PROCTOCLISI (dal gr. πρωκτός "ano" e κλύσις "lavaggio")
Si dà questo nome all'instillazione rettale di liquidi destinati a essere assorbiti dalla mucosa intestinale e passare a scopo terapeutico nel circolo sanguigno. La proctoclisi può essere fatta sia con l'introduzione di una determinata quantità di liquido in una sola volta con l'aggiunta di sostanze (laudano, belladonna) atte a farlo trattenere, sia, più opportunamente, col metodo "goccia a goccia". Questo metodo è stato immaginato da J. B. Murphy per la cura delle peritoniti. Giova che il paziente, operato di laparatomia e drenaggio in parti declivi della cavità addominale, sia mantenuto in posizione semiseduta (G. R. Fowler).
La proctoclisi a goccia a goccia è indicata, accanto all'ipodermoclisi e alla fleboclisi, nel trattamento degli shocks e delle anemie postemorragiche nei grandi operati, nel trattamento profilattico e curativo della peritonite, nella cura delle malattie infettive e in tutte le affezioni, in cui possa essere necessario aumentare la diuresi. Saranno evitate le proctoclisi negli operati recenti sull'intestino retto e sul colon. Le soluzioni da iniettare possono essere la soluzione fisiologica di cloruro di sodio, i sieri glucosati o glucosati alcalini, con aggiunta di sostanze medicamentose varie a seconda delle indicazioni (p. es., morfina, atropina, adrenalina, urotropina, ecc.). Il liquido da introdurre nel retto deve essere a temperatura minima di 37° e al massimo devono essere introdotte 40-50 gocce al minuto, ciò che può essere regolato mediante un dispositivo a vite sul tubo proveniente dall'irrigatore o dalla fiala che contiene la soluzione; le gocce cadono in un imbuto di varia foggia, collegato a sua volta con un altro tubo di gomma, a cui s'innesta la cannula rettale di gomma.