programmazione
programmazióne [Der. di programmare "preparare un programma"] [LSF] (a) La formulazione di un programma. (b) Con signif. particolare nelle locuz. p. lineare e non lineare (v. oltre). ◆ [ELT] [INF] La stesura di un programma per un calcolatore elettronico nella forma richiesta da questo, fatta dal programmatore sulla base delle specifiche fornitegli; le cose più importanti sono la formulazione del problema da risolvere, la preparazione del diagramma di flusso del programma e la codificazione del programma, cioè la trascrizione delle istruzioni del programma nel linguaggio adatto al calcolatore (linguaggio di p.). Si distinguono: (a) p. automatica, fatta dal calcolatore mediante un apposito programma; (b) p. diretta, fatta direttamente nel linguaggio del calcolatore; (c) p. funzionale, basata, a differenza di quella procedurale (v. oltre), non sulla sequenza di singole istruzioni, ma sull'identificazione di funzioni da assolvere; (d) p. logica: basata sull'uso di espressioni logiche (v. linguaggi di programmazione: III 428 e); (e) p. procedurale, o imperativa, in cui la p. consiste nella stesura della serie di istruzioni che il calcolatore deve eseguire (v. linguaggi di programmazione: III 427 d); (f) p. simbolica, fatta in un linguaggio di p. che il calcolatore deve poi tradurre nel suo linguaggio (linguaggio macchina) mediante un apposito programma (traduttore). ◆ [ANM] P. dinamica: metodo di soluzione per semplificare certi problemi di p. lineare e spec. non lineare: v. controllo, teoria del: I 749 e. ◆ [ANM] P. lineare: ramo della ricerca operativa, uno dei più importanti per l'economia, l'organizzazione aziendale e la logistica in generale, che s'occupa d'individuare la soluzione migliore tra quelle proponibili in una determinata situazione operativa; dal punto di vista strettamente matematico, si tratta di un problema di ottimizzazione che si estrinseca nella ricerca dei massimi o dei minimi di funzioni di primo grado, cioè lineari, dette funzioni obiettivo, sottoposte a condizioni (vincoli) espresse da equazioni o disequazioni anch'esse lineari (la forma dell'equazione principale e di quelle di condizione varia a seconda della questione che si esamina); se una o più di queste equazioni e disequazioni non sono lineari, si parla di p. non lineare. Quest'ultima comprende una classe molto vasta di problemi, che in genere presentano ardue difficoltà, dovute essenzialmente al fatto che i punti di massimo e di minimo non appartengono necessariamente alla frontiera dell'insieme definito dai vincoli e all'esistenza di punti di ottimo relativo. ◆ [INF] Linguaggio di p.: la formalizzazione degli algoritmi relativi al problema da risolvere, cioè dell'appropriata sequenza di operazioni elementari tratte dal repertorio di quelle che il calcolatore è in grado di eseguire; si può considerare il tramite tra l'Uomo, che definisce il problema e indica la via per la sua risoluzione, e il calcolatore elettronico, che risolve il problema nel modo indicato: v. linguaggi di programmazione.