prora (proda)
Nel senso proprio di " prua ": If VIII 29 l'antica prora della barca di Flegiàs; XXVI 141 e Pg XXX 58; in If XXI 13 chi ribatte da proda e chi da poppa, si ha la forma ‛ proda ' per dissimilazione.
Altrove il sostantivo compare in uno di quei contesti metaforici in cui, seguendo uno schema retorico di larga diffusione nella letteratura latina e medievale (cfr. E.R. Curtius, La Littérature européenne et le Moyen-Age latin, Parigi 1956, 157-161), D. paragona la redazione di un'opera a una traversata per mare: Pd XXIII 68 Non è pareggio [" braccio di mare "] da picciola barca / quel che fendendo va l'ardita prora, il mio " ingegno poetico ", con riferimento all'ardua materia del Paradiso (cfr. Pg I 2 la navicella del mio ingegno, e Pd II 3 dietro al mio legno che cantando varca). Così anche in Pd XXVII 146 la fortuna... / le poppe volgerà u' son le prore, per cui v. POPPA.