MANDOSIO, Prospero
Nacque a Roma da Carlo e Virginia Roncioni, il 14 ag. 1643, e fu battezzato il 18 seguente, come si ricava dai registri della parrocchia di S. Maria in Monticelli, conservati nell'Archivio storico del Vicariato, che rettificano la data di nascita riportata al 1650 in alcuni cataloghi e bibliografie.
I Mandosio appartenevano a nobile e antica famiglia originaria di Amelia, in Umbria, ma residente a Roma fin dal Quattrocento; nel loro stemma figurava un'aquila nera coronata con una scala d'oro in campo rosso. In origine abitavano in Campo Marzio, poi i coniugi Carlo e Virginia si trasferirono in un palazzo di piazza Farnese, dove nacque e visse Prospero. Possedevano case in via dei Leutari, in una zona demolita successivamente per l'apertura di cor
so Vittorio Emanuele II, e in via del Corso, di fronte a S. Maria in Via Lata, proprietà quest'ultima che vendettero ai Chigi nel 1667 per 14.000 scudi. Il M. fu, secondo una tradizione familiare, cavaliere dell'Ordine di S. Stefano (1670), titolo a cui tenne moltissimo, come conferma la costante abitudine di associarlo al nome (Modena, Biblioteca Estense e universitaria, Arch. Muratoriano, 70.11, lettera a L.A. Muratori del 2 ag. 1698). Nel 1671 sposò Novaria Listi, tredicenne. Dal matrimonio nacquero Giulio (1672-1747) e Valeriano (1673-1744) nei primi due anni di matrimonio; Novaria morì il 7 dic. 1674, a soli 16 anni. Dei figli, Valeriano divenne sacerdote; di Giulio sappiamo solo che sposò una Eleonora Bonadies.
Il M. completò giovanissimo il ciclo degli studi giuridici, mentre avvertiva forte la vocazione per le lettere. Con il passare degli anni la passione per gli studi umanistici si accrebbe. Accanito lettore, annotava sistematicamente su schede quanto gli interessava, disponendolo in modo ordinato. Accumulò, così, nel corso degli anni un materiale notevole, di cui poi si sarebbe servito per le sue pubblicazioni.
Nel 1670 iniziò la sua attività di pubblicista con la Centuria di enimmi, Perugia 1670, dedicata a Grazia Franchi Bimarsi.
Una nota di Giovanni Cinelli Calvoli getta qualche luce sulle vicende dell'edizione: "Questi Enimmi sono stati rifatti, ed accresciuti dal Signor Cavaliere con notabile miglioramento, sendo che gli stampati furono dati fuori all'infretta per comandamento di quella Dama, che li fè comporre con sollecitudine; e li darà nuovamente alla stampa" (p. 99). L'opera, impostata in forma di conversazione notturna con la dedicataria, consta di ingegnosi indovinelli relativi a oggetti parlanti.
Per sei anni la sua musa tacque, a meno che non si voglia prendere in considerazione un'ode in memoria di Ferdinando II, granduca di Toscana, uscita a Roma nel 1670. Quindi nel 1675 dette alle stampe in Roma due composizioni teatrali: L'Adargonte, e L'Innocenza trionfante.
La prima è una tragedia in prosa con prologo per musica (Il sospetto), dedicata a Benedetto Pamphili, ventitreenne patrizio romano, poco più tardi creato cardinale da Innocenzo XI Odescalchi (settembre 1681). La dedica al Pamphili è del libraio Francesco Leoni, che aveva bottega a piazza Madama e vendeva soprattutto opere teatrali da lui stesso stampate. La seconda è una tragicommedia in prosa, dedicata a mons. Marcello Rondinini, uditore della Sacra Rota romana. Essendo anche la dedica di questa opera di Francesco Leoni, appare chiaro come quest'ultimo fosse in questo periodo lo stampatore favorito del M., anche se in una lettera al Muratori di molto tempo dopo, datata 1( febbr. 1698 (Modena, Biblioteca Estense e universitaria, Arch. Muratoriano, 70.11), egli si lamentava degli errori d'ortografia e di lingua presenti in alcune sue opere, la cui responsabilità attribuiva al Leoni, che le aveva affidate a un copista poco padrone del toscano.
