Vedi PRIVERNO dell'anno: 1965 - 1996
PRIVERNO (v. vol. VI, p. 477)
Recenti studi, culminati negli scavi attualmente in corso destinati alla realizzazione del Parco Archeologico di P., stanno radicalmente reimpostando la lettura dei temi storici e topografici della città e del suo territorio.
Anzitutto è stata sottolineata la posizione del centro: P. sorse a controllo della valle dell'Amaseno, punto di confluenza di assi naturali di attraversamento dei Lepini e principale tramite fra la valle del Sacco e la Pianura Pontina; da quest'ultima, mediante direttrici quali la via pedemontana dei Lepini e, più tardi, la Via Appia, il territorio privernate veniva a legarsi con l'area albana a Ν e, principalmente, con lo scalo di Terracina a S.
Lo sfruttamento di queste linee sembra già delinearsi in età pre- e protostorica, come provano insediamenti di varie epoche individuati sia lungo la valle dell'Amaseno (Roccagorga, Fossanova-Molino dell'Abbadia) che allo sbocco di questa sulla via pedemontana dei Lepini e sulla Pianura Pontina (Valle Fredda, Colle Pistasale).
La città di P. viene ricordata come volsca a partire dal 358 a.C. (Liv., VII, 16, 3-6). L'ubicazione della P. volsca rimane ancora sconosciuta. Sul territorio pochi materiali alto-repubblicani provenienti da raccolte di superficie sembrano segnalare ancora frequentazioni sul sito di Colle Pistasale, mentre un bronzetto arcaico e un'olla d'impasto, forse ancora di V sec. a.C., dall'area della città romana, segnalano l'avvenuta occupazione di questo nodo viario.
All'opera di romanizzazione che seguì la conquista sono state invece riferite le tracce di una divisione agraria recentemente individuata nella Pianura Pontina, a cavallo della Via Appia (fra le migliare 45 e 57) e lungo l'Ufente (su un territorio quindi che può corrispondere a parte dell'Ager Privernas confiscato), impostata sull'orientamento astronomico e articolata in quadrati di 10 actus di lato. Inoltre, zone di insediamento mediorepubblicano sono state individuate ancora nell'area di Colle Pistasale, mentre materiali votivi di fine IV sec. a.C. segnalano la presenza di un luogo di culto nell'area della futura colonia romana.
La città di P. venne rifondata nella seconda metà del II sec. a.C. come colonia romana retta da praetores duoviri, in un sito di pianura privo di continuità di vita dal Medioevo, l'odierna piana di Mezzagosto.
L'impianto urbanistico venne programmato secondo un reticolo regolare impostato su assi non ortogonali, sull'esempio di modelli analoghi quali Sepino e Aquino. Una recente proposta (Cancellieri) riconosce la scansione in isolati parallelepipedi, in cui sembrerebbero essere inserite con regolarità le strutture originarie delle domus.
La città era racchiusa da una cinta muraria in opera incerta con torri rotonde poste a rinforzarne gli angoli. Il perimetro del circuito difensivo, evidenziato sul lato NO dai recenti scavi e ricostruibile sul fianco O e SO grazie anche alla presenza di strutture difensive post- antiche, rimane ipotetico per il settore occidentale.
Nella realizzazione del piano urbanistico, particolare cura venne posta al problema del deflusso delle acque del sito di fondovalle, risolto con la realizzazione di un'opera idraulica che, regolarizzando e in parte racchiudendo in un canale voltato un corso d'acqua affluente dell'Amaseno, fungeva, seguendo le naturali pendenze, da drenaggio urbano e da collettore principale.
I resti di un asse basolato E-0 localizzano la probabile viabilità principale della città, sulla quale un arco a conci di calcare (oggi in pochi resti) potrebbe indicare un ingresso all'area centrale monumentale. Qui infatti l'asse viario veniva a lambire il lato Ν del foro, separando dalla piazza vera e propria, lasciata a S, un'area templare. Si conservano i podi modanati di un tempio tuscanico, identificato nel Capitolium della colonia, affiancato a O da un sacello minore. Dall'area templare (oltre ai votivi mediorepubblicani), provengono numerosi elementi di decorazione fittile architettonica, assegnati in parte all'epoca della fondazione coloniale (impianto del Capitolium) e in parte alla prima età augustea.
Di recente individuazione, subito a O della piazza forense, sono infine i resti del teatro della città, già conosciuto per via epigrafica, indagato parzialmente e subito reinterrato; si tratta di un edificio di c.a 50 m di diametro che verrà forse reinglobato come bastione difensivo nelle mura post-antiche.
Il settore NO della città, compreso fra l'asse viario e le mura, venne destinato, fin dalla prima fase di impianto urbano, a un quartiere di edilizia residenziale di alto livello. Si conoscono attualmente parti di almeno tre domus, fra le quali spiccano quelle «della soglia nilotica» e «dell'emblema figurato». Della prima restano ambienti, fra i quali il tablino, dislocati attorno a un giardino porticato, mentre la seconda, il cui scavo del 1957 è stato di recente recuperato e ampliato, ha rivelato un impianto originale impostato su un atrio tuscanico e peristilio, con successivi rimaneggiamenti culminati in una completa rivoluzione dovuta alla costruzione nella media età imperiale di un edificio termale che ne ha obliterato una gran parte.
