PROCOPIO il Grande (Prokop Veliký)
Fu uno dei capi della rivoluzione ussita. Da parte materna derivava da una ricca famiglia borghese di Praga, venuta da Aquisgrana. Dopo la prematura morte del padre fu adottato dallo zio Enrico di Jenštein, il quale lo avviò alla carriera ecclesiastica. Quando scoppiò la rivoluzione ussita, P. entrò a far parte dei taboriti e ben presto raggiunse una posizione tanto influente da diventare il loro capitano. Essendosi distinto nella battaglia presso Ústí (Aussig) nel 1426, come capo degli eserciti taboriti raggiunse il potere dittatoriale che prima godeva Žižka, specialmente quando nel 1427 sconfisse la crociata presso Tachov. Volendo risparmiare il suo paese, voltò la forza militare della rivoluzione contro l'estero per mezzo di spedizioni punitive. La più grande di esse, chiamata "la corsa graziosa", diretta in Misnia e Franconia (1429-1430) provocò il primo tentativo di trattare la pace sulla base del programma ussita, cioè dei quattro articoli di Praga. Ma soltanto la sconfitta della nuova crociata, diretta dal cardinale Cesarini, presso Domažlice (Taus 1431), fece sì che il concilio di Basilea cominciasse sinceramente a trattare la pace in nome della chiesa, preoccupata anche dall'efficacia di propaganda rivelata dall'energico manifesto taborita del 1430. E così dopo che, nel 1432, fu convenuto ad Eger (Cheb) che la base delle ulteriori trattative sarebbe stata la Sacra Scrittura gli ussiti decisero di recarsi al concilio. Come principale diplomatico non solo della propria fazione, ma anche di tutta la rivoluzione ussita, P. fu messo a capo della grande ambasciata boema che arrivò a Basilea nel gennaio 1433, e condusse anche in seguito le trattative con i legati del concilio venuti a Praga, dove pronunziò un gran discorso sulla responsabilità della guerra. Il concilio avendo concesso ai Boemi il sacramento eucaristico sotto le due specie anche per i laici, divise con ciò gli ussiti, fin allora compatti, per speciale merito di P., e preparò la strada alla reazione politica ed ecclesiastica contro i taboriti e gli "Orfani" di Žižka, gli eserciti dei quali furono sconfitti dalle riunite forze della nobiltà e della borghesia tanto ussita come cattolica nella battaglia presso Lipany il 30 maggio 1434, dove P. trovò eroica morte.
Benché taborita, Procopio fece sempre eccezione fra i preti taboriti rimanendo sbarbato; e per questo venne anche chiamato "Rasus" (Holý). La notizia di Enea Silvio Piccolomini che Procopio fosse sposato, come alcuni altri preti taboriti, è uno sbaglio evidente. Privo di fanatismo, P. seppe allontanare più volte dalla rivoluzione la catastrofe minacciata dalle guerre civili con la sua abile mediazione fra le fazioni, e unire così nuovamente tutte le forze ussite per le grandi imprese sia difensive come offensive, che interessavano tutta la comunità. Questa politica da grande uomo di stato gli procurò anche dagli avversarî i riconoscimenti più ampî ma causò pure, nel momento più critico (1433) delle lotte interne boeme, la sua rimozione dal comando supremo degli eserciti taboriti. Lo riassunse nel maggio del 1434, quando la reazione assalì i taboriti, per cadere con i suoi il giorno della catastrofe di Lipany.
Il manifesto taborita del 1430, firmato anche da Procopio, fu pubblicato, p. es., da Martène-Durand, Amplissima collectio, VIII (1733), fol. 1927; ibid. (fol. 602) è stampato anche il suo discorso sulla guerra. Una lettera scritta poco prima della morte, fu pubblicata F. Palacký: Urkundliche Beiträge zur Geschichte des Hussitenkrieges, II (Praga 1872), p. 411 segg.
Bibl.: Fr. Palacký, Dějiny národa českého v Čechách a na Moravě (La storia della nazione cèca in Boemia e Moravia), III, i e ii, 3ª ed., Praga 1877; V. V. Tomek, Dějepis města Prahy (La storia della città di Praga, IV, 2ª ed., ivi 1899; H. Toman, Husitské válečnitcví za doby Žižkovy a Prokopovy (L'arte guerriera degli ussiti ai tempi di Žižka e P.), Praga 1898; Fr. Lützow, Hussite wars, Londra 1914; A. Neubauer, Kněz Prokop Holý, in Český Časopis Historický (Rivista storica cèca), XVI, Praga 1910; F. M. Bartoš, Prokop Veliký, ivi 1934; F. M. Bartoš, Lipany, ivi 1934.