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Prostituzione

di Adolfo Petiziol - Universo del Corpo (2000)
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Prostituzione

Adolfo Petiziol

Con il termine prostituzione si definisce l'attività abituale e professionale di chi offre prestazioni sessuali a scopo di lucro. Si tratta di un fenomeno antico, ma che ha avuto cambiamenti interessanti dal punto di vista sociologico, semiologico, psicodinamico, fenomenologico e della psicologia sociale, giungendo a interessare l'ambito stesso della psicopatologia.

La prostituzione femminile

Il Digesto Romano ricorda alcune caratteristiche attribuite alla prostituta: il fine di lucro (poecunia accepta), vale a dire che il rapporto sessuale è soggetto a retribuzione; la pluralità (multorum libidini patet), vale a dire che la prostituta deve sottoporsi a rapporti con diversi individui, senza scelta, sine dilectu, cioè generalmente senza partecipazione al piacere. È certo che alcune cause possono essere responsabili di una prostituzione occasionale, o possono favorirla, come l'ambiente, la famiglia, la miseria, ostacoli di varia natura, oppure caratteristiche di personalità (credulità, suggestionabilità, distorta proiezione per il futuro). Nelle professioniste, tuttavia, sono reperibili motivazioni più complesse e profonde, come sentimenti di colpa e un desiderio di ottenere passivamente l'affetto e il sostegno degli altri, e reazioni aggressive, rivolte (sotto forma di disprezzo) verso sé stesse attraverso reazioni autopunitive.

Queste caratteristiche sono simili a quelle che si riscontrano in soggetti affetti da nevrosi d'angoscia e da depressione. E, in effetti, l'accostamento al fenomeno della prostituzione giustifica e suppone che nelle motivazioni della scelta (e del mantenimento) giochino, con portata quantitativamente diversa, meccanismi ed elementi simili a quelli che spiegano la depressione: perdita dell'autostima o anche di quegli appoggi che servono a mantenerla e ad accrescerla. Perciò la prostituzione stessa non sarebbe altro che l'espressione, sensibilizzata da cause sociali e ambientali, di una sindrome di precoce carenza affettiva che impedisce alla persona di progredire a stadi di differenziazione e a ulteriori fasi di sviluppo emotivo.

Altro responsabile della continuità del fenomeno della prostituzione è il lenone o magnaccia, protettore o souteneur. Un tempo era considerato quasi una figura romantica in quanto, oltre allo sfruttamento, manifestava una certa affettuosità (seppur distorta) per la 'sua' donna, con un istinto di proprietà e di possesso. Di conseguenza, la protezione offerta dal 'suo' uomo compensava la prostituta dall'isolamento e dalla solitudine, facendola sentire amata e sviluppando in lei un'affezione tutta particolare. Oggi il lenone organizza il reclutamento di più donne e si incarica di trovare le ragazze per costringerle - con false promesse, coercizioni, brutalità diverse - a entrare nel mondo della prostituzione e, senza concedere loro protezione o un qualsiasi legame affettivo, sfrutta i guadagni del loro mestiere. Questo succede in particolare nel mondo della prostituzione straniera da immigrazione, dove la figura del lenone ricompare prepotente nelle forme più crudeli e dispotiche. Di contro, il rapporto triangolare della prostituzione (prostituta, cliente, lenone), nell'esercizio del mercimonio nostrano, è cambiato negli ultimi anni del 20° secolo in seguito all'emancipazione femminile.

Se un tempo l'aggressività sadica del souteneur trovava un terreno favorevole nella tendenza masochistica della prostituta (che a sua volta si comportava sadicamente nei confronti del cliente), in seguito si è andato affermando un ruolo femminile più attivo, poiché è la prostituta ora a scegliere tempi, luoghi e remunerazione, a gestire in maniera diretta e personale la sua attività, mettendo così in crisi l'antica equazione: virilità-attività/femminilità-passività. L'attività del lenone verrebbe dettata da condizioni prevalentemente istintuali, in cui la finalità sarebbe un vantaggio facile e una condizione parassitaria. Nell'anamnesi di tali soggetti si ritrova un'adolescenza compromessa da eventi esteriori negativi (carenza affettiva, un rapporto parentale negativo, insicurezza), che facilitano ogni sorta di disordine della condotta, l'intolleranza al lavoro e una situazione di regressione rispetto a un livello normale di vita. Se le condizioni di vita del lenone e della prostituta influenzano e strutturano quel determinato comportamento, il cliente non investe una specifica attitudine e non rientra in nessuna professionalità.

