PIRONDI, Prospero
PIRONDI, Prospero. – Nacque a Pieve Modolena (Reggio nell’Emilia) il 25 giugno 1787 da Luigi e da Elisabetta Paterlini, primogenito di quattro figli.
«Educato fin da teneri anni ai patrii sentimenti di libertà» (Reggio Emilia, Biblioteca comunale Antonio Panizzi, Misc. Regg., 71/13: Manifesto agli elettori di Montecchio, Castelnovo Sotto e San Polo, Reggio Emilia, 18 maggio 1867), dopo gli studi nel liceo cittadino frequentò la scuola medica e chirurgica presso la Ca’ Granda di Milano, per poi trasferirsi alla facoltà medica dell’Università di Pavia, dove si laureò a pieni voti nel giugno 1809. La frequentazione degli ambienti universitari lombardi – quando Pirondi entrò nella cerchia del medico e professore giacobino Giovanni Rasori – fu determinante non solo sul piano della sua formazione scientifica, ma anche per la sua maturazione politica in senso democratico.
Ritornato a Reggio Emilia, nel 1810 sposò Marianna Lamberti, con la quale ebbe sei figli. I legami con la famiglia Lamberti, in particolare con il fratello della sposa, Carl’Angelo, contribuirono a rafforzare i suoi convincimenti e i vincoli con gli ambienti liberali e cospirativi antiestensi. Nel frattempo cominciò a esercitare la professione di medico. A questo periodo risale uno scritto con cui Pirondi, per difendersi dall’accusa di aver procurato per errore la morte di una paziente, rivendicò la correttezza del proprio operato (Versi di un anonimo in morte della signora Luigia Pedrazzi di Reggio pubblicati da Prospero Pirondi, Reggio 1818). Negli stessi anni, durante l’epidemia tifoidea che colpì anche l’area reggiana, Pirondi iniziò a occuparsi di questioni epidemiologiche dando alle stampe uno studio sul tifo petacchiale (Cenni sull’indole contagiosa della febbre che ora infesta gli abitanti della Città e Provincia di Reggio e progetto di mezzi per estinguerla, Reggio 1817).
La frequentazione degli ambienti antiestensi lo indusse ad affiliarsi, nel 1820, alla società segreta dei Sublimi maestri perfetti nella quale rivestì la carica di ‘grand’astro’ e in seguito di ‘eletto’. Il successivo coinvolgimento nel fallito tentativo insurrezionale del 1821 costrinse Pirondi a fuggire dalla città natale per sottrarsi all’arresto della polizia ducale.
Riparato a Genova, si imbarcò per Marsiglia, dove fu raggiunto nel 1822 dalla condanna a morte in contumacia emanata dal tribunale di Rubiera, istituito dal duca Francesco IV. Lasciata la famiglia a Marsiglia, seguì in qualità di medico-chirurgo la legione italiana che combatteva in Spagna a fianco dei francesi agli ordini di Carlo Alberto, diventando chirurgo capo della divisione transalpina.
Conclusa l’esperienza spagnola e ottenuta, nel febbraio 1828, l’abilitazione all’esercizio della professione in Francia, nel giugno di quell’anno tornò a Marsiglia, dove si ricongiunse con la famiglia per iniziare una nuova vita politica e professionale. Lì Pirondi si legò all’ambiente degli esuli, facendo della sua abitazione un punto di ritrovo delle reti mazziniane in Francia ed entrando nel corso degli anni in corrispondenza con diversi patrioti (fra i quali Pietro Maroncelli e Daniele Manin). Allo scoppio dei moti insurrezionali del 1848 rientrò in Italia insieme ad altri esuli prendendo parte attiva agli avvenimenti rivoluzionari della città natale fino a entrare direttamente nel governo provvisorio nel giugno 1848.
Con il ripristino della dominazione austro-estense Pirondi tornò a Marsiglia dove, parallelamente alla militanza patriottica, proseguì l’attività professionale, pubblicando anche una serie di studi scientifici sugli aspetti clinici ed eziologici dell’epidemia colerica.
Nel 1832 aveva pubblicato in forma di lettere le Considérations sur le choléra-morbus à l’usage du peuple, tradotte in italiano e pubblicate a Reggio nel 1836, successivamente ristampate in francese a Marsiglia nel 1859. Risale a quegli anni anche la Memoria sul metodo curativo del colera-morbus asiatico osservato a Marsiglia, edita a Napoli e a Milano nel 1836 grazie all’interessamento di Rasori. Tuttavia, sul piano scientifico il contributo di maggior rilievo di Pirondi furono le sue Considerazioni sulla contagiosità del cholera-morbus asiatico precedute da una critica analisi delle due memorie del signor Bò, stampate a Marsiglia nel 1856 in cui, riassumendo la propria esperienza personale sul colera, confutava la dottrina ‘anticontagionista’ sulla non trasmissibilità del colera.
