PROPILEI (προπύλαια; propylaea; ma anche il singolare προπύλαιον, propylaeum, come anche πρόπυλον, propylum)
Il nome designa l'ingresso d'onore, e come tale grandioso e monumentale, d'una sede o d'un complesso d'edifici pubblici, come un santuario o un'agorà. Propilo serve a indicare una tale costruzione nel suo stato più semplice, mentre propileo (o il plurale) non è che l'aggettivo sostantivato, giacché a προπύλαιον si sottintendeva οἴκημα "costruzione aperta".
La stessa etimologia indica che il propilo non era che un ambiente antistante alla porta, a riparo e ornamento d'essa stessa. A questa caratteristica di parte architettonica in risalto si aggiunge quella della connessione con un muro di chiusura o peribolo, e dell'accesso a uno spazio libero, come appunto la corte del palazzo o lo spiazzale del mercato, del ginnasio, e via dicendo.
A non discorrere delle accezioni e dei sinonimi, esistenti anche in antico, molte sono le esemplificazioni architettoniche, dalle quali però sono da escludere protiro e prostasi, che riguardano il vestibolo o il portico inerenti a edificio coperto.
Per il mondo egizio-asiatico si possono citare in Persia, sulla terrazza di Persepoli, al sommo delle scalee di accesso, i cosiddetti "propilei di Serse", costituiti da due piloni di muratura spessi circa sei metri in cui si aprivano due porte monumentali di tipo mesopotamico, collegati da un breve colonnato.
In Egitto solo in tarda epoca si costruirono propilei, sotto forma di un doppio colonnato che partiva dal tradizionale pilone d'ingresso, sostituendo, come i propilei di Tahraq a Karnak, il viale di sfingi o di arieti che precedeva di solito il tempio.
Nel mondo greco si risale alla civiltà micenea, e forse anche più in là, se è propilo quello scoperto nel villaggio preistorico di Parachiri in Lemno (scavi italiani del 1934). Sotto forma già elaborata lo conosciamo come opposizione di due portici o vestiboli con comune parete di sfondo e comune passaggio: così a Troia, Cnosso, Tirinto. Tema e pianta rimasero tradizionali e quasi invariabili. I propilei propriamente ellenici, eccettuati quelli con frontoni sui lati (prima erano a tetto piano) che sono una singolarità dei santuarî di Posidone a Calauria e di Afaia ad Egina, sono definitivamente consacrati con frontoni sui due prospetti, anteriore e posteriore, cioè esterno e interno alla cinta. Tipico è pure l'innalzamento della costruzione su gradini, come per i templi.
Colonne solo davanti, come a Olimpia, o anche posteriormente, come nella stessa Egina, muro mediano immancabile, meno che a Selinunte, che ha una sua speciale architettura, una o più porte in comune: i propilei assunsero, pur nella fondamentale unità, aspetto vario. Ancora più se si bada che talora furono a triplice navata, come, oltre che a Delo e ad Eleusi, sull'Acropoli di Atene, dove l'architetto Mnesicle aggiunse due avancorpi che tanto contribuirono al movimento dei volumi di massa (v. acropoli, I, tav. LXXIII).
I Propilei più celebri sono appunto questi di Atene, eretti in marmo pentelico sotto Pericle, dal 437 al 432 a. C. (v. acropoli, I, p. 438). La grandiosità che ad essi derivava dal trovarsi collocati in luogo dominante si accoppiava ad una realizzazione di carattere nuovissimo, che riusciva a trar profitto dai dislivelli della roccia, soprelevando sempre più le parti dell'edificio, e dava invece al colonnato ionico dell'interno uno slancio con cui si ritmava la saliente disposizione ad organo delle cinque porte, la centrale e più alta delle quali serviva per gli animali da condurre al sacrificio.
I Romani, eccetto accademici ritorni di neoclassicismo, ad esempio i grandi propilei ad Eleusi, imitanti quelli di Mnesicle, sostituirono alla rettilinea struttura ellenica la solennità e l'ampiezza di sale a vòlta e con esedre. Con i propilei talora era collegato in modo speciale il culto di qualche divinità: Ecate, Artemide, Apollo, Ermete, Posidone.
Bibl.: Cfr. l'ottimo articolo di G. Fougères in Daremberg e Saglio, Dictionn. d. Antiq., s. v. Propylum, cui bisogna aggiungere: A. Evans, The Palace of Minos, I, Londra 1921, p. 398, fig. 286 (propileo Nord); II, ii, Londra 1928, pp. 686-718, fig. 434 (propileo Sud, con piante comparative con Troia e Tirinto a fig. 435); K. Müller, Tyrins, III, testo, Augusta 1930, pp. 127-129 per il grande propileo, 130-143 per il piccolo propileo; G. Libertini, I propilei di Appio Claudio Pulcro ad Eleusi, in Annuario Scuola Archeol. di Atene, II, pp. 201-217; H. Hörmann, Die inneren Propyläen von Eleusis, Berlino-Lipsia 1932. Sui propilei di Cirene: C. Anti, Campagna di scavi a Cirene (1926), in Africa ialiana, I, 4, pp. 313-316 (solo romani, quelli greci sono inediti). Per Atene, cfr. Franco, Le asimmetrie della Pinacoteca dei Propilei sull'Acropoli di Atene, in Ann. Scuola Archeol. di Atene, XIII-XIV, pp. 1-25, tavv. 1-9. Per i propilei orientali ed egizî: G. Perrot e Ch. Chipiez, Hist. de l'art dans l'ant., V, Parigi 1889, p. 690 segg.; G. Maspero, L'arte in Egitto, Bergamo 1913, p. 221; U. Hölscher, Medinet Habu studies 1929-30, Chicago 1933, p. 67 segg.