profano
Il termine compare in un unico caso, riferito ai golosi, i miseri profani (If VI 21) che urlano come cani e, come a difesa, si volgono dall'uno all'altro fianco, nell'inutile ricerca di un momentaneo sollievo.
Il significato del termine è controverso: " empi " chiosano alcuni commentatori restituendo al vocabolo il suo valore etimologico e primitivo (dal latino procul a fano), " non sacros, non authenticos, infames fugiendos, quos homo debet vitare sicut excomunicatos " (Benvenuto); " lontano dal tempio e da cose religiose " (Landino); e quindi, come spiegano anche Torraca, Sapegno e Chimenz, " colpevoli, peccatori ", forse col significato specifico di " golosi ": s. Paolo dice infatti p. gli uomini " quorum deus venter est " (Philipp. 3, 19) e p. Esaù " qui propter unam escam vendidit primitiva sua " (Hebr. 12, 16). Il Buti generalizza l'espressione miseri profani negli aggettivi " stolti e maledetti ", e chiosa: " ogni peccatore è stolto; ma più lo goloso: imperò che in ciò è più simile alle bestie che in altro peccato ".
Il Barbi (Problemi I 265) considera l'espressione miseri profani dittologia sinonimica e cita testi antichi in cui p. è rafforzamento sinonimico di ‛ misero '; si veda a questo proposito anche Boccaccio Teseida II 4 " i cittadini tebani, / le donne e' vecchi e' piccoli figlioli / rimasi in quella miseri e profani ", per indicare la miseria materiale e morale dei dannati (si veda F. Mazzoni, in Nuove lett. I 154).