Emozione, processo decisionale ed etica
Per quanto siano stati compiuti alcuni progressi nella comprensione dell'emozione, specialmente nei campi specifici della psicologia e della neurofarmaco/ogia, bisogna riconoscere che l'argomento è stato generalmente ignorato dalle neuroscienze. Recentemente, però, la situazione è cambiata e nuove scoperte compiute dalla neuropsicologia sperimentale su uomini e animali stanno aprendo la strada a un'esplorazione tesa alla comprensione della natura e del significato dell'emozione. Le nuove ipotesi e scoperte teoriche vengono a loro volta utilizzate per affrontare, in una prospettiva neurobiologica, complessi processi umani quali il ragionamento e i processi decisionali. Così i progressi nella comprensione globale dell'emozione e dei processi di ragionamento e decisionali promettono di aiutarci ad affrontare questioni di vecchia data riguardanti l'etica.
Introduzione
Con l'approssimarsi della fine del 20° secolo e nel fare il punto sui progressi delle neuroscienze, delle scienze cognitive e delle scienze sociali, è forse possibile chiedersi se e come si possa definire una base biologica per l'etica e per i processi decisionali personali e sociali. Non è la prima volta che viene affrontata tale questione. Per quanto la scienza abbia ampiamente evitato di affrontare problemi complessi come le basi biologiche della coscienza, dell'etica, o dell'estetica, la questione venne per la prima volta esplicitata dai filosofi greci che fecero della natura morale dell 'uomo un tema chiave della filosofia occidentale. Emersero, allora, due punti di vista apparentemente incompatibili, associati uno ad Aristotele, che voleva porre le radici dell' etica nella natura, e l'altro a Platone, che ne pose, invece, le radici in una legge morale ideale. Come fece notare il biologo G.S. Stent (1980), queste opinioni contrastanti sono sopravvissute, pressoché intatte, per due millenni, stando a indicare che entrambe contengono elementi di verità. Il punto di vista platonico è apparso per lungo tempo come il più plausibile dei due, dal momento che la capacità di comprensione scientifica della biologia poteva offrire scarso supporto a quello aristotelico. Oggi, a distanza di oltre un secolo dalla rivoluzione operata da Charles Darwin sulla biologia, la bilancia sembra pendere dall'altra parte ed è arrivata l'ora di considerare in quale misura questi due punti di vista possano essere integrati.
Discutere in dettaglio l'evoluzione della filosofia morale esorbita dai limiti del presente saggio: non esiste ancora una branca che si possa chiamare neuroetica come non esiste un corpo sistematico di lavori scientifici che colleghino etica e neurobiologia. Tuttavia si avverte che siamo in presenza di una svolta e che una branca simile e studi scientifici di questo tipo potrebbero emergere in un prossimo futuro.
Una via possibile verso l'organizzazione di un tale campo di studi potrebbe partire dal collegamento tra lo studio dei meccanismi di bioregolazione, dei quali l'emozione costituisce una componente, e i processi che governano il ragionamento e le capacità decisionali i quali, per estensione, probabilmente giocano un ruolo tanto nella comparsa di regole etiche nell'ambiente socio culturale quanto nell'applicazione di tali regole al comportamento umano. Per questo motivo vengono incluse in questo saggio una rassegna degli sviluppi più recenti nella comprensione neurobiologica dell'emozione e una rassegna degli sviluppi, sempre recenti, sulle connessioni esistenti tra emozione, ragionamento e processi decisionali, il tutto a livello di sistemi neuronali estesi.
Nessuna delle scoperte discusse in queste analisi chiarisce in modo definitivo le questioni relative all'origine dell' etica. Per ovvi motivi, la relazione tra l'etica e le scienze che si occupano della mente e del cervello non è dello stesso tipo di quella, per dire, tra la memoria o la vista da una parte e il cervello e la mente dall'altra. Le scoperte effettuate offrono materiale per ulteriori riflessioni e basi per ulteriori ricerche. Esse suggeriscono, altresì, che i punti di vista aristotelico e platonico potrebbero davvero integrarsi. Regole etiche sono con tutta probabilità incluse nel funzionamento degli organismi viventi, in stretta relazione con i meccanismi bioregolatori necessari per la sopravvivenza degli organismi stessi. Tuttavia, tale legge naturale può essere codificata nell'ambiente socioculturale da organismi complessi quali sono gli esseri umani. Inoltre, gli esseri umani possono modificare le regole e inventarne di nuove, spianando la strada ad aspetti della legge morale che sono collegati ai processi biologici cruciali, ma sono anche diversi dalla legge 'naturale'.
La neurobiologia delle emozioni a livello del sistema neuronale esteso
Il modello neurobiologico qui proposto per spiegare le emozioni e i sentimenti si basa su due processi fondamentali: l'esperienza di un determinato stato fisico unito all'insieme delle immagini scatenanti e di valutazione che lo hanno provocato; l'esperienza di una particolare modalità cognitiva che persista durante l'elaborazione sia delle immagini scatenanti e di valutazione che dello stato fisico.
