pronto
Aggettivo più volte registrato nelle opere di D. (a eccezione della Vita Nuova) e di uso frequente nella Commedia.
È documentato innanzitutto, con forte valore pregnante, nell'espressione-base del primo trattato del Convivio: pronta liberalitade (VIII 16 e IX 1), sentimento morale che illumina l'autore stesso nella storica preferenza del volgare, distinguendolo così dagli altri litterati italiani, pronti, per lo più, solo ad avarizia che da ogni nobilitade d'animo li rimuove (IX 2): Puotesi... la pronta liberalitate in tre cose notare... La prima è dare a molti; la seconda è dare utili cose; la terza è, sanza essere domandato lo dono, dare quello (VIII 2), principio etico di chiara ispirazione classica, in cui si rispecchiano gl'insegnamenti di Cicerone (Off. I XI) e di Seneca (Benef. I 11-12, 14; II 5), e l'influsso dell'Etica aristotelica (cfr. s. Tomm. Comm. Ethic. IV lect. II), e comprensivo, per gli elementi che valgono a caratterizzarlo, non solo di una genericamente buona disposizione morale, ma anche di una perfetta, lieta spontaneità (se 'l dono non è lieto nel dare e nel ricevere, non è in esso perfetta vertù, non è pronta, § 7) e di una " larga, oculata e prudente vigilanza " (Busnelli-Vandelli). Infatti, dare a uno e giovare a uno è bene: ma dare a molti e giovare a molti è pronto bene, in quanto prende simiglianza da li benefici di Dio, che è universalissimo benefattore (§ 3); e dare cose non utili al prenditore pure è bene, in quanto colui che dà mostra almeno sé essere amico: ma non è perfetto bene, e così non è pronto (§ 5); per cui, acciò che nel dono sia la sua vertù, la quale è liberalitade, e che essa sia pronta, conviene essere utile a chi riceve (§ 13), e acciò che nel dono sia pronta liberalitade... conviene esser lo dono non domandato (§ 17). Cfr. anche I VIII 1, 5 (seconda occorrenza), 6, 8 (al comparativo), 11 e 15, IX 1 e 11. Con valore consimile, in III I 9.
In riferimento a un dato fisico, che implichi una condizione spirituale energica e positiva, significa " rapido ", " risoluto ", " sollecito ": If X 37 l'animose man del duca e pronte / mi pinser tra le sepulture a lui; Pg III 48 a pié del monte / ... trovammo la roccia sì erta, / che 'ndarno vi sarien le gambe pronte (" agili e volenterose ", Chimenz). Cfr. anche Pd XXIV 55 (" manifeste e toste ", Buti).
Si vedano invece, con valore negativo, l'espressione lingua pronta (If XXXII 114; in riferimento a Buoso da Duera, che rivela a D., con maligna prontezza, il nome del traditore Bocca degli Abati: " svelta, sciolta, abile a fare la spia ", Porena), e l'equivoco contenuto di Pg XXXII 150 m'apparve [la meretrice] con le ciglia intorno pronte, " con gli occhi mobili e impudichi " (Sapegno).
Detto di cosa già preparata, tale da poterne disporre immediatamente, in If XXVII 34.
Con valore pregnante: Pd XIV 22 orazion pronta e divota, " sollecita " e insieme, complementarmente, " immediatamente seguente " alle parole di s. Tommaso "; XXIV 128 tu vuo' ch'io manifesti / la forma qui del pronto creder mio, " immediato, senza dubbi, e fuori di ogni dimostrazione " (caratteri peculiari della fede religiosa).
Nel senso di " desideroso ", " volonteroso ", e col sostegno di aggettivi quali tutto, libente, che ne precisano e rafforzano il significato, p. è usato da D. per esprimere un'attiva disposizione spirituale in retto equilibrio fra desiderio e volontà: Pg XXVI 104 tutto m'offersi pronto al suo servigio; Pd XXIII 77 a' suoi consigli / tutto era pronto; XXV 65 Come discente ch'a dottor seconda / pronto e libente. In valore consimile, si costruisce spesso nella Commedia con l'infinito, in locuzioni per lo più di carattere perifrastico attivo. Va rilevato che in tale uso è assente, nella prima cantica, ogni riferimento al concetto di libera volontà; mentre nel Paradiso fondamentale è la spontanea disposizione caritatevole delle anime (sublimazione del principio etico della pronta liberalitate: cfr. III 42 pronta e con occhi ridenti, detto di Piccarda), atto libero nella stessa misura in cui concorda col volere divino (XXI 71 l'alta carità... ci fa serve / pronte al consiglio che 'l mondo governa). Si vedano i seguenti luoghi: If III 74 concedi / ch'io sappia... qual costume / le fa di trapassar parer sì pronte, " ansiose ", " bramose " (detto delle anime in riva all'Acheronte: cfr. D'Ovidio, in " Studi d. " VII [1923] 11 n.); Pg XVII 49 fece [l'angelo della pace] la mia voglia tanto pronta / di riguardar, " viva ", " urgente "; cfr. XIII 24; Pd III 16 vid'io più facce a parlar pronte, " sollicite et apparecchiate di parlare meco ",. Buti. Cfr. anche Rime CIV 41, If III 124, XXV 102 (" obbedienti, docili ": cfr. Pagliaro, Ulisse 363 e 365; e v. Pg XXVIII 10).