proprio e suo [prontuario]
Oltre che come rafforzativo (come avverbio: è proprio un genio; o come aggettivo: ce la farà con le sue proprie forze; ➔ avverbi; ➔ aggettivi), proprio è usato come aggettivo possessivo e, a differenza di suo e loro, può riferirsi solo al soggetto o all’elemento designativo più prossimo (vedi sotto). Tale proprietà consente di evitare fraintendimenti: mentre una frase come
(1) Marco ha incontrato Maria a casa sua
lascia nel dubbio di chi sia la casa (di Marco o di Maria?), altrettanto non avviene con
(2) Marco ha incontrato Maria a casa propria
dove si intende che la casa è di Marco.
Suo e proprio possono figurare combinati se il soggetto è un pronome indefinito o generico (ciascuno, ognuno, ecc.):
(3) ciascuno / ognuno pensi alle sue / proprie /sue proprie cose
Proprio non può invece essere sostituito da suo nelle frasi impersonali:
(4) è bene contare sulle proprie forze → *è bene contare sulle sue forze
(5) […] senza cedere alla tentazione di essere intransigenti sulle responsabilità altrui mantenendo un occhio di riguardo per le proprie («Corriere della sera» 30 gennaio 2010)
(6) hanno avuto le loro occasioni, ma non si può pensare solo alla propria poltrona («Corriere della sera» 2 febbraio 2010).
Se suo non si riferisce al soggetto, si può ricorrere a di lui, di lei, che indica il genere del referente. Questa forma, se anteposta al nome, è antiquata e, oggi, di tono formale e burocratico:
(7) ma non ha fatto in tempo a conquistarsi l’amore della poverina e la fiducia della di lei famiglia («la Repubblica» 25 novembre 1989).
Non sempre l’elemento a cui si riferisce proprio coincide con il soggetto grammaticale o con un soggetto espresso: talvolta, infatti, esso può coincidere con il complemento di specificazione di un’espressione partitiva:
(8) studi recenti condotti in Australia, riferiscono infine gli autori, mostrano che fino al 30 per cento dei soggetti affetti da depressione cambia le proprie abitudini alimentari («Corriere della sera» 27 gennaio 2010)
oppure con il soggetto inespresso del verbo all’infinito di una subordinata:
(9) […] consentendo pienamente all’Autorità Portuale di esercitare le proprie funzioni istituzionali di promozione, controllo e pianificazione («Corriere della sera» 26 gennaio 2010)
(10) ci sono due tendenze tra i sopravvissuti, spontanee e opposte: spostarsi nelle province risparmiate dal terremoto oppure restare vicino alla propria comunità anche con il rischio di crolli («Corriere della sera» 2 febbraio 2010).
A volte può emergere un uso indebitamente estensivo di proprio. Nell’esempio che segue proprio non si riferisce al soggetto della frase subordinata nella quale si trova, ma al soggetto, piuttosto distante, della principale:
(11) la Polisportiva Antares [...] ha abbinato numerosissime iniziative a sfondo socio-culturale agli eventi sportivi che hanno visto protagoniste le proprie tesserate («Corriere della sera» 28 gennaio 2010)
In questo esempio la semantica di proprio (che esprime la nozione di appartenenza con maggiore forza rispetto a suo) prevale sulle regole sintattiche che la governano abitualmente, come accade anche in altre circostanze:
(12) Anche l’Asl 12 di Venezia pagherà integralmente lo stipendio ai 3500 dipendenti del comparto [...]. E lo farà ricorrendo allo stesso stratagemma dell’Asl 10 di San Donà: un ‘prestito’ dalle aziende sanitarie più ricche della regione [...]. A Chioggia [...] e Mirano invece gli stipendi saranno saldati con risorse proprie («Corriere della sera» 26 gennaio 2010).