Entrambi i processi descritti impegnano strutture della corteccia cerebrale, assistite da strutture sottocorticali e da strutture corporee esterne al cervello. Nello specifico, gli eventi descritti nel primo punto richiedono l'innescarsi di uno stato fisico o di una sua simulazione nel cervello. Ciò presuppone l'esistenza: di stimoli scatenanti, che sono parte di una situazione; di predisposizioni acquisite sulla base delle quali possa compiersi una valutazione della situazione; di predisposizioni innate che attivino le risposte strettamente somatiche. L'esistenza tanto di stimoli scatenanti, quanto di predisposizioni acquisite, richiedono il coinvolgimento della corteccia cerebrale. Inoltre, l'esistenza di predisposizioni innate impegna anche i nuclei sottocorticali. Gli eventi descritti nel secondo processo fondamentale vengono scatenati dallo stesso sistema di predisposizioni che opera nel primo processo, eventi che, a loro volta, attivano nuclei del tronco encefalico e del prosencefalo basale i quali rispondono con il rilascio selettivo di neurotrasmettitori nella corteccia cerebrale. Ne risulta un cambiamento della velocità con cui le immagini vengono formate, scartate, osservate ed evocate nonché un cambiamento nello stile del ragionamento eseguito su quelle immagini.
Le componenti chiave di questo schema neurobiologico sono attualmente sottoposte a verifica nell'uomo, sia in pazienti con lesioni neurologiche che in individui normali che prendono parte a esperimenti di visualizzazione dell'attività funzionale del cervello. Alcuni aspetti del modello vengono anche saggiati su animali da esperimento. Secondo questo modello, le emozioni e i sentimenti non sono fenomeni intangibili. Sono argomenti concreti e possono essere messi in relazione a specifici sistemi corporei e cerebrali non diversamente dalla vista o dalla parola. Nemmeno i sistemi cerebrali deputati a questo scopo possono essere limitati al settore sottocorticale: le aree sottocorticali e la corteccia lavorano anch' esse alla costruzione di emozioni e sentimenti analogamente a quanto avviene per la vista.
Lineamenti storici
Alla fine del 19° secolo Darwin aveva ormai effettuato le sue acute osservazioni sull'espressione delle emozioni negli animali e nell'uomo, collocando l'emozione nella prospettiva dell'evoluzione biologica. William James aveva compiuto una descrizione scientifica del fenomeno dell' emozione, aprendo così la strada al suo studio sperimentale e Sigmund Freud descriveva i rapporti tra l'emozione e la psicopatologia. Questi sviluppi innovativi, tuttavia, non furono perseguiti con vigore e lo studio dell' emozione venne ampiamente ignorato dalle neuroscienze. Diverse sono le ragioni di questo stato di cose. In primo luogo si riscontrava un'evidente difficoltà nel definire il fenomeno dell'emozione. James fece un tentativo coraggioso, ma nonostante la perspicace natura del suo contributo, la sua proposta divenne fonte di controversie. Il fatto è che James non si limitava a ridurre l'emozione a un processo che coinvolgesse il corpo. Il problema principale era che egli dava poca importanza al processo di valutazione mentale della situazione che provoca un'emozione e considerava il corpo come protagonista costante del processo emotivo. Inoltre, egli non prevedeva alcun meccanismo supplementare in grado di generare i sentimenti che corrispondesse a un corpo eccitato dall'emozione.
C'è un'altra ragione per cui le neuroscienze hanno trascurato l'emozione. Sebbene non si possa dire che definire la natura e l'ampiezza dei fenomeni della percezione, della memoria linguaggio sia stato un compito facile, molti ricercatori hanno trovato un terreno comune sufficiente affinché la ricerca neurobiologica procedesse su questi temi. La mancanza di accordo riguardo alle emozioni ha perpetuato l'idea che queste fossero argomento elusivo e soggettivo.
Infine, la terminologia adottata negli studi sull'emozione è sempre stata poco chiara. Il termine emozione è spesso usato per indicare sia gli aspetti esteriori del fenomeno sia l'esperienza interiore, a esclusiva disposizione del soggetto che la vive. Come spiegherò più avanti, sono convinto che l'uso dei termini emozione e sentimento per indicare rispettivamente gli aspetti espressivi ed esperienziali del fenomeno, possa essere utile nelle future ricerche.
Bisogna comunque riconoscere che qualche progresso è stato compiuto. Per esempio, un ristretto numero di studiosi cognitivisti ha condotto importanti analisi sul fenomeno dell'emozione, analizzando in dettaglio molte delle sue componenti (Mandler, 1984; Zajonc, 1984; Lazarus, 1991; Ekman, 1993). Alcuni progressi nella comprensione della fisiologia dell'emozione furono, inoltre, compiuti da Schachter e Singer (1962). l processi dell'emozione vennero strettamente collegati a un insieme di regioni corticali filogeneticamente più antiche (MacLean, 1970) e a formazioni sottocorticali note come sistema limbico (fig. 1). Un certo numero di studi di neuropsicologia ha dimostrato l'inequivocabile rapporto, nell'uomo, tra l'emozione e le strutture cerebrali dell'emisfero destro (Gainotti, 1972; Sperry, 1981; Borod, 1992; Davidson, 1992; Rapcsak et al., 1993). Studi recenti condotti sui primati, sui roditori e sull'uomo hanno dimostrato che l'amigdala svolge un ruolo centrale nell'emozione (Aggleton e Passingham, 1981; Davis, 1992; LeDoux, 1992; Rolls, 1992; Adolphs et al., 1994;). Altri studi hanno mostrato come la corteccia cingo lata anteriore sia una componente del circuito limbico necessaria all'elaborazione delle emozioni (Damasio e Van Hoesen, 1983). Inoltre, vi è prova che sottoinsiemi della corteccia prefrontale, della corteccia somatosensoriale e di alcune zone più specializzate della corteccia dell'emisfero destro, sono collegati ai processi dell'emozione (Damasio, 1994). Questi dati, insieme a quelli provenienti dalla neurofisiologia, dalla neurochimica, dalla neurofarmacologia e dalla neuroendocrinologia, rendono possibile la formulazione di alcuni concetti operativi e di un'ipotesi relativa alla neurobiologia dell'emozione, a livello di sistemi neuronali estesi.
