CAFFARELLI, Prospero
Di antica famiglia, nacque con tutta probabilità nel 1593 da Alessandro, che fu conservatore di Roma nel 1608, e da Pantasilea (Panta) di Tiberio Astalli. La famiglia, che in quel momento si trovava in una situazione finanziaria difficile, era imparentata con il papa Paolo V, e questa circostanza agevolò al C. l'accesso alle cariche della Curia romana. Compì i suoi studi presso il Collegio Romano, e durante il suo alunnato acquisì fama con una poesia in lode di s. Francesca Romana, veneratissima dallo stesso Paolo V.
Il suo primo beneficio di cui si abbia conoscenza fu un canonicato a S. Giovanni in Laterano, resosi vacante nel 1611 quando il pontificio maestro delle cerimonie Paolo Alaleone passò al capitolo di S. Pietro. Ancora nello stesso anno anche il C. divenne canonico della basilica di S. Pietro. Nel 1614 fu nominato "referendarius utriusque Signaturae", suo primo ufficio curiale. Nel successivo decennio fu inviato in veste di governatore in varie località dello Stato della Chiesa. Non tutte le tappe di questa carriera sono note; sappiamo però che nel 1618-19 era ad Ancona. I suoi dispacci contengono numerose notizie sui movimenti delle flotte veneziana e turca nel mare Adriatico.
Nei primi anni del pontificato di Urbano VIII era di nuovo a Roma e nel 1624 fu nominato alla Sacra Consulta. Anche il fratello Fausto, allora già arcivescovo di Santa Severina, ringraziò il papa per questa onorevole nomina. Dopo il 1633 il C. ricopri di nuovo, ininterrottamente, alte cariche amministrative fuori Roma. I primi dispacci sono datati da Acquapendente, dove controllava il rigoroso blocco imposto al confine con la Toscana, flagellata dalla peste. Nominato il 12 maggio 1634 governatore delle Marche, si trasferi a Macerata, dove risiedette sei anni, finché nel gennaio del 1641 fu mandato come vicelegato a Urbino.
Dopo la morte di Urbano VIII rientrò in Curia. Oltre a ricoprire la carica di "referendarius utriusque Signaturae" che conservò fino all'ottobre del 1648, egli era anche protonotario apostolico. Da Innocenzo X fu nominato chierico di Camera e dopo breve tempo uditore generale della Camera pontificia. Nel novembre del 1648 aveva già assunto il nuovo ufficio, in virtù del quale contava fra i giudici di rango più elevato della Curia. Come molti suoi predecessori, il C. fu elevato alla porpora nell'ultima creazione cardinalizia di Innocenzo X, il 2 marzo 1654, con il titolo di cardinal prete di S. Callisto. Negli anni che seguirono fece parte di varie congregazioni. Partecipò senza distinguersi in modo particolare al conclave del 1655, che elesse papa Alessandro VII.
Morì il 14 ag. 1659, e fu sepolto, senza una propria pietra sepolcrale, nella tomba dei Caffarelli in S. Maria sopra Minerva. Aveva legato con testamento tutti i suoi beni alla sagrestia della basilica di S. Pietro.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vat., Segr. di Stato, Vescovi 26, parte 2a, f. 422rv; Sec. Brev.790, ff. 21r-23v; 811, ff. 808-809; Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat.7598, f. 46; ibid.8948, ff. 7-28; ibid.8968, ff. 1-3; ibid.9071, ff. 63-107; ibid.9084, 9220-9223; Ibid., Vat. lat.12332: Diaria 1659-1664, f. 51v; Ibid., Chig. G., V 139; C. Magalotti, Notizie di varie famiglie italiane, f. 20v; Ibid., Capponi 20, f. 212v; Roma, Biblioteca Casanatense, cod. 1831; T. Amayden, Diario della città e corte di Roma, f.42v; A. Ciaconius-A. Oldoinus, Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalium, IV, Romae 1677, coll. 699 s.; J. Palatius, Fasti Cardinalium omnium S. R. E., IV, Venetiis 1703, col. 282; L. Cardella, Memorie storiche de' cardinali, VIII, Roma 1793, pp. 108 s.; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae…, Città del Vaticano 1931, p. 239; F. Caffarelli, I Caffarelli, Roma 1958, pp. 74 s.; P. Gauchat, Hierarchia catholica, IV, Monasterii 1935, p. 31; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-eccles., VI, pp. 219 s.; LXXXII, p. 155.