e arcivescovi, procuratori di San Marco, diplomatici, guerrieri, ecc. Fra questi, si possono ricordare Francesco, di Giovanni (1430 circa-1490), capitano generale da mare, destinato alla difesa di Cipro contro le minacce aragonesi, il quale contribuì a ottenere la cessione di quel regno alla repubblica da parte di Caterina Cornaro; Francesco, di Michele, diplomatico (1570-1610); Francesco, di Bernardino, astrologo celebre al tempo di Leone X; Giacomo, di Nicolò (morto nel 1379), adoperato dalla repubblica in numerose ambascerie: all'imperatore Carlo IV, ai duchi d'Austria Leopoldo e Alberto, ai Carraresi; Gianfrancesco, di singolare perizia finanziaria, che riuscì a compiere, fra il 1577 e il 1584, l'ammortamento dell'ingente debito di guerra contratto dalla repubblica per le campagne contro il Turco: Pietro, di Federico (1568-1610), diplomatico; Andrea, di Pietro, procuratore, autore di rime e astronomo (pubblicò un trattato De ortu et occasu stellarum fixarum); Alvise, di Marco (1497-1560), prelato di grand'ingegno, conoscitore delle lingue orientali, ambasciatore in Inghilterra, intrinseco del cardinale Polo, di cui seguì tutti i viaggi e nunciature, in Francia, Inghilterra, Germania, al concilio di Trento.
Il Banco dei Priuli ebbe rinomanza e fortuna nella seconda metà del sec. XV; poi seguì le sorti di tutta la compagine bancaria e finanziaria veneziana, travolta, agl'inizî del sec. XVI, dalle mutate condizioni eeonomiche e politiche d'Europa, che si riflettevano su Venezia; il crollo avvenne quando a capo del banco era Girolamo il diarista. A Venezia sussistono varî palazzi Priuli: a S. Giovanni Nuovo: già affrescato da Palma il Vecchio (archiacuto venez. sec. XV), con una bellissima bifora d'angolo, portale, scala scoperta; a S. Stae, sul Canal Grande (palazzo Priuli-Don-Dandolo), originariamente costruzione gotica (sec. XV), con avanzi bizantini del sec. XIII, ma rimaneggiata radicalmente; a S. Felice, adiacente al palazzo Giovanelli; S. Cassiano, palazzo Priuli-Pesaro (secolo XVII); S. Giovanni Decollato (San Zan Degolà), pal. Priuli-Stazio (sec. XVI), su modello (7) di Jacopo Sansovino. Appartenne ai P., per qualche tempo, anche il Fondaco dei Turchi (v. pesaro: Famiglia).
Esistono pure varî monumenti funerarî di membri della famiglia P.: di Clara Priuli, nel transetto di S. Giacomo dall'Orio (arte lombarda, sec. XVI); dei dogi Girolamo e Lorenzo, a San Salvatore, arte classica, di Cesare Franco, padovano, ecc. Il doge Girolamo P. è ritratto da Iacopo Tintoretto, nella Scala d'Oro del Palazzo Ducale di Venezia; dei fratelli dogi, Lorenzo e Girolamo, vi sono i ritratti di Iacopo Palma il Giovane nella sala del Senato nel medesimo palazzo (di fronte al trono), ecc.
Un ramo della famiglia ebbe l'investitura della contea di Sanguinetto (Verona, 1552); un altro ebbe il titolo comitale dell'impero austriaco (1829). La famiglia P. continua nei discendenti dal ramo di S. Polo, residenti a Torino e Varallo Pombia (Novara); e nei Priuli-Bon (Venezia, Padova, Firenze).
Bibl.: Per la famiglia P. in genere, V.: V. Bianco, Il Panigirico... detto per nome dei signori stabili all'ill.mo A. Antonio Priuli, capitano di Padova, Padova 1600; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare ital., Milano 1932, V, pp. 508-510. Sui dogi Priuli, v. le opere generali di storia veneziana (v. venezia). - Su Alvise Francesco di Giovanni e su Francesco di Michele, v.: Cicogna, Iscriz. venez., III; p. 406-407; P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori, Roma 1929, pp. 175-76; su Francesco di Bernardino, v.: Cicogna, op. cit., III, pp. 410-411; su Pietro di Federico, v.: id., op. cit., III, p. 438; su Zilia Dandolo Priuli, dogaressa, v.: P. Molmenti, La dogaressa di Venezia, Torino 1884.