producere [III singol. cond. pres. producerebbe; partic. pass. anche produtto]
Nell'uso dantesco si configura come vocabolo dotto, inserito in contesti lessicali di alta cultura teologica e filosofica; anche quando non appare in passi dottrinari, è individuabile una fonte letteraria alla quale D. poté ispirarsi.
Nella sua accezione più ampia e comprensiva è riferito all'azione dei principi operatori e giustificativi della vita e dell'essere, e ripete perciò il valore del latino producere in esse, o anche del solo producere, largamente attestati in Mn I III 2 e 10, II VI 6, III IV 13 e 15, XIV 3, per indicare la creazione immediata delle pure forme e della pura potenza ad opera di Dio, l'azione delle cause seconde d'informare la materia già creata. Nell'ambito della dottrina dantesca sulla creazione (per cui v. B. Nardi, D. e Pietro d'Abano, in Saggi di filosofia dantesca, Firenze 1967², 42 ss.) p. è perciò sinonimo di " creare " o di " fare " (v. CREAZIONE) a seconda che venga riferito a Dio o alle cause seconde: Cv III XII 9 tanta fu l'affezione a producere la creatura spirituale [cioè gli angeli], che la prescienza d'alquanti che a malo fine doveano venire non dovea né potea Iddio da quella produzione rimuovere (cfr. Pd XXIX 33); IV XXI 4-5 la vertù celestiale... produce de la potenza del seme l'anima in vita. La quale, incontanente produtta, riceve... lo intelletto possibile (cfr. § 7); Pd XIII 65 queste contingenze essere intendo / le cose generate, che produce / ... il ciel movendo (cfr. VIII 107); rivolgendosi ad Adamo, " in virili aetate continuo factus " (Pietro Lombardo Sent. II 17), D. lo chiama pomo che maturo / solo prodotto fosti (XXVI 92).
La duplicità della funzione semantica già indicata, e i problemi dottrinali ad essa connessi, sono ancor meglio chiariti dall'esempio di Vn XX 7 ne la seconda [parte] dico sì come questo suggello e questa potenzia siano produtti in essere, introdotto nella divisione del sonetto Amore e 'l cor gentil sono una cosa (§§ 3 ss.) a chiarimento dei vv. 4-5 Falli natura quand'è amorosa, / Amor per sire e 'l cor per sua magione; qui infatti p. è sinonimo di " fare ", nella particolare accezione che questo verbo ha quando indica l'azione delle cause seconde, contrapponendosi così a " creare ", che per il fatto di esprimere l'idea della produzione dal nulla, propriamente è riferibile solo a Dio (cfr. Pd III 87 [la volontade divina] / è quel mare al qual tutto si move / ciò ch'ella cria o che natura face). Così in Cv III IV 7 la natura umana... tanta bellezza produce ne la sua materia quando impedita da essa non è. La ricca complessità semantica del verbo è ulteriormente chiarita da Cv III II 17 Tutte le cose produci da lo superno essemplo, tu, bellissimo, bello mondo ne la mente portante, traduzione letterale da Boezio Cons. phil. III m. IX 6 ss. " tu cuncta superno / ducis ab exemplo, pulchrum pulcherrimus ipse / mundum ipse gerens ": Dio crea l'universo assumendo sé stesso a esemplare del creato; così, il concetto di creazione, espresso da p., si arricchisce della connotazione (derivante dalla dottrina platonica) che l'opera creata rappresenti in qualche misura l'immagine del creatore, in armonia con Gen. 1, 27 (e si veda anche Pd I 103 ss.). Altro esempio in Cv III VIII 22.
Con accezione più limitata vale " far nascere " (Cv III XII 10 non sarebbe da laudare la Natura se, sappiendo prima che li fiori d'un'arbore in certa parte perdere si dovessero, non producesse in quella fiori) o " generare ": Pg XXVII 135 l'erbette, i fiori e li arbuscelli / che qui la terra sol da sé produce (possibile fonte è Ovidio Met. I 101-102 " ipsa... / per se dabat omnia tellus "); indica generazione indiretta quando è nominata la regione in cui nascono determinati animali: If XXIV 87 Libia... / chelidri, iaculi e faree / produce (suggerito da Lucano IX 805 " maiora parant Libycae spectacula pestes "; v. anche vv. 708 ss.).
In un caso è riferito ai prodotti dell'operosità umana: Firenze produce e spande il maladetto fiore (Pd IX 130), " conia " e diffonde il fiorino d'oro; in un altro, alla realizzazione di un'opera d'arte: Pg X 95 Colui che mai non vide cosa nova / produsse esto visibile parlare (né, per un'esatta definizione semantica del verbo, importa che, a fissare il dialogo di Traiano e della vedova nell'immagine stessa del bassorilievo, sia stata l'arte sovrumana di Dio).
Altre volte vale " cagionare ", " provocare ": la virtù comunicata dall'Intelligenza motrice al corpo della Luna è il formal principio che produce / ... lo turbo e 'l chiaro (Pd II 147), macchie scure e zone luminose nella faccia inferiore della luna, intermedia tra le virtù ormai ‛ specializzate ' dei cieli e la potenza del mondo sublunare; XXV 68 Spene... è uno attender certo / de la gloria futura, il qual produce / grazia divina e precedente merlo (dove il verbo rende il " veniens " della definizione di Pietro Lombardo Sent. III 26 " Spes est certa expectatio futurae beatitudinis, veniens ex Dei gratia et ex meritis praecedentibus "). In Cv III IX 3 si produce vale " si pone avanti ", " si fa avanti ", che è valore originario del termine (la '21 e la Simonelli leggono si procede).
In un luogo il participio passato, con funzione aggettivale, compare con il valore di " prolungato ", " esteso ", che era già del latino ‛ productus ': Cv IV XII 20 perché questo capitolo è alquanto produtto, in capitolo nuovo a la questione è da rispondere.