Definizione di emozione e di sentimento
La sostanza di un'emozione è costituita da un insieme di cambiamenti dello stato fisico e cerebrale, indotti negli organi del corpo e in alcuni circuiti del cervello. Questi cambiamenti sono sotto il controllo di un sistema apposito che risponde al contenuto dei pensieri del soggetto in relazione a un evento o a un'entità. Le risposte dirette al corpo provocano un determinato stato fisico e quelle dirette al cervello provocano un cambiamento nella modalità cognitiva. Le prime producono modificazioni fisiologiche come cambiamenti nel colore della pelle, nella postura del corpo e nell'espressione facciale, molti dei quali rilevabili da un osservatore esterno. Le seconde producono cambiamenti nel funzionamento della rete che può percepire solo l'individuo in cui si innescano. Al nucleo del fenomeno dell'emozione dobbiamo anche aggiungere un processo mentale di valutazione che precede le risposte 'disposizionali' delineate prima, e la percezione da parte del soggetto di tutti i cambiamenti indotti dalle risposte, vale a dire un sentimento. Mentre il corpo e il cervello cambiano sotto l'influenza dei meccanismi di risposta, il soggetto percepisce quei cambiamenti e ne controlla la manifestazione. I sentimenti sono l'esperienza di ciò che il nostro corpo sta facendo, nel momento in cui vengono elaborati pensieri su contenuti specifici, e sono anche la percezione della modalità cognitiva con cui tali pensieri vengono elaborati (per esempio il ritmo con cui le immagini vengono generate, l'intensità con cui sono osservate e il modo in cui partecipano ai processi di inferenza e alla scelta delle azioni e così via). Se un'emozione è un insieme di cambiamenti dello stato fisico e cerebrale connessi a particolari immagini mentali la cui valutazione ha attivato uno specifico sistema cerebrale, sentire un'emozione è l'esperienza di tali cambiamenti uniti alle immagini mentali che hanno dato inizio al ciclo. Pertanto, l'essenza dei sentimenti è, nella percezione o nel ricordo, l'accostamento di un'immagine corporea all'immagine di qualcos'altro, come l'immagine visuale di un volto o l'immagine uditiva di una melodia. Questa essenza è completata dai cambiamenti della modalità cognitiva che vengono simultaneamente provocati dalle modificazioni funzionali di molte delle reti neurali impegnate nel processo. L'intera gamma dei fenomeni solitamente designati con il termine emozione comprende, pertanto, la valutazione, la predisposizione alla risposta e i sentimenti.
Emozione primaria e secondaria
Ho proposto l'esistenza di due fondamentali tipi di emozione, primaria e secondaria. Le emozioni primarie sono innate o preordinate. In termini neuronali, l' amigdala, l'area corticale del giro del cingolo e la corteccia orbitofrontale laterale, l'ipotalamo, il tronco encefalico e il prosencefalo basale sono i protagonisti principali. La maggior parte degli organismi è pronta a rispondere in modo preordinato con un'emozione fin dai primi stadi della vita, quando determinati tratti degli stimoli esterni o corporei vengono percepiti, da soli o congiuntamente. Il meccanismo delle emozioni primarie, tuttavia, non descrive l'intera gamma dei processi emotivi. A mano a mano che gli individui si sviluppano, le emozioni primarie sono seguite dalle emozioni secondarie che si verificano quando cominciamo a formare associazioni sistematiche tra categorie di oggetti e situazioni, da una parte, ed emozioni primarie e sentimenti, dall'altra. La componente valutativa rappresenta un aspetto particolarmente importante delle emozioni secondarie. Il processo delle emozioni secondarie utilizza tutte le strutture neuronali descritte prima, nonché la corteccia prefrontale ventromediale e quella somatosensoriale.
