COLONNA, Prospero
Nacque a Roma il 17 genn. 1707 da Francesco, principe di Carbognano, del ramo di Palestrina, e da Vittoria Salviati.
Compiuti gli studi a Roma, a Parma e a Padova, si laureò in utroque iure ed iniziò in Curia il suo cursus honorum: nel 1730 Clemente XII lo creò protonotario apostolico, nel 1733 consultore dei Riti, nel 1739 chierico di Camera e prefetto della Grascia. In tale veste partecipò alla politica di liberalizzazione del commercio dei grani, che, iniziata già da Clemente XI, fu continuata da Benedetto XIV che proseguì la riforma del sistema annonario e doganale dello Stato pontificio. Lo stesso Benedetto XIV, ancor prima di essere incoronato, lo nominò maestro di Camera e il 9 sett. 1743 cardinale diacono di S. Giorgio in Velabro, prefetto della Segnatura e di Propaganda Fide; in tale veste il C. si interessò delle missioni delle Indie orientali, in particolare di quelle in Cina. Il 14 apr. 1760, insieme con i cardinali Spinelli e Tamburini, anch'essi di Propaganda Fide, chiese al papa di portare da 400 a 1.200 scudi il finanziamento annuale per il rifornimento di libri ecclesiastici e liturgici alle chiese mediorientali. Inoltre intervenne per far revocare il decreto di espulsione dalla Cocincina dei francescani scalzi spagnoli emanato sotto il pontificato di Clemente XII in favore dei secolari francesi e dei gesuiti.
Una parte di grande rilievo il C. ebbe durante il conclave che si aprì alla morte di Benedetto XIV il 15 maggio 1758.
Già il 19 nov. 1756 l'ambasciatore francese a Roma Choiseul, in una memoria a Luigi XV in previsione di un futuro conclave, aveva esaminato uno ad uno i membri del Sacro Collegio, classificandoli in categorie a seconda degli atteggiamenti di ciascuno nei confronti della Francia, e aveva posto il C. fra i cardinali "utiles pour etre secretaire d'Etat"; proseguiva inoltre: "le cardinal est d'une grande naissance; il pense avec dignité et malgré les imputations des ses ennemis qui par envie de ses talents et de son esprit sont en assez grand nombre, je lui ai trouvé dans toutes les occasions de l'honneté et de la probité. Il est aimé du peuple de l'Etat ecclésiastique; il est actif et infatigable dans les affairs qui lui sont confiées... Pour moi je pense... que ce serait une acquisition convenable au service du roi. Nous éprouverons dans le conclave quelle sera sa conduite et, si elle est conforme à ce que j'imagine, je crois que dans l'occasion les cardinaux francais pourraient le servir pour la place de secrétaire d'Etat ou pour celle de dataire" (pp. 242 s.). In una memoria dell'aprile del 1757 lo Choiseul consiglia al re di affiancare in un futuro conclave ai cardinali francesi uno italiano che possa guidarli grazie alla conoscenza della lingua, degli usi e costumi, ma soprattutto della rete vasta e complessa degli intrighi della corte di Roma. Certo bisognerebbe offrirgli qualche onore, per esempio la protettoria della Chiesa di Francia, e lo Choiseul fa il nome del C.: "C'est un grand nom, un homme fort adroit et fort intelligent, très capable d'en imposer par sa représentation et son esprit. II connait bien, peut-etre trop, les intrigues de la cour de Rome; il servirait utilement, pourvu qu'on ne le laissat pas aller trop loin" (p. 263). Nuovamente nell'aprile 1757 lo Choiseul afferma che il C. ha delle probabilità, in caso di conclave, di essere creato segretario di Stato, oppure datario, il che sarebbe favorevole alla Francia.
