prosumer
<prësi̯ùumë> s. ingl., usato in it. al masch. – Consumatore che è a sua volta produttore o che contribuisce alla produzione. Il termine è stato coniato da Alvin Toffler in The third wave (1980), è nato per descrivere il protagonismo dei consumatori in un’epoca che usciva dalla produzione seriale di massa, per aderire alla molteplicità dei gusti e delle tendenze dei cittadini delle società ricche del mondo occidentale; un’epoca ancora totalmente analogica e nella quale la globalizzazione appariva soprattutto come un’opportunità di delocalizzare produzioni di beni in paesi del terzo mondo a basso costo del lavoro. Divenuto quasi desueto, il p. è tornato di attualità nell’era digitale, in particolare nei primi anni del 21° secolo quando Internet ha insistentemente cercato la collaborazione del cliente-consumatore. Mentre tra il 1995 e il 2000 i protagonisti di Internet sono stati i portali, attraverso i quali il navigatore è indirizzato a siti specializzati (e largamente sponsorizzati) per ogni esigenza, nella fase successiva hanno avuto vita prospera i siti che incorporano le reazioni del cliente: i motori di ricerca, in cui l’attività del visitatore è determinante per fissare il prezzo delle inserzioni pubblicitarie; il commercio elettronico, in cui la reputazione del venditore, o dell’articolo posto in vendita, è costruita sui giudizi dei precedenti utilizzatori; i blog; i siti pervasi da uno spirito wiki, ossia di collaborazione attiva delle comunità dei loro frequentatori. Gran parte di questa trasformazione è avvenuta in rete, attraverso i social network, in cui ciascun utente è invitato a creare la propria pagina e a offrire al giudizio degli altri i propri prodotti multimediali. Si determina così la nascita di un vero e proprio genere mediale, i contenuti generati dall’utente (v. UGC).