Un modello neurobiologico per le emozioni
Per illustrare l'ipotesi di lavoro che guida attualmente la ricerca nel mio laboratorio, mi servirò di un esempio tratto dall' esperienza adulta. Immaginate di aver appena saputo della morte inaspettata di una persona che lavorava in stretto contatto con voi. Ecco ciò che accade secondo la mia ipotesi. In primo luogo, il processo inizia con le considerazioni conscie e deliberate, da voi effettuate sulla situazione. Queste considerazioni vengono espresse sotto forma di immagini mentali organizzate in pensieri e riguardano una miriade di aspetti del vostro rapporto con la persona in questione, riflessioni sulla situazione corrente e sulle sue conseguenze per voi e per gli altri; in breve eseguite una valutazione cognitiva. Alcune delle immagini che evocate sono non verbali, come l'aspetto di una persona o di un luogo, altre sono verbali, come parole e frasi che commentano le qualità o il nome della persona. Il substrato neuronaIe di queste immagini è costituito da un insieme di rappresentazioni topo graficamente organizzate e distribuite su varie aree della corteccia sensoriale, come quelle visive e uditive. Queste rappresentazioni, a loro volta, sono costruite sotto l'influenza di rappresentazioni disposizionali e distribuite su un gran numero di aree corti cali associative specializzate (Damasio, 1989; Damasio e Damasio, 1994).
In secondo luogo, le reti della corteccia prefrontale rispondono automaticamente, involontariamente, inconsciamente a segnali provenienti dall' elaborazione delle immagini sopra descritte. Questa risposta prefrontale scaturisce da disposizioni che racchiudono in sé conoscenze riguardo a come determinati tipi di situazione sono stati di solito associati a risposte emotive nell'esperienza individuale. In altre parole, essa proviene da rappresentazioni 'disposizionali' acquisite piuttosto che innate, sebbene, come ho spiegato altrove (Damasio, 1994), le disposizioni acquisite abbiano origine sotto l'influenza di quelle innate. Ciò che queste disposizioni acquisite racchiudono è l'esperienza unica di alcuni rapporti che avete avuto durante la vostra vita. Per quanto le relazioni tra tipo di situazione ed emozione siano pressoché universali, è l'esperienza personale a caratterizzare il processo in ciascun individuo. In breve, le disposizioni prefrontali acquisite, necessarie per le emozioni secondarie, sono distinte dalle disposizioni innate, necessarie alle emozioni primarie e situate nel sistemalimbico in strutture comel'amigdala. Le disposizioni acquisite, però, necessitano di quelle innate per potersi esprimere (v. oltre).
In terzo luogo, le risposte delle disposizioni prefrontali descritte nel secondo punto vengono segnalate alle strutture limbiche, vale a dire l'amigdala, la corteccia cingolata anteriore, automaticamente, involontariamente e inconsciamente. A loro volta, le rappresentazioni 'disposizionali' presenti in queste regioni rispondono: a) attivando i nuclei del sistema nervoso autonomo e inviando segnali al corpo, attraverso i nervi periferici, con il risultato che le viscere si vengono a trovare nello stato solitamente associato a quel tipo di situazione-stimolo; b) inviando segnali al sistema motorio, in modo tale che i muscoli scheletrici completino l'immagine esterna di un'emozione nell'espressione facciale e nella postura del corpo; c) attivando i sistemi endocrino e peptidico le cui attività chimiche provocano, a loro volta, cambiamenti nello stato fisico e cerebrale; d) attivando, secondo schemi particolari, nuclei di neurotrasmettitori aspecifici nel tronco encefalico e nel prosencefalo basale i quali, a loro volta, rilasciano i loro segnali chimici in varie regioni del telencefalo, per esempio nei gangli basali e nella corteccia cerebrale, alterando le sue modalità di elaborazione. Le modificazioni provocate dalle prime tre modalità di risposta descritte incidono sul corpo, determinano uno stato fisico emotivo e, di conseguenza, vengono ritrasmesse al cervello, non soltanto al sistema limbico, ma anche al sistema somatosensoriale. l cambiamenti provocati dall 'ultima modalità di risposta riportata, che non insorgono nel corpo in genere, piuttosto nelle strutture del tronco encefalico e del prosencefalo basale, modificano lo stile e l'efficienza del processo cognitivo e vengono rappresentati a livello neuronale.
La base neuronale dei sentimenti comprende entrambi gli insiemi di rappresentazione, vale a dire quelli che rispondono ai cambiamenti fisici e quelli che rispondono ai cambiamenti nel funzionamento della rete. Tutte queste rappresentazioni sono prodotte in modo diretto in strutture del midollo spinale, del tronco encefalico, ma anche delle cortecce limbica e sensoriale. È fondamentale che tra queste ultime vi siano le aree corticali somatosensoriali dell' emisfero destro, che includono corteccia somatosensoriale primaria (SI), secondaria (Sll) e la insula (fig. 2). Va, tuttavia, notato che queste rappresentazioni sono una condizione necessaria, ma non sufficiente, per dare origine ai sentimenti. l meccanismi aggiuntivi che ci permettono di avvertire un particolare cambiamento nello stato fisico e cerebrale in relazione a un particolare oggetto fanno parte delle complesse operazioni della coscienza, ovvero della soggettività. Tali meccanismi sono stati trattati altrove (Damasio, 1994) e non saranno qui ripresi in quanto al di fuori degli obiettivi di questo saggio. La parte dell'ipotesi che riguarda le risposte dirette al corpo è un'elaborazione della proposta originale di James. Al percorso neuronale implicito in James, ho aggiunto un percorso chimico, dal cervello alle strutture periferiche e da queste di nuovo al cervello (fig. 3).
