PROFANO (da pro "innanzi" e fanum "luogo sacro")
S'intende per profano tutto ciò che è innanzi, cioè all'infuori del luogo consacrato e che non partecipa perciò alla sanità di questo: suo contrario è sacro. Profane sono dunque le cose o le persone che non sono addette a un uso o servizio sacro, precisamente nel culto domestico e nel pubblico tutti coloro che non appartengono alla religione della famiglia o della città (procul este profani, Virg., Aen., VI, 258); e nel culto misterico i non iniziati (quis Cereris ritus ausit vulgare profanis?; Ov., Art. am., II, 601).
Una cosa sacra si può rendere profana mediante una cerimonia o un'intenzione di desecrazione. Così nell'offerta delle primizie di un raccolto si dona alla divinità una parte intendendo di desecrare tutto il resto; nel sacrificio animale si offre sull'ara una parte della vittima e si riserba il resto per uso di banchetto.
Da questo significato puramente negativo il vocabolo è passato a significare ciò che è positivamente empio (profana mens, profana verba) o di cattivo augurio (profanus bubo).