PIATTI, Prospero
PIATTI, Prospero. – Nacque a Ferrara il 1° giugno 1840 dall’avvocato Giuseppe, giudice processante, e da Luigia Franceschini. Qualche anno dopo, nel 1847, la famiglia si trasferì a Roma.
Assecondando le inclinazioni artistiche del giovane Prospero, il padre lo raccomandò al pittore ferrarese Alessandro Mantovani, in quel momento occupato, con Nicola Consoni e Pietro Galli, a decorare il terzo braccio delle Logge Vaticane, note come Logge Pie. La formazione di Piatti si svolse tutta all’interno di quel cantiere imitando lo stile degli affreschi di Raffaello e di Giovanni da Udine che l’équipe aveva altresì restaurato. Per un breve periodo, inoltre, frequentò lo studio del pittore nazareno Johann Friedrich Overbeck. Poco dopo Galli lo presentò a Domenico Fontana, architetto dei Sacri Palazzi Apostolici, il quale nel 1865 lo propose ai monaci di S. Paolo fuori le mura per decorare la cappella del coro del monastero, dedicata a S. Gregorio VII. La sua prima opera ufficiale si inseriva nel grandioso cantiere della basilica ostiense, il più importante della Roma di Pio IX. Altri lavori eseguiti nell’ambito delle commissioni pontificie di quegli anni furono la decorazione della Cappella delle Reliquie nel palazzo di Sant’Apollinare (1868) e la volta della cappella del Sacro Cuore di S. Maria sopra Minerva.
Tra i principali pittori papali nella seconda metà degli anni Sessanta, partecipò da protagonista alla realizzazione degli apparati effimeri per alcune delle più importanti celebrazioni vaticane. In occasione della canonizzazione di venticinque beati – tra i quali i diciannove Martiri Gorcomiensi – il 29 giugno 1867, la Basilica Vaticana fu parata con stendardi appesi in vari punti strategici della chiesa, con storie delle gesta dei nuovi santi. A Piatti furono affidate due delle decorazioni principali, lo stendardo con il Tributo di ammirazione di tutti i popoli alla tomba del primo vicario di Cristo sopra la porta d’ingresso della basilica e la decorazione con la Trinità che sovrastava il trono papale sotto la Cattedra di San Pietro. Due anni dopo, per l’inaugurazione del Concilio Ecumenico Vaticano I, l’8 dicembre 1869, realizzò, nell’aula effimera costruita nel braccio destro della basilica, La Pentecoste dietro la cattedra del papa.
Tra i primi interventi realizzati in ambienti laici nei primi anni Settanta, emerge, a palazzo Gottifredi Grazioli in via del Plebiscito, la decorazione del soffitto della sala da ballo, costruita da Antonio Sarti durante i lavori di ampliamento, che celebra i fasti della famiglia Grazioli (1870). Contigua a queste decorazioni erano probabilmente quelle per l’ambasciata britannica di Roma (L’Illustrazione italiana, 1879, p. 278), al tempo villa Costaguti Bracciano a Porta Pia, precedentemente appartenuta ai Torlonia (distrutta il 31 ottobre 1946 da un attentato terroristico contro l’ambasciata).
Allo stesso giro di anni si datano due affreschi con storie dell’Esodo realizzati nel braccio destro del Quadriportico del Cimitero del Verano, Ringraziamento di Mosè dopo il passaggio del Mar Rosso e Mosè e l’erezione del serpente di bronzo.
Tra il 1873 e il 1877 Piatti fu chiamato a decorare, con altri, la cripta della basilica dei Santi Apostoli a Roma dell’architetto Luca Carimini.
I dipinti realizzati riproponevano iconografie tratte dalla pittura catacombale. L’intervento segnava l’importanza che il revival paleocristiano assumeva nella politica culturale di Pio IX e divulgava, allo stesso tempo, la contemporanea riscoperta delle catacombe da parte della neonata archeologia cristiana di Giovanni Battista De Rossi. La vedova del martire (già mercato antiquario), dipinto storico ambientato da Piatti in uno dei primi cimiteri cristiani, può verosimilmente essere riferito a questo momento della sua carriera.
Nel 1876 partecipò per la prima volta all’Esposizione degli amatori e cultori di belle arti di Roma con Sinite parvulos venire ad me (rip. in Parroni, 1932, p. 668), acquistato da un mecenate cileno.
Nel 1879 ricevette una delle più importanti commissioni della sua carriera, la tela con il Battesimo nel Giordano (due disegni sono riprodotti in L’Illustrazione italiana, 1879, pp. 280 s.) nella Cattedrale di Ferrara. Il dipinto, incorniciato da una struttura neogotica ideata da Luigi Crivellucci nel 1875, decora la cappella che ospita un fonte battesimale ottagono del XIII secolo. L’intervento di Piatti si situava all’interno di un programma di decorazione dell’intera Cattedrale che si sviluppò tra il 1880 e il 1890 per opera di Alessandro Mantovani e Virginio Monti.