La parte dell'ipotesi concernente le risposte dirette ai nuclei della parte più interna del cervello è nuova e così l'idea che le susseguenti risposte di quei nuclei, collegati al processo emotivo, alterino l'attività delle reti che sostengono i processi cognitivi. Esistono prove evidenti in favore di questa ipotesi, dati disponibili in studi di neuroanatomia sperimentale, neurofisiologia, neuroendocrinologia, neuropsicologia e biologia generale.
Una delle critiche rivolte a James riguarda l'idea che il corpo venga sempre usato come teatro delle nostre emozioni. Sebbene sia convinto che, in molte situazioni, l'emozione e i sentimenti operino precisamente in questo modo, dal cervello al corpo e, a ritroso, dal corpo al cervello, credo anche che in molti casi il cervello impari a ricostruire l'immagine di uno stato fisico 'emotivo' senza doverla reinnescare nelle strutture periferiche. Inoltre, l'attivazione dei nuclei neuromodulatori nel tronco encefalico e nel prosencefalo basale e le loro risposte ad altri siti cerebrali aggirano totalmente il corpo, sebbene, curiosamente, questi nuclei siano parte integrante della rappresentazione neuronale della regolazione corporea.
L'emozione è un elemento cruciale nella regolazione biologica, non un aspetto superfluo. L'emozione e i sentimenti sono strettamente connessi ai comportamenti necessari alla sopravvivenza. Lo schivare un pericolo, il ricercare condizioni vantaggiose a livello fisico e sociale, la stessa riproduzione, non sono possibili senza i complessi segnali forniti all'individuo e agli altri da emozioni e sentimenti. Emozioni e sentimenti aiutano a raggiungere l'omeostasi, sebbene indirettamente, e così facendo aiutano la comunicazione tra individui appartenenti alla stessa specie e a specie diverse. Inoltre, come vedremo più avanti, l'emozione e i sentimenti sembrano svolgere un ruolo importante nel ragionamento e nelle scelte, specialmente in quelle che riguardano direttamente la persona e il suo ambiente sociale (De Sousa, 1987; Johnson-Laird e Oatley, 1992; Damasio, 1994).
La neurobiologia del ragionamento e dei processi decisionali e sociali a livello del sistema neuronale esteso
In seguito a interessanti osservazioni cliniche effettuate su pazienti neurologici con un danno focale nel lobo frontale, abbiamo sviluppato un'ipotesi, che abbiamo chiamato ipotesi dell'indicatore somatico. Essa concerne il possibile ruolo dei segnali bioregolatori, compresi quelli che vengono espressi come emozioni, nei processi decisionali e di ragionamento personale e sociale (Damasio, 1994). l presupposti e il profilo di questa ipotesi vengono presentati di seguito.
Presupposti
l pazienti con danni alla regione prefrontale, specie quando il danno è collocato nelle aree ventrale e mediale di questa regione, presentano gravi alterazioni della capacità decisionale di tipo personale e sociale, mentre vengono ampiamente conservate le capacità intellettuali (Damasio, 1994). Prima che si verifichi il danno cerebrale, i pazienti vengono descritti come intelligenti, creativi e realizzati; successivamente, invece, essi sviluppano uno schema decisionale abnorme, specie in campo personale e sociale. In particolare, i pazienti mostrano difficoltà nel programmare la loro giornata lavorativa, il loro futuro a breve, medio e lungo termine e nello scegliersi amici, collaboratori e attività adeguati. l programmi che organizzano, le persone che scelgono di frequentare o le attività che intraprendono spesso si risolvono in perdite finanziarie, di prestigio sociale e perdite che coinvolgono la famiglia e gli amici. Le loro scelte a livello personale non sono più vantaggiose, oltre a essere socialmente inadeguate, e palesemente diverse dalle scelte che gli stessi pazienti prendevano nel periodo precedente al trauma.
Le capacità intellettive dei pazienti restano normali, stando alle misurazioni effettuate con i tradizionali test di misurazione dell' intelligenza, così come la capacità sia di apprendere e di ricordare fatti accaduti, più o meno straordinari, sia di acquisire e mantenere abilità pratiche. Resta inalterata anche la capacità di usare la logica nella soluzione dei problemi proposti comunemente nei test neuropsicologici e lo stesso può dirsi del linguaggio. Non vengono intaccate né l'attenzione di base e la memoria di lavoro, né la capacità di compiere stime o la capacità di svolgere normalmente il Wisconsin Card Sorting Test, né, tantomeno, di valutare la frequenza degli eventi e la loro distanza nel tempo. Il loro repertorio di conoscenze sociali è integro e può essere saggiato in laboratorio. Il disturbo che presenta questa particolare classe di pazienti non può essere spiegato in termini di deficit di conoscenza pertinente, o di abilità intellettuale, o di linguaggio, o di memoria di lavoro, o di attenzione di base.
L'ipotesi dell'indicatore somatico
L'ipotesi del! 'indicatore somatico nasce dalla constatazione che i pazienti con un danno localizzato nell'area ventromediale della regione prefrontale, pur risultando integri nei test neuropsicologici di laboratorio, si rivelano quasi incapaci di esprimere emozioni e di provare sentimenti in situazioni in cui le emozioni normalmente si verificano e presumibilmente si sono verificate nel periodo precedente al trauma. In assenza di altre alterazioni cognitive che potessero giustificare con efficacia i tratti salienti di questa condizione, fui portato a pensare che il deficit dell'emozione e dei sentimenti, insieme ai loro correlati neurobiologici, svolgesse un ruolo importante nel processo patologico. Sulla base del processo patologico individuai, quindi, un certo numero di strutture e operazioni base che dovrebbero essere riscontrate in una situazione di normalità.
