progeria
Malattia genetica molto rara, caratterizzata da invecchiamento accelerato e precoce dell’organismo.
Negli individui affetti da p. sono state descritte finora mutazioni in almeno 2 geni (LMNA e ZMPSTE24). La mutazione p. G608G LMNA è la più comune mutazione puntiforme del gene per la lamìna A (➔), e provoca la produzione di una forma alterata di tale proteina, chiamata progerina, che rimane legata in maniera anomala e permanente alla membrana nucleare interna determinando alterazioni dell’espressione genica. Sembra che la progerina interferisca con la funzione delle cellule staminali mesenchimali umane, attivando i principali effettori a valle della via di segnalazione Notch, un sistema di trasmissione delle informazioni da cellula a cellula. Tali cambiamenti provocherebbero una modifica dell’identità molecolare delle cellule staminali mesenchimali umane, tale da alterarne il potenziale di differenziazione. L’invecchiamento accelerato dato dalla p. (e forse anche quello fisiologico) potrebbero essere il risultato del progressivo deterioramento delle funzioni tissutali indotte da questa proteina mutata.
Da un punto di vista clinico gli individui affetti da p., normali alla nascita, iniziano a presentare nel primo anno di vita un grave ritardo di crescita staturo-ponderale. Tra i caratteri distintivi della sindrome vi sono: perdita precoce dei capelli, rugosità della cute per perdita di grasso sottocutaneo, disproporzione craniofacciale, vene dello scalpo prominenti, naso a becco, voce acuta, rigidità articolare. Le estremità sono sottili e possono presentare anomalie (coxa valga, unghie distrofiche, dislocazione dell’articolazione dell’anca). Lo sviluppo mentale è normale e i pazienti presentano un QI nella media per l’età. La morte sopraggiunge intorno ai 12 anni per complicazioni di natura cardiovascolare: la progressiva perdita delle cellule muscolari lisce delle pareti arteriose comporta infatti un rimodellamento vascolare che, a livello dell’aorta e delle arterie coronarie, dà luogo a placche stenotiche; si verifica inoltre perdita della reattività vascolare e conseguente ipertensione arteriosa. Attualmente non esistono trattamenti efficaci, ma una prospettiva terapeutica, che ha dato già risultati incoraggianti nel modello animale, consiste nella inibizione dell’ancoraggio permanente della progerina alla membrana nucleare interna.