Alla morte di Benedetto XIV (1758) i cardinali erano divisi in due partiti: i curiali nei due gruppi degli zelanti e degli anziani, e i nazionali. La preponderanza era di questi ultimi. La Francia doveva far sì che non venisse eletto un convinto assertore della bolla Unigenitus, e il grave, pesante problema dei gesuiti divideva gli animi e complicava il gioco degli interessi. La nomina del C. a protettore di. Francia, resa pubblica il 9 giugno, destò grande emozione. In un primo tempo il C. appoggiò in conclave il cardinale Archinto, favorito anche da Vienna; quindi, in seguito ad istruzioni ricevute dall'ambasciatore francese, si oppose all'elezione del cardinale Cavalchini Guidobono, giudicato troppo aperto verso i gesuiti; sfumate altre candidature, fu eletto pontefice il veneziano Rezzonico.
La questione dei gesuiti fu la più angosciosa di tutto il pontificato di Clemente XIII. Già nel 1759 il primo ministro portoghese Pombal aveva espulso la Compagnia dal Portogallo; nel 1762 Luigi XV fu costretto dal Parlamento di Parigi a chiedere che i gesuiti francesi formassero una provincia autonoma, retta da un vicario di nomina regia. Il 3 sett. 1762 il papa convocò un concistoro; la posizione del C. protettore di Francia era assai delicata, per cui egli preferì non prendervi parte e la sua assenza venne molto notata. Nel suo discorso il papa dichiarò nulle tutte le risoluzioni dei Parlamenti contro la Compagnia, in quanto il giudizio su istituti ecclesiastici spettava solo alla S. Sede. Il C. ottenne che l'allocuzione pontificia non venisse pubblicata - poiché in tal caso sarebbe stata condannata dal Parlamento parigino ad essere bruciata per mano del carnefice - cosicché Clemente XIII si limitò ad inviare a ciascuno dei cardinali francesi una lettera contenente le direttive espresse nell'allocuzione. La Francia continuò a prendere misure contro i gesuiti, finché nel 1764 il Parlamento di Parigi ottenne da Luigi XV il decreto di soppressione della Compagnia. Si trattava ora di far conoscere l'editto a Roma. L'ambasciatore francese, marchese d'Aubeterre, doveva portarlo a conoscenza del segretario di Stato e, se il C. era d'accordo, anche del pontefice. Consultatosi col C. l'ambasciatore decise di non fare alcun passo, e di conseguenza né il papa né il segretario di Stato ricevettero mai una comunicazione ufficiale dell'editto. Questo, come l'atteggiamento tenuto nel concistoro del 1762 non getta una buona luce sulla figura del C., uomo evidentemente accorto, ma non sempre all'altezza delle responsabilità assunte.
Il C. non sopravvisse molto all'editto di Luigi XV: già da anni ammalato di tisi, morì a Roma il 20 apr. 1765. Dopo le esequie in S. Marcello, fu sepolto nella cappella di famiglia nella basilica liberiana. Fu protettore dell'Ordine dei minori conventuali, dei cisterciensi e di vari monasteri e luoghi pii.
Fonti e Bibl.: Diario ordinario, Roma 1765, p. 5; E. J. F. Barbier, Journal histor. et anedoctique du règne de Louis XV, IV, Paris 1856, p. 279; Choiseul à Rome, 1754-57. Lettres et mém., a cura di M. Boutry, Paris 1895, pp. 242 s., 263 s., 268, 274; Corréspondance de Benoît XIV, a cura di E. De Heeckeran, I-II, Paris 1912, ad Indicem; Le lett. di Benedetto XIV al card. di Tencin, a cura di E. Morelli, I-II, Roma 1955-65, ad Indices; F. Petruccelli Della Gattina, Histoire diplom. des conclaves, IV, Bruxelles 1866, pp. 139-69 passim; L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, 1-2, Roma 1933, ad Indicem; C. Pietrangeli, Il Museo di Roma, Roma 1971, ad Indicem; V. E. Giuntella, Roma nel Settecento, Bologna 1971, ad Indicem; Sacrae Congregationis de Propaganda Fide memoria rerum, II, 1700-1815, Rom-Freiburg-Wien 1973, pp. 28, 164, 167, 302; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s. v. Colonna di Roma, tav. X.