Poiché ritengo che l'emozione si esprima soprattutto, anche se non soltanto, attraverso cambiamenti dello stato fisico, e poiché sono convinto che i risultati dell'emozione vengano in primo luogo rappresentati nel cervello sotto forma di cambiamenti temporanei dello schema di funzionamento delle strutture somatosensoriali, definii i cambiamenti emotivi sotto il termine generale di stato somatico. Il termine somatico si riferisce alle componenti muscoloscheletriche, viscerali e interne del soma, piuttosto che soltanto all'aspetto muscolo scheletrico. Un segnale o processo somatico, per quanto connesso alle strutture che rappresentano il corpo e i suoi stati, non deve necessariamente originarsi nel corpo (Damasio, 1994).
Le strutture della corteccia prefrontale ventromediale forniscono, infatti, il substrato per apprendere l'associazione tra certe classi di situazioni complesse e il tipo di stato bioregolatore, compreso lo stato emozionale, solitamente associato nell' esperienza individuale precedente a una di quelle classi di situazioni. L'area ventromediale crea connessioni tra i fatti che compongono una data situazione e l'emozione che l 'ha accompagnata in precedenza, nell' esperienza individuale contingente. Le connessioni sono 'disposizionali' nel senso che non contengono in modo esplicito la rappresentazione dei fatti o dello stato emotivo, piuttosto hanno la capacità potenziale di riattivare un'emozione, agendo sulle appropriate strutture corticali o sottocorticali (Damasio, 1989; 1994; Damasio e Damasio, 1994). Ciò che qui ipotizzo è che l'esperienza da noi acquisita relativamente a una situazione complessa e alle sue componenti (una data configurazione degli attori e delle azioni che richiedono una risposta, un insieme di alternative di risposta, un insieme di conseguenze a breve e lungo termine per ciascuna alternativa di risposta) venga elaborata in termini motori e di immagini sensoriali e poi archiviata sotto forma di disposizioni e categorie. I dati vengono immagazzinati, in forma distribuita, in sistemi estesi che coinvolgono molte aree corti cali, comprese quelle che, insieme alla porzione ventromediale, formano la regione prefrontale. L'esperienza di alcune di queste componenti, considerate singolarmente o per gruppi, è stata associata a risposte emozionali scatenate da siti limbici corti cali e sottocorticali preposti, grazie alle loro informazioni disposizionali, a organizzare tale risposta. La mia idea è che la corteccia prefrontale ventromediale stabilisca un'associazione semplice, di fatto una memoria, tra la disposizione che regola un certo aspetto di una situazione, per esempio la conseguenza a lungo termine di un certo tipo di alternativa di risposta e la disposizione che regola il tipo di emozione che nell'esperienza passata è stato a essa associato.
Quando si crea una situazione di cui alcuni eventi sono stati precedentemente suddivisi in categorie, le relative disposizioni vengono attivate nelle aree corti cali associative più specializzate, comprese, con tutta probabilità, alcune aree prefrontali. Questo comporta il richiamo di eventi pertinentemente associati che saranno vissuti sotto forma di Immagme.
Contemporaneamente, o quasi, le connessioni prefrontali ventromediali a esse collegate vengono attivate e, di conseguenza, l'apparato delle disposizioni emozionali viene anch'esso attivato, per esempio nell'amigdala. Il risultato di queste attivazioni combinate è l'approssimativa ricostruzione di un insieme di eventi ed emozioni appreso in precedenza. In breve, quando ricorre una situazione di una data classe, la conoscenza fattuale riguardante la situazione stessa possibili alternative di azione, conseguenza di tali azioni sul breve e sul lungo periodo - viene evocata in immagini sensoriali che partono dalle appropriate aree corti cali sensoriali. I segnali relativi ad alcune o a molte di queste immagini, se non perfino all'intera situazione, essendo dipendenti da contingenze individuali precedenti, agiscono sulla corteccia prefrontale ventromediale che ha precedentemente acquisito il legame tra la situazione o i suoi componenti e la classe di stato somatico, e innescano la riattivazione dello schema somatosensoriale che descrive l'emozione appropriata.
Questa riattivazione può essere eseguita in due modi: attraverso un loop (circuito) fisico in cui il corpo effettivamente cambia in risposta all'attivazione e i cambiamenti seguenti vengono comunicati alla corteccia somatosensoriale, oppure attraverso un circuito 'come se' in cui i segnali di riattivazione sono convogliati alla corteccia somatosensoriale che, quindi, adotta lo schema comportamentale appropriato, aggirando il corpo. Sia da un punto di vista evoluzionistico che da un punto di vista ontogenetico, sono convinto che illoop fisico sia il meccanismo originale da cui è derivato il circuito 'come se', oggi probabilmente usato più frequentemente del primo. Le conseguenze di entrambi i circuiti possono divenire manifeste, quindi conscie, o restare celate, inconscie.
