prossimo
Parecchie occorrenze dell'aggettivo, nel senso di " vicino " spiritualmente, " affine ", e quindi " intimamente legato ", si susseguono in un capitolo del Convivio in cui D. vuol illustrare la genesi dell'amore ch'io porto al mio volgare (I XII 3). Egli parte da un'affermazione di carattere generale - Tanto è la cosa più prossima quanto, di tutte le cose del suo genere, altrui è più unita, § 4 -, a riprova della quale adduce diversi esempi (di tutti li uomini lo figlio è più prossimo al padre; di tutte l'arti la medicina è la più prossima al medico... di tutta la terra è più prossima quella dove l'uomo tiene se medesimo, § 4), per concludere che così lo volgare è più prossimo quanto è più unito... e... non solamente per sé è unito, ma per accidente, in quanto è congiunto con le più prossime persone (§ 5); E questo è lo volgare proprio; lo quale è non prossimo, ma massimamente prossimo a ciascuno (§ 6, dove il termine ricorre ancora un'altra volta: l'uso del comparativo e del rafforzativo massimamente dimostra che p. non è più sentito come superlativo). V. anche PROSSIMITADE.
A un legame meno stretto (nell'ambito di una ‛ vicinanza ' di sangue o di parentela acquisita) allude l'occorrenza di Cv I IV 10, dove p. è sostantivato: talvolta l'uomo è maculato d'infamia di parenti o d'alcuno suo prossimo: " Parenti è nel senso latino di ‛ genitori ', e prossimo qui vale ‛ congiunti ' in generale " (Busnelli-Vandelli).
Ancora sostantivato, con quell'amplissima estensione (" tutti gli altri uomini ") che a D. veniva dalle evidenti reminiscenze novotestamentarie: A Dio, a sé, al prossimo si pòne / far forza... / Morte... e ferute... / nel prossimo si danno, If XI 31 e 35; e così Pg XVII 113.
L'aggettivo può indicare anche una vicinanza nello spazio o nel tempo: cfr. Cv III III 13 chi guarda col viso con[tra] una retta linea... vede le cose prossime chiaramente; Rime LXIX 2 questo Ognissanti prossimo passato, passata " da poco ".