ADORNO, Prospero
Nacque a Genova intorno al 1428 da Barnaba e da Bngida Giustiniani.
Accordatosi alla fine del 1460 con Francesco Sforza e con l'arcivescovo Paolo Fregoso, il 9 marzo 1461 sottrasse Genova alla signoria di Francia, venendo eletto doge il 12 marzo. Il Fregoso, che invano aveva sperato il cappello cardinalizio sollecitatogli dall'A., amico di Pio II, non nascose il suo disappunto, mentre si riaccendeva anche la rivalità tra Genova e Savona, fedele alla Francia e rifugio di fuorusciti: il fratello dell'A., Carlo, la attaccò, senza successo, nel maggio 1461. La situazione del doge, resa difficile anche per l'arrivo di Renato d'Angiò, fu salvata solo dalla esitazione avversaria. Anzi il 17 luglio 1461 una sanguinosissima battaglia a Sampierdarena diede la vittoria al Fregoso e all'A., che il pericolo comune aveva ancora associati. Ma l'arcivescovo, sdegnato che gli si fosse impedito di entrare trionfante in Genova dopo la vittoria, con le forze navali di Bartolomeo d'Oria sconfisse quelle di Carlo Adorno e costrinse il doge a fuggire (luglio 1461).
L'A. si rifugiò a Milano, dove si pose al servizio dello Sforza per sfruttare i contrasti interni dei Fregoso. Fase decisiva fu l'acquisto di Savona, che lo Sforza negoziò con il re di Francia (dicembre 1463), assicurandosi anche l'acquisto di Genova. L'A., che aveva tentato invano di interferire nel gioco diplomatico, dovette però ritirarsi dalla scena politica, ricevendo dal duca milanese vari feudi. Nel 1467, anche i feudi in Calabria, toltigli violentemente da Luca, principe di Bisignano, gli vennero restituiti da Ferdinando d'Aragona, ed altri se ne aggiunsero nel marzo 1469.
Ma essendosi nel 1463 sollevata Genova contro Galeazzo Maria Sforza, l'A. fu arrestato improvvisamente e incarcerato a Cremona. Morto lo Sforza (26 dic. 1476), Carlo Adorno si impadroniva di Genova contro Ibietto Fieschi, vicario ducale. Liberato allora dal Simonetta ed inviato a Genova, l'A., lasciate indietro le truppe sforzesche, entrò solo con i suoi partigiani l'11 apr. 1477 e riuscì ad imporsi restandovi governatore ducale. Ma un'alleanza tentata con Ferdinando d'Aragona e l'accostamento al papa Sisto IV (il 27 marzo 1478 l'A. decretò l'ascrizione alla nobiltà di Genova di Tiberio ed Enrico della Rovere; cfr. Arch. di Stato di Genova, fondo Nobilitatis, mazzo 1/2833) lo resero sospetto ai Milanesi: un messo ducale, Castiglione Branda, vescovo di Como, fu inviato a Genova per deporlo. L'A. levò a tumulto la città, assunse il titolo di doge, governando con l'assistenza di dodici Capitani (25 giugno) e assoldò il capitano Roberto Sanseverino, mentre l'Aragonese lo soccorreva con una flotta al comando di Lodovico Fregoso. Il 9 ag. 1478 gli Sforzeschi erano sconfitti e l'A. governò con un Fregoso. Ma ricominciarono le lotte, favorite dai Milanesi: da Novi accorse Battista Fregoso, che, impossessatosi dei punti strategici della città, sollevò i suoi partigiani contro l'A., difeso dal cugino Giovanni e da Gianluigi Fieschi.
La spietata reazione e il tradimento di Ibietto Fieschi, che si accordò con Battista Fregoso, provocarono la caduta dell'Adorno. Il 25 nov. 1478 egli fuggì su una galea aragonese a Napoli; di qui nel 1482, dopo una breve permanenza a Pisa, si ritirò a Silvano d'Orba e poi in Asti, forse presso una figlia maritata a Battista Colla, signore di feudi monferrini.
Morì nel 1485.
Primogenito, erede di un ricco patrimonio, fu celebrato come perfetto cavaliere. Tra i maestri ebbe Antonio Cassarino da Noto, rimasto con lui in corrispondenza. Fu amante anche della musica: nel 1478, chiamò a Genova il compositore Franchino Gaffurio.
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