Nel 1882 Piatti affiancò Annibale Brugnoli nella decorazione del villino Hüffer a via Nazionale realizzando un’Allegoria della fortuna per il soffitto della sala da biliardo.
Dal 1881 lavorò con Virginio Monti nel presbiterio del Santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano (Roma); tra il 1883 e il 1885 eseguì anche gli affreschi che narrano le vicende della venuta miracolosa dell’immagine della Madonna, per la cappella che la custodisce, considerata una delle sue opere maggiori.
Nel 1884 il Comune di Roma lo incaricò di realizzare un Ritratto di Umberto I (Galleria d’arte moderna di Roma capitale) per la Sala dei matrimoni del Campidoglio, terminato nel 1886; è probabile che questa commissione fosse legata al suo rapporto con Leopoldo Torlonia, assessore facente funzione di sindaco e poi sindaco di Roma tra il 1882 e il 1887, per il quale, sempre nel 1886, decorò la residenza in via Bocca di Leone (palazzo Núñez-Torlonia).
Nel 1889 dipinse un Amorino con colombe nella volta del gabinetto di toletta della duchessa Giustiniani Bandini a palazzo Caffarelli Vidoni, nell’ambito dei lavori di ampliamento di Francesco Settimj.
Nel 1894 gli furono commissionati alcuni dipinti murali per la Chiesa dell’Addolorata di Mosciano Sant’Angelo (Teramo): realizzò degli angeli adoranti la croce nella calotta absidale e, nei pennacchi della cupola, raffigurazioni di Sara, Rebecca, Ester e Debora. Contemporaneamente lavorò nella chiesa delle Grazie a Teramo al fianco di Cesare Mariani.
Nel 1892 presentò alla LXIII Esposizione degli amatori e cultori, il dipinto Il dì delle Ceneri. Nello stesso periodo aveva cominciato a dedicarsi a soggetti neopompeiani, caratterizzati da grande finezza di dettaglio e cura filologica nella ricostruzione delle scene. Alcuni sono di medio formato, dal contenuto feriale, più in linea con le declinazioni romane del genere – ad esempio di Roberto Bompiani o Cesare Mariani – come gli Interni pompeiani (1891, già Christie’s); altri sono di grandi dimensioni, concepiti come vere e proprie macchine teatrali, legati a importanti avvenimenti storici e in parte riecheggianti Alma-Tadema.
Nel 1899 partecipò con successo al Salon di Parigi con I funerali di Giulio Cesare (1898), considerato il suo capolavoro, mentre nel 1901, replicò la partecipazione all’esposizione parigina con Catone alla festa dei Floralia a Roma (1900). Entrambi i dipinti furono acquistati da un diplomatico cileno, Augusto Matte Pérez intorno al 1901 e dal 1936 sono parte della collezione del Museo nacional de belles artes di Santiago, in deposito alla Biblioteca nacional de Chile.
Nonostante l’importante vendita dei due pezzi, Piatti morì in povertà il 15 luglio 1902 nella soffitta di via Panico, a Roma, dove viveva in solitudine da qualche anno.
Fonti e Bibl.: Sulle rive del Giordano, in L’Illustrazione italiana, 1879, n. 44, p. 278, ill. alle pp. 280 s.; L. Minoccheri, Cenni storici sulla Lipsanoteca del Vicariato in Roma e sua annua esposizione delle sante reliquie, Roma 1894, pp. 8 s.; G. Aurini, Le pitture del cav. P. P. a Mosciano S. Angelo, in Corriere Abruzzese, 16 marzo 1895; L. Callari, Storia dell’arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 202; C. Canestrelli, Il pittor P. P., in Arte cristiana, IX (1921), pp. 193-197, ill. alle pp. 198-202; G. Parroni, P. P. pittore sacro, in Illustrazione vaticana, III (1932), 13, pp. 668-671; E. Alemà, La decorazione pittorica del piano nobile, in Villa Hüffer: una dimora romana dell’Ottocento, Cinisello Balsamo 1991, pp. 148-151, 157; Corpus delle feste a Roma, II, Il Settecento e l’Ottocento, a cura di M. Fagiolo, Roma 1997, pp. 396, 398, 405, 438; L. Bencini, Il ciclo di affreschi, in Percorsi della memoria: il Quadriportico del Verano, a cura di L. Cardilli - N. Cardano, Roma 1998, p. 48; F. Franco, in Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea, Roma. Catalogo generale delle collezioni, a cura di C. Virno, II, Roma 2004, pp. 420 s., nn. 826-827, 580; Dipinti italiani del Museo de Bellas Artes di Santiago del Cile, a cura di M.C. Bandera, Firenze 2007, pp. 66-67, n. 24, 68-69, n. 25; L. Francescangeli, Politiche culturali e conservazione del patrimonio storico-artistico a Roma dopo l’Unità: il Titolo XII Monumenti scavi antichità musei, 1871-1920, Roma 2014, p. 148.