Lo stabilirsi di uno schema somatosensoriale appropriato alla situazione, attraverso il circuito fisico o il circuito 'come se', consciamente o inconsciamente, è accompagnato da evocazioni di fatti pertinenti alla situazione e attiva quelle evocazioni dei fatti. Nel far ciò, esso agisce con lo scopo di limitare il processo di ragionamento sulle diverse alternative e sulle diverse conseguenze future. Per esempio, quando l'immagine somatosensoriale, che definisce una determinata risposta emozionale, è unita alle immagini che descrivono uno scenario di conseguenze future a esse collegato e che hanno innescato la risposta emozionale attraverso l'associazione ventromediale, lo schema somatosensoriale indica lo scenario come buono o cattivo. In altre parole, le immagini dello scenario vengono 'giudicate' e indicate dalle giustapposte immagini dello stato somatico.
Quando il processo è manifesto, lo stato somatico funziona da segnale d'allarme o da segnale d'incoraggiamento. Lo stato somatico vi sta mettendo in guardia rispetto alla positività o negatività di un determinato appaiamento tra una scelta e la sua conseguenza. Questo meccanismo produce i suoi effetti a livello apertamente cognitivo. Quando il processo è implicito, lo stato somatico costituisce un segnale di preferenza. Usando un'influenza indiretta e inconscia, per esempio attraverso un sistema neurotrasmettitore aspecifico come la dopamina, il meccanismo influenza il processo cognitivo. Certi schemi somatosensoriali collegati alle emozioni si comportano anch'essi come richiami per l'attenzione e la memoria di lavoro.
Tutto ciò facilita il funzionamento del ragionamento logico: determinati appaiamenti di scelte e relative conseguenze possono essere facilmente eliminati o approvati, e gli eventi pertinenti si possono analizzare in modo più efficace. Stando a questa ipotesi, gli indicatori somatici aiutano a restringere il campo del processo decisionale rendendo lo più maneggevole per analisi fondate sulla logica e sul rapporto costi-benefici. In situazioni caratterizzate da una considerevole incertezza sul futuro, e in cui la decisione deve essere influenzata dall' esperienza individuale precedente, tali restrizioni permettono all'organismo di decidere in modo efficace in un breve lasso di tempo.
In assenza di un indicatore somatico, le alternative e le conseguenze assumono virtualmente pari valore e il processo di scelta dipende interamente da operazioni logiche effettuate su numerosi appaiamenti di alternative e relative conseguenze. La strategia è necessariamente più lenta e può fallire nel prendere in considerazione l'esperienza precedente. Questo è lo schema di comportamento decisionale lento e soggetto a errore che spesso osserviamo in pazienti con danni al lobo frontale ventromediale, a cui sono spesso associate scelte casuali e impulsive.
Sia che gli stati fisici siano reali o vicari ('come se'), il corrispondente schema neuronale può divenire consapevole e costituire un sentimento. Tuttavia, per quanto molte importanti decisioni coinvolgano i sentimenti, un certo numero di decisioni quotidiane indubbiamente viene preso a prescindere da essi. Questo non significa che la valutazione che normalmente conduce a uno stato fisico non abbia avuto luogo, o che lo stato fisico o la sua simulazione non siano stati coinvolti o, ancora, che il meccanismo disposizionale che sottende il processo non sia stato attivato. Ciò significa semplicemente che lo stato fisico, o il suo surrogato, è stato trascurato. Senza l'attenzione, nessuno dei due diventa consapevolezza, sebbene entrambi possano agire inconsciamente sui meccanismi che governano - senza un controllo volontario - il nostro atteggiamento appetitivo (di avvicinamento) o avversativo (di ripulsa) verso il mondo. Anche se il meccanismo nascosto fosse stato attivato, noi potremmo non saperlo mai.
Altri meccanismi non manifesti d'azione si basano sull'attività stimolatrice di alcuni nuclei neurotrasmettitori, per esempio quelli dopamminergici. L'evento scatenante costituisce parte della risposta emozionale, ma si risolve nella influenza su processi cognitivi e dunque nella modifica dei processi decisionali e di ragionamento. Abbiamo iniziato una serie di esperimenti mirati a fornire una possibile spiegazione fisiopatologica del deficit. Esperimenti riguardanti le risposte somatiche a forti stimoli emotivi e basati sull'osservazione del comportamento nel gioco d'azzardo rafforzano l'idea che i segnali somatici relativi siano effettivamente usati nei processi decisionali e di ragionamento (Damasio et al., 1991; Bechara et al., 1994; Bechara et al., 1996).
Una rete neuronale per gli indicatori somatici
La rete dei sistemi necessari agli indicatori somatici per funzionare comprende le seguenti strutture: l) la corteccia frontale ventromediale comprendente le zone di convergenza che registrano i legami tra le disposizioni che rappresentano le categorie di determinate situazioni complesse e delle loro componenti, e le disposizioni che rappresentano gli stati somatici che sono stati prevalentemente associati alle situazioni di cui sopra; 2) gli effettori autonomici centrali, come l'amigdala, che sono in grado di attivare risposte somatiche nelle viscere, nel letto vascolare, nel sistema endocrino, e nei sistemi neurotrasmettitori aspecifici; 3) le aree corticali somatosensoriali, in particolare insula, Sll e SI, e le loro proiezioni interdipendenti, specie nell' emisfero non dominante, in grado di ricevere segnali dal soma o dalla corteccia ventromediale che prescrive un modello somatico simulato. È possibile che le strutture dei gangli basali siano anch'esse parte di questa rete e possano mediare risposte provenienti dalla corteccia ventromediale, agendo sulle strutture motorie e sensoriali.