Con l’unificazione nazionale l’impegno politico di Pirondi, che nel frattempo si era avvicinato alle posizioni del liberalismo moderato, ebbe il suo sbocco istituzionale: in occasione delle prime elezioni per il Parlamento subalpino che si svolsero in Emilia nell’aprile 1860 dopo il plebiscito di unione del marzo precedente, risultò eletto nei collegi di Reggio e Rubiera. Tornato così in Italia dopo il lungo esilio, si stabilì a Torino per partecipare ai lavori parlamentari. In un’interpellanza del 19 giugno 1860, perorò alla Camera la causa di ottanta condannati politici carraresi del deposto governo estense che erano ancora detenuti nelle carceri austriache di Mantova. La vita parlamentare dell’ultrasettuagenario Pirondi non fu comunque molto lunga in quanto le forti diffidenze della ‘consorteria’ moderata reggiana gli preclusero la conferma della candidatura nel gennaio 1861 in occasione delle elezioni per il primo Parlamento del Regno d’Italia.
Tornato temporaneamente a Marsiglia, nel giugno 1865 fu di nuovo a Reggio, dove, oltre a esercitare la professione gratuitamente a favore dei poveri e donare all’ospedale cittadino la sua ricca biblioteca privata, partecipò attivamente alla vita politica locale, figurando, nel maggio 1867, come presiedente del comitato elettorale liberale nonché come consigliere provinciale (dal 1865) e comunale (dal 1868). Morì a Reggio Emilia il 13 maggio 1869.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Reggio Emilia, Archivio del Comune, Anagrafe, Ruolo generale della popolazione, Rubrica alfabetica (1812-1814), c. 145; Atti e registri del liceo Spallanzani, II, 22, b. 60; Carte private diverse, bb. 27, 28, 60; Reggio Emilia, Biblioteca comunale A. Panizzi, Mss. regg., C 413/32, D 53/1, D 53/11, E 156/2; Archivio di Stato di Pavia, Facoltà di Medicina, cart. 48, 201; reg. 611. Inoltre: necrologio in L’Italia Centrale, 15 maggio 1869; Conferendosi con somma lode la laurea in medicina nella R. Università di Pavia al signor P. P. di Reggio, Pavia 1809; Atti del Consiglio provinciale di Reggio nell’Emilia 1865-1866, Reggio Emilia 1866, ad ind.; Atti del Consiglio comunale di Reggio nell’Emilia 1868-69, Reggio Emilia 1872, ad ind.; E. Manzini, Memoria intorno alla vita ed alle opere del dott. P. P., Reggio Emilia 1877; Id., Memorie storiche dei reggiani più illustri, Reggio Emilia 1878, pp. 505-517; R. Barbiera, Passioni del Risorgimento, Milano 1903, pp. 91-104; C. Fano, Francesco IV. Documenti e aspetti di vita reggiana, Reggio Emilia 1932, pp. 143 s., 335; G. Grasselli, Altri onorandi reggiani, Reggio Emilia 1935, pp. 26-30; C. Fano, Francesco V. Il Risorgimento nel ducato di Modena e Reggio dal 1846 al 1849, Reggio Emilia 1941, pp. 119, 177, 180, 183; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, III, Roma 1941, p. 11; Il milleottocentoquarantotto a Reggio Emilia, Reggio Emilia 1948, pp. 30, 81, 89; R. Marmiroli, Un mazzetto d’autografi, in Gazzetta di Reggio, 3 giugno 1951; Id., Come il conte Giovanni Grilenzoni e P. P. sfuggirono alla mannaia di Francesco IV?, in Il Pescatore Reggiano, CVII (1953), pp. 1-10; W. Montorsi, Il popolo che divenne nazione. Carte reggiane del Risorgimento, Reggio Emilia 1961, pp. 33-38, 193-205; R. Marmiroli, P. P. ed alcune sue lettere inedite, in Il Pescatore Reggiano, CXVII (1963), pp. 3-22; Reggio Emilia. Vicende e protagonisti, a cura di U. Bellocchi, II, Bologna 1970, p. 451; A. Saitta, Filippo Buonarroti. Contributo alla storia della sua vita e del suo pensiero, Roma 1972, I, pp. 178 s., 181, 183; II, p. 222; D. Pampari, La sentenza del Tribunale statario straordinario di Rubiera e la relazione di Antonio Panizzi, Bagnolo in Piano 1974, pp. 17, 23, 60, 146 s., 176; G. Manzotti, Storia delle cospirazioni settarie dall’anno 1816 al 1822. Modena 1831, Reggio Emilia 1976, ad ind.; S. Spreafico, La chiesa di Reggio Emilia tra antichi e nuovi regimi, Bologna 1979, ad ind.; A. Fresta, La massoneria a Reggio nei secoli XVIII-XIX, in Reggio Storia, 1981, n. 14, p. 32; C. Barigazzi, Bolognini e P., in Reggio Storia, 1993, n. 61, pp. 16-23; F. Iotti, Il colera a Reggio Emilia nel 1855, Reggio Emilia 1994, pp. 5 s., 60-75; A. Mosti, P. P. valente medico e valoroso patriota, in Strenna Pio Istituto Artigianelli, III (1994), 2, pp. 70-77; G. Cosmacini, Il medico giacobino. La vita e i tempi di Giovanni Rasori, Roma-Bari 2002, p. 217; A. Ferraboschi, Borghesia e potere civico a Reggio Emilia nella seconda metà dell’Ottocento, Soveria Mannelli 2003, pp. 54 s., 152, 178; Camera dei Deputati, Portale storico, http://storia.camera.it/ deputato/prospero-pirondi-1789#nav (18 giugno 2015).