Comunemente si dice che gli uomini frequentino le prostitute o per curiosità o per mettere alla prova le loro capacità sessuali, per ottenere un successo laddove una carica ansiosa ne limita l'esplicazione, o per variare l'oggetto del piacere. Nel rapporto mercenario si trovano individui che temono il confronto con la donna normale, o anche soggetti che hanno avuto degli insuccessi e che non vogliono ritentare un altro incontro prima di superare la loro difficoltà. Esistono situazioni conflittuali (il giovane alla sua prima esperienza sessuale), dati caratterologici (un sentimento di inferiorità) e particolari stati di menomazione fisica nei quali la presenza della prostituta viene avvertita come un aiuto per un proprio disagio; come è ovvio, senza risolvere gli elementi nevrotici presenti nell'individuo. Secondo il rapporto Kinsey (1948), il 69% degli uomini frequenta le prostitute: alcuni soltanto una volta o due nella loro vita, il 15-20% solo pochissime volte l'anno. Nel processo di maturazione umana riveste grande importanza lo sviluppo della libido (v.).

I primordiali impulsi psichici e fisici sono diretti verso la madre, ma sono ostacolati dagli scogli del conflitto edipico e dal tabu dell'incesto. La mancata risoluzione dello stato conflittuale può portare a una dissociazione libidica: da un lato, una tensione affettiva e, dall'altro, una tensione sessuale le quali sarebbero destinate a non incontrarsi mai. Individui con questi problemi indirizzeranno l'attenzione sessuale verso donne considerate di ceto inferiore (per es. le prostitute), mentre l'affetto e la stima saranno spostati verso altre che poco li stimolano sessualmente. Ecco perché l'uomo ha un atteggiamento di così profonda ambivalenza verso la prostituta: attrazione, repulsione, desiderio, timore, comprensione, biasimo. Questo rapporto estemporaneo, dettato solo da impellenti necessità istintuali, risulterebbe così la continuazione dell'atto masturbatorio, un atto solipsistico che non supera mai il piano dell'atteggiamento autoerotico. Il compenso stesso interviene come mezzo per escludere ogni responsabilità, per scaricare un eventuale senso di colpa, per interrompere immediatamente - senza conseguenze - quel rapporto. Non esiste partecipazione emotiva, né sforzo personale di conquista. L'anonimato non lascia tracce dell'incontro in nessuno dei protagonisti e l'incontro non è soddisfacente neanche per una delle parti: deludente per il 36%, neutro per il 33%.

Nel rapporto sessuale normale esiste una pienezza dialogica in cui il dare è contemporaneamente ricevere, e il ricevere è un dare. Nel rapporto prostitutivo, invece, viene attualizzata una disgiunzione dell'Erlebnis corporeo, della situazione duale a cui esso dovrebbe puntualmente riferirsi. Il fine ultimo dell'incontro diviene l'esclusivo possedere quel particolare oggetto che è un qualsivoglia corpo altrui sul quale esercitare mere manipolazioni estranianti, tanto da ridurlo a oggetto tra gli altri oggetti, in un livellamento reificante come in qualsiasi altro rimando mondano. La presenza dell'altro procura una percezione che può non essere seguita da interesse e curiosità. Questo carattere parziale del rapporto rivela, sul versante comportamentale, la difficoltà di adire a quel consenso paritetico che concorre alla realizzazione dell'incontro simmetrico in cui, estinguendo il bisogno, si completa la parzialità dell'altro.