Nel 1682 apparve a Roma il primo volume della sua opera maggiore, la Bibliotheca Romana, seu Romanorum scriptorum centuriae.
Trattasi di un lavoro previsto in tre volumi, di cui furono pubblicati solo i primi due, ognuno dei quali comprende cinque centurie. Abbiamo, quindi, le biografie di mille personaggi, mentre ogni centuria presenta un dedicatario diverso. I dieci dedicatari corrispondono, presumibilmente, ai più intimi amici del M., o ai suoi più frequenti corrispondenti, tra i quali Carlo Cartari, prefetto dell'Archivum Arcis, Giovanni Ciampini e Antonio Magliabechi. La presenza, nelle pagine riservate ai versi in lode dell'autore e dell'opera, di ben due religiosi delle Scuole pie, Carlo di S. Antonio da Padova e Antonio di S. Giovanni Battista da Roma, fa pensare a rapporti particolari con la Congregazione dei chierici regolari poveri della Madre di Dio. Gli scrittori romani considerati, sia antichi sia moderni, non sono biografati in alcun ordine apparente, né cronologico né alfabetico, quest'ultimo recuperato nei due indici, uno per nome e uno per cognome. Le notizie biografiche sono concise ed essenziali, mentre quelle bibliografiche sono copiose e accuratissime; notevole appare l'impegno di precisare dubbie attribuzioni di opere, anche se per lo più sono omessi i dati identificativi delle edizioni. Quasi sempre si offre un punto di riferimento cronologico, spesso la data di morte. Il criterio di inclusione è la effettiva romanità, ma il M. più che selezionare sembra affastellare materiale. L'opera alterna a notizie di scarso interesse altre particolari e inedite. Per mettersi al riparo dalla critica di aver raccolto scrittori poco importanti, il M. dichiara nella prefazione di non voler proporre una raccolta di vite, ma una "biblioteca". Crea, infatti, una sorta di Wunderkammer romana, un grande emporio culturale, dove s'incontrano pittori, architetti, cartografi, scultori, tipografi, bombardieri, veterinari, maestri di canto, nonché alcune figure femminili. I repertori e le fonti sono di ogni tipo e inseriti sempre in fine di voce; tra le fonti preferite ricordiamo la Drammaturgia (1666) di Leone Allacci e la Pinacotheca imaginum illustrium, doctrinae vel ingenii laude virorum( (1642) di Iano Nicio Eritreo, pseudonimo di Giovanni Vittorio Rossi.
Nell'opera il M. non manca di illustrare parecchi membri della sua famiglia: Nicolò, referendario delle due Segnature, privato dei beni e ucciso durante il sacco di Roma del 1527; Bernardino; Quintiliano (1513-93), figlio di Bernardino, giurista e letterato, uditore di Paolo IV; Fabrizio, figlio di Quintiliano, referendario delle due Segnature (morto nel 1597); Orazio, figlio di Quintiliano, filosofo e giureconsulto; Gregorio, figlio di Fabio, domenicano, professore di teologia alla Sapienza nel 1619-20; Marco Antonio, vescovo di Nicastro (morto nel 1638).
Nel 1696, a Roma apparve il Theatron in quo maximorum Christiani orbis pontificum archiatros Prosper Mandosius( spectandos exhibet, repertorio biografico degli archiatri pontifici da Niccolò I a Innocenzo XII, discontinuo fino a Giovanni XXII. Vi sono compresi 129 personaggi, elencati in ordine cronologico per pontificato, sebbene l'indice finale sia organizzato per cognomi. L'opera - lodata da Christoph Wilhelm Kestner (Bibliotheca medica, Jenae 1746) - si rivela la più matura del Mandosio. Gaetano Marini ne pubblicò i supplementi e le correzioni.
