propriamente
In connessione con ‛ proprietà ' (v.) e ‛ proprio ' (v.) l'avverbio indica un rapporto d'inerenza specifica tra una realtà e le qualificazioni che le appartengono in modo sostanziale e, sul piano del linguaggio, l'attribuzione a un soggetto di tutto ciò che compete alla sua esatta definizione, secondo retta ragione: Cv IV VIII 12 puote l'uomo disdicere offendendo a la veritade, quando de la debita confessione si priva, e questo è propriamente ‛ disconfessare '... disdicere l'uomo sé essere... mortale, è negare, propriamente parlando. Così in Vn XL 7, Cv III II 10, XIII 9, IV IX 6, XIII 1 (tre volte) e 2. In Cv III XI 14 l'espressione propriamente, cioè secondo ragione, presuppone la concezione per cui ogni argomentazione o definizione secondo retta ragione identifica le proprietà essenziali di una realtà.
In III IX 6 l'uso di p. richiama da vicino il valore tecnico di " proprie " del linguaggio scolastico, dove indica un rapporto di ‛ pertinenza specifica ' e, nel caso specifico, tra sensi esterni e sensibili come luce, colore, grandezza, ecc. (il termine ricorre cinque volte; v. anche PROPRIO).
" Opera di un'arte sovrumana, che esprime con tanta intensità il sentimento da suggerire anche le parole in cui questo si traduce " (Sapegno), i bassorilievi della prima cornice del Purgatorio sono un visibile parlare (Pg X 95); il primo, che rappresenta l'Annunciazione, avea in atto impressa esta favella / ‛ Ecce ancilla Deï ', propriamente / come figura in cera si suggella (v. 44); p. indica che le umili parole di Maria sembravano espresse con la stessa assoluta rispondenza con cui la figura del suggello s'imprime nella cera; pure, il vocabolo è meno lontano dal suo significato fondamentale di quanto non appaia a una prima lettura, anche se discutibile quanto osserva H. Gmelin (Lett. dant. 875 ss.): secondo il senso analogico, " la parola ‛ figura ' significa anche ‛ detto ', ‛ parola ', ‛ frase ' " e Ave, letto da destra a sinistra, cioè rovesciato come appare rovesciata un'immagine impressa nella cera, ripete il nome di Eva, la peccatrice che aperse la piaga che Maria richiuse e unse (Pd XXXII 4).