La prostituzione maschile

Negli ultimi decenni del 20° secolo è uscita allo scoperto la prostituzione maschile, perlopiù di tipo omosessuale, a volte nella forma del travestitismo, oppure con clientela femminile. Quest'ultima forma mette in luce una modificazione del costume avvenuta in entrambi i sessi: donne e uomini egualmente possono comprare e vendere il corpo. Il comportamento femminile di scegliersi un partner attraverso la monetizzazione del rapporto può essere interpretato in diversi modi, complementari fra loro, ma privi di una correlazione di significatività univoca: si potrebbe parlare di mutamento antropologico, di emancipazione, della ratificazione, con gesti estremi, della parità universale dell'uomo e della donna anche in ambito sessuale ecc. Il rituale, al quale queste donne devono ricorrere nella ricerca di un prostituto, fa supporre una determinata disposizione, una preparazione consapevole, un atteggiamento preterintenzionale (da quanto se ne può appurare, le richieste vengono da donne di media età, interessanti, con personalità piuttosto contorte). Tutto ciò, sconvolgendo antichi canoni, potrebbe far intravedere una ribellione, un meccanismo legato al potere (io posso comprarmi anche il sesso), ma evidenzia una serie di problemi connessi alla passività femminile di cui è stata fatta simbolo tradizionalmente la donna. Scegliere piuttosto che essere scelte può attualizzare un desiderio nascosto (che appare nei sogni di molte donne), vissuto come riprovevole, di interpretare il ruolo della prostituta.

D'altra parte, per quanto riguarda il partner, quale potrebbe essere la sua motivazione? Non solamente la necessità o l'avidità di denaro, come del resto non lo è neppure per la prostituzione femminile. Nella vita quotidiana il prostituto può svolgere un mestiere, un'attività qualsiasi. Si potrebbe pensare, allora, a un bisogno di continua verifica della propria sessualità, alla distruzione di regole, alla realizzazione di rappresentazioni mentali reiterate nell'immaginazione del soggetto. Ma una risposta coesiva sulla prostituzione maschile non può essere esauriente, perché necessita ancora di approfondimenti scientifici: non si può tracciare, oggi, il profilo di personalità dell'uomo-prostituto e, di conseguenza, della donna-cliente, in quanto non esistono dati sufficienti da cui estrarre cognizioni e sistematizzazioni attendibili. Qualsiasi chiarimento su questi comportamenti deve utilizzare gli aspetti dinamici suffragati dall'analisi delle persone e dallo studio individuale, alla ricerca delle motivazioni profonde che sono alla base di questo fenomeno.

Bibliografia

G. Caletti, Rapporto: prostituzione oggi, Bologna, Calderini, 1987.

E. Havelock, The psychology of sex, New York, Harcourt Brace, 1978.

H.M. Hollender, Prostitution. The body and human relatedness, "International Journal of Psychoanalysis", 1971, 42.

A. Kinsey, Sexual behavior in the human male, Philadelphia, Saunders, 1948.

A. Petiziol, La prostituta. Profilo psicologico, storico, sociale, Roma, Edizioni Nazionali, 1961.

R. Sapio, Prostituzione. Dal diritto ai diritti, Milano, Leoncavallo, 1999.

R. Tatafiore, Uomini di piacere, Milano, Frontiere, 1998.

A. Veneziani, R. Riccardo, I mignotti, Roma, Castelvecchi, 1997.

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Vocabolario
prostituzióne
prostituzione prostituzióne s. f. [dal lat. tardo prostitutio -onis, der. di prostituĕre «prostituire»]. – 1. Il fatto di prostituire, di prostituirsi, spec. come attività abituale e professionale di chi offre prestazioni sessuali a scopo...
prostitüire
prostituire prostitüire v. tr. [dal lat. prostituĕre «mettere in vendita», comp. di pro-1 e statuĕre «collocare»] (io prostitüisco, tu prostitüisci, ecc.). – Vendere, offrire, cedere in cambio di denaro o di altri favori ciò che comunemente...
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