Considerazioni conclusive
Determinate classi di situazioni, soprattutto quelle che riguardano i problemi personali e sociali, sono frequentemente associate alla punizione e alla ricompensa, quindi al dolore, al piacere e alla regolazione degli stati omeostatici, compresa la parte della regolazione che viene espressa dall' emozione e dai sentimenti. Tutti questi fenomeni bioregolatori, compresa l'emozione, vengono rappresentati attraverso il sistema somatosensoriale e sono quindi inevitabilmente collegati al corpo. Il regno comportamentale della sopravvivenza è l'ambiente giusto per spiegare la possibile origine degli indicatori somatici. Supponiamo che il cervello abbia avuto a disposizione per molto tempo, in senso evolutivo, uno strumento per selezionare risposte positive piuttosto che negative in termini di sopravvivenza. lo sospetto che il meccanismo sia stato utilizzato come guida comportamentale al di fuori del campo della pura sopravvivenza. La natura avrebbe sviluppato un meccanismo altamente efficace, una guida per affrontare problemi fondamentali e le cui risposte aumentano le possibilità di sopravvivenza. Una vasta gamma di problemi aggiuntivi, compresi quelli appartenenti alla sfera sociale, sono indirettamente collegati allo stesso modello di sopravvivenza nei confronti di pericolo, di vantaggio nei confronti di uno svantaggio, di guadagno e dell'equilibrio nei confronti di una perdita e dello squilibrio. È plausibile che un sistema impostato per produrre indicatori e segnali atti a garantire la pura sopravvivenza sia stato adattato per assistere i processi intellettivi. Gli indicatori somatici non sarebbero necessariamente percepiti nella forma di sentimenti. Essi potrebbero agire nell'ombra per evidenziare, sotto forma di un meccanismo di attenzione, determinate componenti rispetto ad altre al fine di dirigere i segnali di inizio, fine e direzione necessari per molte decisioni e programmi anche sul più astratto degli argomenti. In relazione a ciò, T. Shallice e P.W. Burgess (1993) hanno, inoltre, proposto che nei processi decisionali sia necessaria una determinata forma di indicatore, sebbene non ne abbiano specificato la natura neurobiologica ed essa possa essere diversa da quella proposta in questo saggio. In conclusione, negli individui normali determinate situazioni richiedono capacità mnemoniche complesse e specializzate, formate da eventi e stati fisici che di solito accompagnano quei particolari eventi nell' esperienza individuale. Le memorie episodiche sono conservate sotto forma di disposizioni nelle preposte aree corticali associative. Le memorie degli stati fisici non hanno bisogno di essere conservate in modo permanente, dal momento che gli stati fisici possono essere reinnescati su richiesta. Perciò, soltanto la memoria dell'associazione tra determinate classi di situazioni e particolari stati fisici deve essere conservata permanentemente, e sono convinto che il sistema necessario per queste memorie si trovi nelle aree corticali prefrontali ventrali e mediali. l pazienti con danni al lobo frontale ventromediale non sono in grado di evocare parte della memoria complessa per una classe di situazioni, quella parte che descrive l'associazione tra la classe di situazione e lo stato somatosensoriale a essa legato. La componente di conoscenza episodica della memoria complessa può ancora essere evocata, ma gli stati somatici relativi a quegli eventi non possono essere riattivati, né consciamente né inconsciamente. Questa limitazione, pur non creando alcun problema in quelle situazioni con minime associazioni dello stato somatico nelle esperienze precedenti, risulta catastrofica nelle altre. Le scoperte e le ipotesi qui trattate non forniscono alcuna risposta definitiva alla vecchia questione dell'origine biologica dell' etica. Esse indicano che nel cervello umano vi sono dei sistemi neuronali essenziali per governare il comportamento secondo convenzioni e regole, senza le quali non si ritiene possibile una condotta etica. Questi sistemi, a loro volta, sono strettamente collegati con quelli che regolano i processi vitali, che aiutano l' omeostasi, e che spesso si esprimono attraverso emozioni e sentimenti. È importante notare che all'origine della guida dei comportamenti che possono risolversi in benessere o dolore per il soggetto o per gli altri, vi sono sistemi che in ciascun organismo regolano la sopravvivenza ed elaborano il benessere o il dolore. Si ha la tentazione di suggerire che questo rapporto sia significativo, che il piacere e il dolore siano le leve di cui gli organismi hanno bisogno perché le strategie istintuali e acquisite funzionino in modo efficiente. Con ogni probabilità sono anche state le leve che hanno regolato lo sviluppo delle strategie decisionali di tipo sociale. Quando molti individui, riuniti in gruppi sociali, sperimentarono le dolorose conseguenze di fenomeni psicologici, sociali e naturali, si svilupparono strategie intellettuali e culturali per far fronte all'esperienza del dolore e forse ridume gli effetti.
Bibliografia citata
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