probo
Solo in Pd XXII 138 chi ad altro pensa / chiamar si puote veramente probo: nota il Parodi che nel latino medievale dei paesi romanzi " il cavalleresco prode, discendente legittimo di prode prodis, per la solita tendenza ad etimologizzare... fu reso con probus, che gli somigliava di suono e ne conteneva l'idea che pareva fondamentale. Dante poi ritradusse in volgare quella singolar traduzione " (" Bull. " VI [1898-1899] 18). Nell'esempio dantesco, riferendosi a chi distoglie il pensiero dalla terra e dalle cose terrene, il vocabolo denota una particolare forza d'animo, un'intensa energia morale: " virtuoso e galliardo d'animo ", chiosa il Buti.