Del M. ricordiamo anche la pubblicazione del secondo volume, postumo, dei Discorsi sacri di Giuseppe Carpani (1613?-1668), professore di diritto civile alla Sapienza di Roma e fondatore dell'Accademia degli Intrecciati; l'edizione, datata 1694, di un manoscritto da lui ritrovato di Fioravante Martinelli (1599-1667) sulla storia di Carbognano (Carbognano illustrato). Compilò ancora un repertorio di anonimi, Personati depersonati scriptores, rimasto manoscritto.
Quest'opera trattava degli pseudonimi e dei casi di plagio letterario: "Libro da farmi più odiare che amare - scriveva al Muratori - scoprendo tanti plagiari. Io non solo ho veduto tutti quei che hanno scritto de' plagiari, ma da tante altre biblioteche che trattassero di scrittori, ho raccolto il possibile per la mia opera, onde penso che stampandosi riuscirà copiosissima e curiosa insieme. Si scopriranno molte ladronerie, ed anco si verrà in chiaro di scrittori che sotto finto nome hanno le loro opere pubblicate" (Modena, Bibl. Estense e universitaria, Arch. Muratoriano, 70.11, 24 ag. 1697).
Ai primi del XVIII secolo le notizie sul M. si fanno scarse. Egli stesso, il 6 marzo 1700, riferisce al Muratori della morte di sua madre e di una causa "in Rota", che dopo sette-otto anni di lite gli era costata molte centinaia di scudi, "con un mio indegno fratello" (ibid., 70.11).
Il M. fu membro di varie Accademie: degli Scomposti di Fano (1670), degli Infecondi di Prato (1676) e degli Umoristi di Roma (1676). Ma nella voce dedicata a se stesso nella Bibliotheca Romana, ne aggiunge molte altre, dicendosi membro delle Accademie degli Ansiosi di Gubbio, degli Apatisti di Firenze, degli Arcadi di Roma, dei Concordi di Rovigo, degli Incitati di Roma. In una lettera al Muratori del 30 nov. 1697 (ibid.), riferisce di aver fatto parte anche dell'Accademia degli Intrecciati di Roma di cui era stato principe. Il Renazzi conferma che frequentava le riunioni dell'Arcadia, alla quale risulta ascritto col nome di Plonico Alfeiano.
Alcune fonti e cataloghi riportano la morte del M. al 1709. L'epigrafe sepolcrale di S. Maria in Monticelli, apposta dai figli Giulio e Valeriano, data, invece, la sua morte al 18 sett. 1724, concordando con l'Archivio storico del Vicariato di Roma, tranne che per il giorno del decesso, spostato al 19 settembre.
Rimane misterioso il motivo per cui il M. non abbia pubblicato nulla negli ultimi 24 anni di vita (la sua ultima pubblicazione è del 1700).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Arch. dell'Ordine di S. Stefano, filza B, parte II, n. 29; Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Lorenzo in Damaso, 1 registro, Battesimi, 9, 1635-1646, c. 291v; Ibid., S. Maria in Monticelli, Registro de morti, 1721-1801, c. 19; Modena, Biblioteca Estense e universitaria, Arch. Muratoriano, 70.11, 67 (lettere autografe del M. al Muratori); Genova, Biblioteca universitaria, Mss., E.VI.5, 19 (lettere del M. ad Angelico Aprosio); G. Cinelli Calvoli, Della biblioteca volante, scanzia sesta, Roma 1689, pp. 3-8; F.M. Renazzi, Storia dell'Università degli studi di Roma, IV, Roma 1806, pp. 190-193; Biographie universelle ancienne et moderne, XXVI, Paris [s.d.], p. 326; G. Morelli, P. M., in Strenna dei romanisti, XL (1979), pp. 396-400; A. Serrai, Storia della bibliografia, III, Roma 1991, pp. 150, 152, 157-159, 193; IV, ibid. 1993, p. 693; V, ibid. 1993, p. 471; VI, ibid. 1995, pp. 210, 231, 471; VII, ibid. 1997, p. 258; IX, ibid. 1999, pp. 170, 609; X, 1, ibid. 1999, p. 275; A. Orlandi, Biografia e bibliografia nell'opera di P. M., in Esperienze letterarie, XIX (2004), 3, pp. 65-98.