BONARELLI, Prospero
Nacque a Novellara il 18 ag. 1580 dal conte Pietro Bonarelli della Rovere e da Ippolita di Montevecchio; le vicende della sua prima infanzia sono quelle della famiglia e del fratello maggiore Guidubaldo. Scarsissime per gli anni seguenti le notizie sulla sua vita; soggiornò alla corte di Ferrara, di Modena, di Firenze e di Vienna, presso l'arciduca Leopoldo, fratello dell'imperatore Ferdinando III, stabilendosi infine ad Ancona, dove fondò l'Accademia dei Caliginosi e dove morì nel 1659.
Della sua abbondante produzione letteraria si ricorda soprattutto la tragedia Il Solimano (Firenze 1620), preceduta da una lettera al B. di G. B. Strozzi e seguita da sonetti di lode di O. Rinuccini, N. Strozzi, G. Chiabrera.
Solimano, re della casa ottomana, sobillato dalla moglie, accusa e condanna per tradimento il proprio figlio Mustafà, presunto figliastro della regina. Solo alla fine, quando la vittima innocente è già morta insieme con l'amata Despina, la regina scoprirà che Mustafà era anche suo figlio.
L'ambientazione esotica, non aliena da ambizioni storiche (per gli usi e costumi dei Turchi il B. dichiara di essersi ispirato alle Istorie dei Turchi di F. Sansovino), e il cupo senso dei destini umani, di evidente derivazione tassesca, piacquero tanto che, tra il 1620 e il 1658, si registrano almeno sei edizioni della tragedia.
Dal punto di vista tecnico, Il Solimano presenta l'esclusione del prologo, dei soliloqui e dei cori, quest'ultima motivata dal B. stesso, in una lettera a Flaminia Atti de' Trionfi, in base alla considerazione che i cori greci dovevano originariamente rappresentare stati gioiosi e che perciò impropriamente sono stati ripresi nelle tragedie "di fin luttuoso".
Del B. si ricordano ancora: Della bellezza di Filli (Ancona 1629), lettera poetica in versi, in cui si ripetono i luoghi comuni sulla bellezza femminile; Le metamorfosi d'amore (ibid. 1632), cinque intermezzi, in forma di "azioni" allegoriche per l'Ereminda, pastorale di G. Teodoli; La pazzia d'Orlando (Venezia 1635), opera recitativa in musica "e per far intermedi" in quattro "azioni" con personaggi del Furioso ariostesco; L'Imeneo (Bologna 1641), "opera teotragicomica pastorale" composta nel 1638 per l'arciduca Leopoldo d'Austria, in cui si mescolano con scarsa coerenza elementi tratti dalla pastorale, dalla tragedia e dalla novellistica; L'Erosmandoe Floridalba (Bologna 1642), romanzo, o meglio centone di racconti d'avventura, in 10 libri; Gli abbagli felici (Macerata 1642), commedia in cinque atti, ambientata a Roma, che si avvale di molteplici agnizioni e matrimoni finali; La Fidalma (Bologna 1642), regia pastorale che imita sia il Pastor fido del Guarini che la Filli di Sciro del fratello del B., Guidubaldo; I fuggitivi amanti (Macerata 1642) commedia in cinque atti che si avvale di personaggi tipici come Petronio pedante, Colamatteo napoletano e il capitano Brandimarte, assai simile al Capitan Spaventa di F. Andreini; Il Medoro incoronato (Roma 1645), tragedia a lieto fine che ha per protagonisti Angelica e Medoro; Lo spedale (Macerata 1646) conmedia in cinque atti, basata su numerosi scambi di persona e travestimenti romanzeschi; Lettere (Firenze 1641).
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1554 s.; G. Tiraboschi, Storia della lett. ital., Milano 1833, IV, p. 566; E. Bertana, La tragedia, Milano 1906, pp. 163-67; A. La Torre, Notizie sulla vita e le opere di P. B.secentista anconitano, Matera 1910.