Le due abitazioni devono i loro nomi a due mosaici di altissimo rilievo nel pur ricco corredo di pavimentazioni di cui erano dotate. Si tratta, per la prima, della soglia musiva nilotica policroma che accompagnava la pavimentazione a cassettonato del tablino, datata agli ultimi decenni del II sec. a.C.; per la seconda della pavimentazione forse di un triclinio, con emblema centrale figurato policromo, in gran parte lacunoso, inquadrato da un fregio con frutta e maschere sceniche, databile alla fase di transizione fra I e II stile della pittura parietale. Entrambi, chiare espressioni di arte ellenistica, si collocano fra i più antichi mosaici figurati di Roma e del Lazio.
Nei recenti scavi sono stati individuati livelli di vita fino al XII sec. d.C., che testimoniano l'occupazione del sito, pur con una forte contrazione iniziale del nucleo urbano testimoniata dal ridotto percorso del circuito difensivo post-antico e in forme non chiare per le fasi finali, fino ad avanzata età medievale, quando l'area di pianura venne abbandonata a favore di quella di sommità dell'attuale Priverno.
Dalla città antica proviene abbondante materiale archeologico, in parte confluito in altre collezioni statali e in parte nel Museo Archeologico Comunale di Priverno. Fra questo materiale devono essere segnalati i complessi scultorei, per i quali i recenti studi hanno precisato le provenienze e rivisto le problematiche e la lettura: le statue colossali di imperatori giulio-claudi (statua seduta di Tiberio, busto di Claudio, forse un Augusto, tutti ai Musei Vaticani, gruppo forse parte di una «galleria» imperiale), il ritratto di Germanico ai Musei Capitolini, il busto del senatore L. Iulius Ursus ai Musei Vaticani (creduto di provenienza ostiense), i ritratti provenienti da una villa rustica ubicata nella piana di Ceriara ora al Museo Nazionale Romano, identificati attualmente con una «galleria di famiglia» di tarda età repubblicana. Dalla città proviene inoltre un frammento di naòs egizio ora ai Musei Vaticani, che conferma la presenza a P. del culto di Iside, già attestato per via epigrafica.
Bibl.: Un'ampia, recente sintesi storico-topografica e un quadro analitico delle principali testimonianze della città romana (strutture, mosaici, materiali statuarî, materiali epigrafici, terrecotte architettoniche e altro) è in M. Cancellieri, M. L. Morricone, Privernum, I. La topografia, i mosaici, le sculture, Roma 1996, con bibliografia precedente.
Si vedano inoltre: M. Cancellieri, Un'iscrizione inedita di Priverno, in RendLinc, s. VIII, XXIX, 1974, pp. 245-252; G. M. De Rossi, Lazio meridionale, Roma 1980, pp. 126-130; M. Cancellieri, Privernum, in Enea nel Lazio (cat.), Roma 1981, pp. 78-79; M. L. Morricone, ibid., p. 80; M. Cancellieri, Lo sbocco meridionale della valle interna dei Lepini: Privernum e il suo territorio, in BLazioMerid, XI, 1979-1982, pp. 35-41; R. Righi, Nuove ricerche e rinvenimenti nel Lazio costiero meridionale, in Archeologia Laziale VI (QuadAEI, 8), Roma 1984, pp. 178-187; M. Cancellieri, in Enciclopedia Virgiliana, III, Roma 1990, pp. 282-283, s.v.
Per le presenze preistoriche del territorio: A. G. Segre, I. Biddittu, Giacimenti quaternari e preistorici dei monti Lepini, in BLazioMerid, XI, 1979-1982, pp. 5-18; E. Angelini, Su alcuni insediamenti preistorici nei colli Seiani di Priverno, Priverno 1990.
Per il sito di Colle Pistasale e i votivi medio-repubblicani di Mezzagosto: M. Cancellieri, Le vie d'acqua dell'area pontina, in II Tevere e le altre vie d'acqua del Lazio antico (QuadAEI, 12), Roma 1986, pp. 143-156.
Per la centuriazione nella Piana Pontina: M. Cancellieri, Pianura Pontina, in Misurare la terra. Centuriazione e coloni nel mondo romano. Città, agricoltura e commercio: materiali da Roma e dal suburbio, Modena 1985, pp. 44-48; ead., Il territorio pontino e la via Appia, in La Via Appia (QuadAEI, 18), Roma 1990, in part. pp. 66-70. - Per una supposta centuriazione lungo la valle dell'Amaseno, che non sembra tuttavia trovare riscontro nell'analisi al suolo: G. Chouquer, M. Clavel-Léveque, F. Favory, J. P. Vallat, Structures agraires en Italie centro-méridionale. Cadrastes et paysages ruraux, Roma 1987, pp. 102-105.
Per gli ultimi scavi: M. Cancellieri, C. M. Amici, Parco Archeologico Privernum: prima campagna di scavo, in Archeologia Laziale XI (QuadAEI, 21), Roma 1992, pp. 311-319.
Per alcuni aspetti dell'urbanistica: M. Cancellieri, Note di urbanistica aquinate, in Journal of Ancient Topography, in corso di, stampa.
(F. M. Cifarelli)